venerdì, Aprile 18, 2025
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Violenza sanitari, fare di più per la loro sicurezza

Nella Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari bisogna ribadire con forza che ogni mezzo va introdotto per garantire ai professionisti di svolgere la loro opera nelle condizioni di massima sicurezza. 

Nell’ultimo anno, le aziende sanitarie italiane hanno registrato un incremento del 5,5% degli episodi di violenza ai danni del personale. Consolidando una tendenza già osservata negli ultimi anni. In media, ogni azienda ha subito 116 episodi di violenza in un solo anno. In occasione della Giornata la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere ha presentato a Pisa i risultati di una survey. Emerge il senso di diffusa delegittimazione del Servizio sanitario nazionale percepito in modo unanime dalle aziende sanitarie italiane.

Eccesso di pressione sui pronto soccorso

Per otto Asl su dieci, alla base della violenza verbale e fisica ci sono soprattutto l’eccesso di pressione su pronto soccorso e ospedali. Insieme alla perdita di fiducia nel Ssn. Le notizie su media e social network concentrate prevalentemente sulla malasanità, danneggiano. Un clima di sfiducia e tensione che, secondo Fiaso, rende ancora più urgente incrementare le politiche di prevenzione e protezione a tutela degli operatori. Eppure, nonostante questo scenario preoccupante, le aziende sanitarie hanno reagito.

Programmi di sensibilizzazione e formazione

Tutte le Asl hanno infatti attivato programmi di sensibilizzazione e formazione per il personale. Tra le iniziative più efficaci si segnalano i programmi di comunicazione con l’utenza e il rafforzamento del coordinamento con le forze dell’ordine, che hanno dimostrato un impatto positivo nella gestione delle situazioni critiche. Potenziati anche i sistemi di tutela a partire dall’assistenza legale – fornita da sei aziende su dieci – e dagli interventi di tipo organizzativo quali il cambio di reparto, l’installazione dei pulsanti di sicurezza e blocco delle porte, ma anche i percorsi di riabilitazione psicologica.

La violenza uccide le cure

l 98% degli operatori dei servizi di emergenza subisce violenza. Il 98% degli operatori sanitari nell’ambito dei servizi di emergenza ha subito una qualche forma di aggressione durante il lavoro, e per un’analoga percentuale di operatori la violenza contro medici e altri operatori ‘uccide’ le cure, danneggia i cittadini, causa un peggioramento delle cure, riduce empatia e capacità di ascolto a discapito dei pazienti.

Barbara Capovani, uccisa sul lavoro

Le analisi emergono da un’indagine presentata a Pisa nel corso di un incontro, dedicato a Barbara Capovani, la psichiatra aggredita ed uccisa all’uscita dal lavoro nell’aprile 2023, organizzato da SIMEO– Società Italiana di Medicina d’Emergenza Urgenza, congiuntamente a FIASO in collaborazione con AOUP, dal titolo “Curiamo la fiducia tra cittadini e SSN”, in occasione della Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione. Contro la Violenza sugli Operatori Sanitari e Socio-Sanitari.

Fuga dei professionisti della salute

La SIMEU ha condotto un sondaggio tra i professionisti MEU sulla violenza agli operatori sanitari di Pronto Soccorso e Emergenza Pre-Ospedaliera. Hanno riposto circa 500 professionisti, dei quali il 70% medici, il 28% infermieri e il 2% operatori sociosanitari. Ne risulta che la violenza produce un peggioramento della qualità delle cure, e la fuga dei professionisti della salute.

Se aggredisci danneggi te stesso

«La survey evidenzia una situazione grave perché il 98% degli operatori italiani dell’emergenza-urgenza ha ricevuto un qualche tipo di aggressione durante la sua carriera, che è stata una violenza fisica nel 54% degli intervistati – spiega Alessandro Riccardi, Presidente nazionale SIMEU -. Emergono inoltre alcuni scenari allarmanti perché, se il 10% degli intervistati abbandonerebbe immediatamente il sistema dell’emergenza-urgenza se ne avesse la possibilità nel 90% delle risposte la causa degli abbandoni risiede in un ambiente lavorativo gravato da questioni non proprie dell’emergenza-urgenza, come gli accessi non urgenti. Quando un cittadino aggredisce anche solo verbalmente un operatore, non fa altro che danneggiare sé stesso».

Un servizio di valore

Il 64% dei professionisti dichiara infatti di aver cambiato il proprio atteggiamento nei confronti dei pazienti come reazione al fenomeno. Per l’88% la soluzione risiede nel miglioramento del servizio, oltre che nello sviluppo di una comunicazione efficace ai cittadini, centrata sul valore e sulla complessità del servizio stesso.

UGL Salute

Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute ha dichiarato: «Bisogna fare molto di più per la sicurezza dei sanitari contro le continue violenze. Aver dovuto pensare e quindi istituzionalizzare questa ricorrenza, era il 2020, dimostra come da tempo sia in corso un autentico cortocircuito civile che sta dividendo sempre di più i cittadini dagli operatori».

Bersagli di una sanità in affanno

«Identificare in loro i bersagli di una sanità in affanno, incapace di rispondere alle esigenze primarie, dovrebbe far riflettere la politica non solo oggi ma sempre, fino alla risoluzione del problema -continua Giuliano- Insomma, troppo poco è stato fatto. Se apprezziamo quanto a livello legislativo è stato prodotto, con l’inasprimento delle pene e la possibilità di procedere all’arresto in flagranza o entro 48 ore dall’evento criminoso nei confronti degli aggressori, constatiamo come a livello di prevenzione la strada da percorrere sia ancora lunga».

Molte regioni non affrontano il problema

«L’apertura in ogni ospedale dei presidi di pubblica sicurezza procede ma è lontana dall’essere completata. E vogliamo che vengano attivati 24 ore su 24. Il ricorso alle nuove tecnologie, videosorveglianza, body cam e braccialetti antiaggressione, è stato messo in atto da poche Regioni, e non sempre sull’intero territorio di competenza, mentre in troppe altre non si affronta concretamente il problema lasciando così i lavoratori della sanità in balia dei malintenzionati. La UGL Salute chiede che ad ogni episodio di violenza, fisica o verbale, su un operatore si attivi d’ufficio l’Azienda Sanitaria di appartenenza costituendosi parte civile contro l’aggressore e fornendo al lavoratore supporto legale e psicologico. In un paese civile, riconoscente dell’opera meritoria e sociale svolta dai professionisti, la celebrazione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari apparirebbe come un enorme controsenso. Vale la pena interrogarsi tutti sul perché si sia arrivati a tanto», conclude Gianluca Giuliano.

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