domenica, Febbraio 9, 2025
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Stipendi infermieri non competitivi con l’Europa, come mai?

Gli stipendi degli infermieri italiani sono compresi tra 1500 euro a 2000 euro mensili. In Svizzera superano i 3500 euro. Per correggere il divario occorre riconoscere il valore professionale della figura dell'infermiere e creare un contratto unico per pubblico e privato

Dopo 30 anni di esercizio della professione infermieristica gli stipendi medi per un infermiere italiano non supera i 1900 euro e questo per coloro che lavorano in aree critiche e reparti di media e alta intensità di cura. La remunerazione risulta ancora più bassa se l’infermiere è impiegato in servizi ambulatoriali senza considerare l’anzianità, l’esperienza e le competenze maturate negli anni.

Gli stipendi degli infermieri tra i più bassi d’Europa

Gli infermieri sono professionisti indispensabili per far reggere il Sistema sanitario. Ciò nonostante gli stipendi italiani sono tra i più bassi in Europa. Attualmente gli infermieri sono il più numeroso gruppo di professionisti sanitari dell’Italia (oltre 350.000) e del mondo (oltre 23 milioni).

Il grande neo dell’Italia: stipendi più bassi del 20% rispetto all’Europa

Gli stipendi degli infermieri italiani sono più bassi del 20% rispetto alla media europea. Questo dato è confermato dall’ultimo rapporto Ocse, l’Health at a Glance Europe 2024. Secondo i dati più recenti gli infermieri italiani guadagnano tra 1500 e 2000 euro al mese, questo parametro è nettamente più basso se paragonato a paesi come Svizzera e Germania dove gli infermieri guadagnano più di 3500 euro con punte anche più alte in base al reparto di destinazione e alle competenze maturate. A questo si aggiungono benefit, appartamenti ad uso gratuito, corsi di lingue gratuito, viaggi aerei.

Formazione non fa rima con retribuzione

Questa disparità salariale è particolarmente evidente quando si considera che il lavoro infermieristico richiede formazione accademica, aggiornamenti continui e obbligatori, grande responsabilità nel garantire cure sicure al paziente.

Perché esiste questa disparità salariale?

Le cause di questa bassa retribuzione sono molteplici:

  • In primo luogo c’è una continua e storica sottovalutazione della professione infermieristica.
  • Poi c’è il gravoso problema delle risorse sanitarie e del risparmio sul personale.
  • Un altro fattore che contribuisce negativamente a questa situazione è la mancanza di contratti nazionali adeguati.
  • Così come la frammentazione del sistema pubblico privato.

Contratti pubblici e privati troppe differenze negli stipendi

In essere esistono ad oggi infermieri sotto il cappello dei contratti di sanità pubblica e quelli sotto il capello della sanità privata. Con trattamenti, rinnovi e politiche diverse.    E’ accettabile ancora oggi che un infermiere dica che non arriva a fine mese? Non può permettersi una vacanza piuttosto che l’acquisto di una casa magari dopo anni di lavoro?  E’ possibile che la paga oraria media sia di circa 17 euro (in base a vari parametri), quando un meccanico specializzato ne prende 85?

Cosa dice la legge Gelli

La Legge Gelli n. 24/2017 che si occupa di sicurezza delle cure e responsabilità in ambito sanitario stabilisce che gli infermieri siano responsabili per i danni causati durante l’esercizio professionale, in caso di colpa grave o negligenza. Inoltre prevede che gli infermieri abbiamo adeguate competenze professionali e fornisce un sistema di tracciabilità e certificazione delle competenze in modo tale che gli operatori siano preparati e aggiornati su pratiche sicure. Quindi la responsabilità dell’infermiere è commisurata al suo stipendio?

Quali correttivi?

La situazione deve necessariamente essere affrontata con urgenza dai vari organi istituzionali e rappresentativi della professione, questione trattata come una priorità e questo per salvaguardare il futuro del Sistema Sanitario Italiano.

  • Una possibile soluzione è l’adozione di politiche salariali che rispecchino il valore del professionista infermiere.
  • La creazione di un contratto unico che stabilisca pari condizioni per tutti senza alcuna differenza tra pubblico e privato, riducendo così anche la migrazione da un settore all’altro.

La professione è riconosciuta tale e valorizzata, anche in base a quanto viene remunerato un professionista? In altri Paesi sì, in Italia la risposta è tristemente scontata.

 

 

Gabriella Scrimieri
Gabriella Scrimieri
Direttore Editoriale del Giornale Online Quotidiano della Salute.Una passione nata per caso, affrontando, vivendo e osservando realtà che valeva la pena raccontare. Attraversando corridoi di ospedali da nord a sud del paese, case popolari, quartieri di lusso, interfacciandomi con diverse etnie e con le loro storie di vita, nasce l’ispirazione e il confronto. La sanità italiana e il grande cambiamento in atto. Il sociale che incontra i bisogni di salute dei cittadini, il disagio socio-economico, le cure mancate. Le patologie rare che vogliono farsi conoscere. I familiari o caregiver di persone spesso lasciate sole con la propria malattia. Le istituzioni con le novità legislative, le associazioni leva portante e aiuto costante dei cittadini. A tal proposito ho scritto un libro autobiografico “Sono solo Un’infermiera”, in cui attraverso la mia esperienza di vita e professionale racconto il valore della professione infermieristica e le fatiche a emergere come “professionisti dell’assistenza in Italia”.Editrice, Scrittrice, Infermiera e Manager Sanitaria.Amante della storia e della politica italiana e internazionale. Da più di 23 anni mi occupo di Management sanitario a diversi livelli. Ho conseguito la Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche. Successivamente un Master universitario di II livello in “Health Service Management” presso l’Università degli studi di Siena. Oggi studio Scienze Politiche, con l’obiettivo di approfondire tematiche di mio interesse personale, ma anche “per puro amore della cultura”.Il mio motto: “Non lasciare il mondo come lo hai trovato!”
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