domenica, Febbraio 9, 2025
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Violenza su personale sanitario: in Lombardia aumento record

Nel 2024, in Italia, ci sono stati 25.940 episodi di violenza su personale sanitario, +33% rispetto all’anno precedente. Il 73% degli aggrediti sono donne. Oggi in Regione Lombardia l'incontro “Violenza sugli operatori sanitari. Un bollettino di guerra”, organizzato da ONSIP, Organismo Nazionale Professionisti Sicurezza & Privacy, Consiglio Regionale Lombardia e sindacato UGL Salute per analizzare il fenomeno e cercare soluzioni

E’ in crescita la violenza sul personale sanitario in Lombardia. Negli ultimi dodici mesi, infatti, sono aumentate del 25%. Un fenomeno che, non solo minaccia la sicurezza degli operatori, ma compromette anche la qualità del servizio sanitario offerto ai cittadini. Di questo si è parlato all’evento che si è tenuto oggi in Regione Lombardia: “Violenza sugli operatori sanitari. Un bollettino di guerra”, organizzato da ONSIP, Organismo Nazionale Professionisti Sicurezza & Privacy, dal Consiglio Regionale Lombardia e in collaborazione con il sindacato UGL Salute.

I dati della violenza su personale sanitario

Nel 2024, in Italia, sono stati registrati 25.940 episodi di aggressioni contro il personale sanitario, con un incremento del 33% rispetto all’anno precedente. Il 73% degli aggrediti sono donne. I dati, raccolti da AMSI (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia), UMEM (Unione Medica Euromediterranea) e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, evidenziano una situazione critica che richiede interventi urgenti.

Più violenza al nord

La maggior parte degli episodi di violenza si concentra nel Nord Italia (63% dei casi totali), seguito dal Sud (26%) e dal Centro (11%). Regioni come Lombardia (+25%), Campania (+22%), Puglia (+20%), Lazio (+19%) e Sicilia (+18%) risultano le più colpite con incrementi percentuali significativi, ma la piaga delle violenze si fa sentire anche in Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Calabria.

73% degli aggrediti sono donne, infermieri e fisioterapisti le categorie più colpite

Tra le vittime, spicca un dato che fa riflettere: il 73% degli aggrediti sono donne, con infermieri e fisioterapisti tra le categorie più colpite. Gli aggressori, nella maggior parte dei casi, sono pazienti o familiari esasperati dalla lentezza o dalla mancanza di risposte adeguate da parte del sistema sanitario.

Le cause

Le cause alla base di questa escalation di violenza sono molteplici: sovraffollamento dei Pronto Soccorso, liste d’attesa interminabili e una cronica carenza di personale, nonché una sanità territoriale sempre più debole che non riesce a snellire i carichi degli ospedali. La frustrazione dei cittadini, esasperati dai ritardi e dalla difficoltà di accesso ai servizi, si riversa spesso in atti di violenza contro gli operatori sanitari, che vivono ormai quotidianamente situazioni di pericolo e insicurezza.

La voce delle istituzioni

«I numeri delle violenze contro medici e infermieri sono in preoccupante aumento ormai da qualche anno – ha sottolineato Federico Romani, Presidente del Consiglio Regionale Lombardia – .I lavoratori degli Ospedali e dei Pronto Soccorso devono operare in modo più sicuro e i pazienti ricevere le cure necessarie». Guido Bertolaso, Assessore al Welfare della Regione Lombardia Regione Lombardia ha focalizzato l’attenzione sulla prevenzione: «Puntiamo a ridurre le liste d’attesa. Occorre, al contempo, migliorare le strumentazioni e le attrezzature esistenti, permettendo al nostro personale di lavorare nelle condizioni migliori». Al riguardo Giulio Gallera, Presidente Commissione speciale PNRR, Commissione Sanità, di Regione Lombardia, ha detto: «È fondamentale investire sulla medicina territoriale diffusa per decongestionare i Pronto Soccorso. I codici bianchi devono avere un loro ambulatorio e, al tal fine, dobbiamo formare adeguatamente il personale».  Pierfrancesco Majorino, consigliere dell’opposizione,  ha sottolineato l’importanza di garantire la sicurezza degli operatori sanitari e di ampliare l’offerta di servizi sul territorio.

I sindacati puntano su prevenzione e formazione per ridurre la violenza sul personale sanitario

 Anche i sindacati di fronte alla crescente violenza contro gli operatori sanitari chiedono misure urgenti. Paolo Capone ( Segretario Generale UGL) e Paolo Colitti (Presidente TNV) hanno sottolineato come l’aumento delle aggressioni nei confronti degli operatori sanitari, sia da attribuire alla carenza di professionisti e alla necessità di interventi mirati e risorse economiche adeguate. Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale UGL Salute, ha  elogiato il decreto Antiviolenza del 2024 che ha inasprito le misure repressive, ma ha aggiunto come siano necessari  maggiori interventi preventivi e una adeguata formazione del personale per gestire i conflitti. Anche Paolo Provino Presidente Ente Nazionale Bilaterale Italiano – Enbital e Presidente del Comitato di Garanzia e Controllo ONSIP  e Marco Bianchi Dirigente Sindacale FILAP hanno posto l’accento sull’importanza della formazione e della sicurezza. Per questo richiedono un sistema ispettivo più efficace e una formazione professionale adeguata per garantire la sicurezza degli operatori sanitari contro le aggressioni.

 

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