Dopo 30 anni di esercizio della professione infermieristica gli stipendi medi per un infermiere italiano non supera i 1900 euro e questo per coloro che lavorano in aree critiche e reparti di media e alta intensità di cura. La remunerazione risulta ancora più bassa se l’infermiere è impiegato in servizi ambulatoriali senza considerare l’anzianità, l’esperienza e le competenze maturate negli anni.
Gli stipendi degli infermieri tra i più bassi d’Europa
Gli infermieri sono professionisti indispensabili per far reggere il Sistema sanitario. Ciò nonostante gli stipendi italiani sono tra i più bassi in Europa. Attualmente gli infermieri sono il più numeroso gruppo di professionisti sanitari dell’Italia (oltre 350.000) e del mondo (oltre 23 milioni).
Il grande neo dell’Italia: stipendi più bassi del 20% rispetto all’Europa
Gli stipendi degli infermieri italiani sono più bassi del 20% rispetto alla media europea. Questo dato è confermato dall’ultimo rapporto Ocse, l’Health at a Glance Europe 2024. Secondo i dati più recenti gli infermieri italiani guadagnano tra 1500 e 2000 euro al mese, questo parametro è nettamente più basso se paragonato a paesi come Svizzera e Germania dove gli infermieri guadagnano più di 3500 euro con punte anche più alte in base al reparto di destinazione e alle competenze maturate. A questo si aggiungono benefit, appartamenti ad uso gratuito, corsi di lingue gratuito, viaggi aerei.
Formazione non fa rima con retribuzione
Questa disparità salariale è particolarmente evidente quando si considera che il lavoro infermieristico richiede formazione accademica, aggiornamenti continui e obbligatori, grande responsabilità nel garantire cure sicure al paziente.
Perché esiste questa disparità salariale?
Le cause di questa bassa retribuzione sono molteplici:
- In primo luogo c’è una continua e storica sottovalutazione della professione infermieristica.
- Poi c’è il gravoso problema delle risorse sanitarie e del risparmio sul personale.
- Un altro fattore che contribuisce negativamente a questa situazione è la mancanza di contratti nazionali adeguati.
- Così come la frammentazione del sistema pubblico privato.
Contratti pubblici e privati troppe differenze negli stipendi
In essere esistono ad oggi infermieri sotto il cappello dei contratti di sanità pubblica e quelli sotto il capello della sanità privata. Con trattamenti, rinnovi e politiche diverse. E’ accettabile ancora oggi che un infermiere dica che non arriva a fine mese? Non può permettersi una vacanza piuttosto che l’acquisto di una casa magari dopo anni di lavoro? E’ possibile che la paga oraria media sia di circa 17 euro (in base a vari parametri), quando un meccanico specializzato ne prende 85?
Cosa dice la legge Gelli
La Legge Gelli n. 24/2017 che si occupa di sicurezza delle cure e responsabilità in ambito sanitario stabilisce che gli infermieri siano responsabili per i danni causati durante l’esercizio professionale, in caso di colpa grave o negligenza. Inoltre prevede che gli infermieri abbiamo adeguate competenze professionali e fornisce un sistema di tracciabilità e certificazione delle competenze in modo tale che gli operatori siano preparati e aggiornati su pratiche sicure. Quindi la responsabilità dell’infermiere è commisurata al suo stipendio?
Quali correttivi?
La situazione deve necessariamente essere affrontata con urgenza dai vari organi istituzionali e rappresentativi della professione, questione trattata come una priorità e questo per salvaguardare il futuro del Sistema Sanitario Italiano.
- Una possibile soluzione è l’adozione di politiche salariali che rispecchino il valore del professionista infermiere.
- La creazione di un contratto unico che stabilisca pari condizioni per tutti senza alcuna differenza tra pubblico e privato, riducendo così anche la migrazione da un settore all’altro.
La professione è riconosciuta tale e valorizzata, anche in base a quanto viene remunerato un professionista? In altri Paesi sì, in Italia la risposta è tristemente scontata.