venerdì, Aprile 18, 2025
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Violenza su sanitari: le linee guida di Regione Lombardia per la prevenzione

Oltre 3000 i casi di violenza su sanitari in Regione Lombardia. Definito un documento per la prevenzione e la formazione degli operatori. Federica Bosco intervista Patrizia Baffi presidente della III commissione Sanità di Regione Lombardia «Tre ambiti di intervento: prevenzione, formazione e tecnologie in grado di arginare il fenomeno».

Sono circa 3000 i casi all’anno di aggressione che coinvolgono Sanitari, Forze dell’Ordine e Vigili del Fuoco in Regione Lombardia. Un fenomeno di violenza crescente e preoccupante che ha spinto Regione ad adottare un documento di indirizzo volto a contrastare il fenomeno. L’obiettivo è garantire un ambiente di lavoro sicuro, attraverso un approccio sistematico, che coniughi misure di prevenzione, gestione degli episodi critici e supporto agli operatori coinvolti. Ne parliamo con Patrizia Baffi, Presidente della III Commissione Sanità di Regione Lombardia.

Patrizia Baffi
Patrizia Baffi, Presidente III Commissione Sanità Regione Lombardia

Quali sono le misure da adottare per prevenire e contrastare gli episodi di violenza su sanitari?

«Il documento riporta dettagli sulla definizione e classificazione della violenza, il monitoraggio degli eventi violenti, la metodologia di valutazione e gestione del rischio e le azioni preventive e di gestione dei comportamenti aggressivi. Sono previste misure strutturali, tecnologiche e organizzative, nonché programmi di formazione per il personale sanitario».

Come verrà attuata la prevenzione?

«La prevenzione primaria prevede l’educazione e la sensibilizzazione dei cittadini, promuovendo il rispetto per i professionisti sanitari e adottando politiche di tolleranza zero. Verrà implementato il numero di operatori sanitari per ridurre i tempi di attesa al minimo, garantendo che il personale sia commisurato ai momenti di maggiore attività. Non solo, si cercherà di evitare per gli operatori turni prolungati e il sovraccarico lavorativo; previsto anche un sistema per stimare il tempo di attesa e mantenere informati gli accompagnatori sull’avanzamento del processo di diagnosi e cura del paziente.  La prevenzione  secondaria riguarda chi è a rischio, individuando precocemente i segni di violenza e offrendo formazione. La prevenzione terziaria fornisce supporto, anche legale, a chi ha già subito violenza».

Quali sono le misure strutturali previste?

«Per prevenire e affrontare la violenza negli ospedali abbiamo previsto misure di sicurezza da adottare in luoghi ad alto rischio. Come installare impianti di allarme e videosorveglianza, creare aree di parcheggio vicino al luogo di lavoro, istituire un servizio di vigilanza, installare barriere fisiche e garantire vie di fuga. Inoltre, si raccomanda di evitare arredi che possano diventare pericolosi, creare un ambiente confortevole per pazienti e personale, e mantenere una buona illuminazione e accessibilità ai servizi»

Definite le linee guida, quale sarà il prossimo passo per contrastare la violenza su sanitari?

«Verrà stabilito un accordo con le Forze di Polizia per facilitare le indagini. Il personale verrà sensibilizzato affinché siano segnalate aggressioni o minacce (ad esempio, attraverso interviste confidenziali). Inoltre verrà fornito al personale coinvolto le informazioni sulle procedure previste in caso di violenza subita e sulle forme di assistenza disponibili.  Altre specifiche misure sono: l’istallazione di sistemi di videosorveglianza ad uso interno alla struttura sanitaria con adeguata cartellonistica e di sistemi di allerta rapida delle Forze dell’Ordine (pulsanti di chiamata, ecc.). L’attivazione di un servizio di sicurezza che garantisca adeguata presenza in rapporto alle aree individuate e considerate a maggior rischio dalla tipologia e dalla numerosità di accessi, con una copertura che non potrà essere inferiore alle 12 ore. Tutto ciò oltre a specifici corsi di formazione, rivolta a tutti i livelli dell’organizzazione aziendale, ovviamente con contenuti diversificati»

Chi sarà al comando?

«Si prevede in capo all’ACSS (Agenzia di Controllo del Sistema Sociosanitario Lombardo) il compito di monitorare gli episodi di violenza commessi ai danni del personale che opera nelle strutture sanitarie e sociosanitarie e di predisporre una relazione annuale sugli esiti della suddetta attività. Il Centro Regionale per la Gestione del Rischio Sanitario e la Sicurezza del Paziente ha poi il compito di trasmettere annualmente all’Osservatorio Nazionale delle Buone Pratiche, attraverso un flusso aggregato di dati, il numero degli episodi di violenza a danno degli operatori, raccolti dalle Strutture pubbliche tramite un sistema di incident reporting».

Incident Reporting: di cosa si tratta?

«Il protocollo di Incident Reporting prevede che ogni struttura sanitaria registri gli eventi di violenza subiti dagli operatori sanitari; gli operatori vittime di violenza o i colleghi testimoni dell’evento, devono segnalare l’accaduto attraverso una scheda di “Incident Reporting” al Risk Management. La segnalazione deve includere:

  • dettagli sull’aggressore,
  • l’elemento scatenante,
  • una breve descrizione dell’evento,
  • le modalità dell’aggressione,
  • le informazioni sull’aggredito,
  • le conseguenze dell’evento,
  • l’intervento effettuato sull’aggressore, e le difficoltà riscontrate; è previsto il debriefing per supportare emotivamente gli operatori coinvolti».

A che punto siete nell’iter di attuazione del documento?

«Si procede con atti amministrativi regionali con le Prefetture e Questure per i presidi di Forza Pubblica presso i Pronto Soccorso. In molti casi tali misure sono già operative».

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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