martedì, Maggio 20, 2025
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Violenza domestica: a Bergamo un centro per uomini che vogliono cambiare

Un nuovo presidio contro la violenza domestica: attivo il Centro per uomini autori di violenza dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo

La violenza domestica in Italia è  un fenomeno che non tende a diminuire. Secondo un’indagine Istat in corso (i risultati definitivi saranno resi noti a fine novembre 2025) evidenziano che il 31,5% delle donne  ( 6 milioni e 788 mila donne) tra i 16 e i 70 anni  ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.  Il 20,2% ovvero 4 milioni e 353 mila ha subito  violenza fisica, il 21% ( 4 milioni e 520 mila) violenza sessuale e il 5,4% ovvero un milione e 157 mila forme di violenza sessuale come stupro 652 mila e tentato stupro 746 mila. Nel 13,6% delle donne ovvero 2 milioni e 800 mila hanno subito violenza fisica e sessuale dal proprio partner o ex partner.

Nasce il CUAV, centro per uomini autori di violenza

Quando si parla violenza domestica si tende a rivolgere la propria attenzione alle donne vittime di violenza, spesso dimenticando coloro che generano la violenza. In realtà la salute delle relazioni ha un impatto profondo sul benessere individuale e collettivo, di donne e uomini. È in quest’ottica che l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha dato vita al nuovo Centro per uomini autori di violenza (CUAV), un servizio innovativo dedicato a chi vuole rompere il ciclo della violenza e intraprendere un percorso di cambiamento personale.

Un progetto per costruire relazioni sul rispetto

Situato in via San Martino della Pigrizia 52, il Centro è operativo grazie alla gestione della Psicologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII, diretta dalla dott.ssa Maria Simonetta Spada. Il cuore del progetto è chiaro: aiutare gli uomini che hanno agito con violenza, o temono di farlo, ad assumersi la responsabilità dei propri comportamenti e a costruire relazioni basate sul rispetto e sulla non violenza. «Non si tratta di giustificare l’ingiustificabile – spiegano gli operatori  del CUAV -, ma di offrire una possibilità concreta per interrompere la spirale di violenza, partendo da un lavoro profondo sui modelli di genere, sulla gestione della rabbia e sulla consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni».

Il percorso di cura

Il percorso può avvenire su base volontaria oppure essere indicato da avvocati, tribunali, forze dell’ordine o enti come l’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) e l’USSM (Ufficio Servizio Sociale Minorenni). In alcuni casi, il trattamento può far parte di misure alternative alla detenzione per chi è stato condannato per reati di maltrattamento o violenza domestica. L’iniziativa si inserisce nel quadro della Legge 69/2019 e della Convenzione di Istanbul, che promuove un approccio integrato alla lotta contro la violenza di genere. Il Centro, infatti, è frutto della collaborazione tra una vasta rete interistituzionale che include istituzioni sanitarie, giudiziarie, universitarie e del terzo settore, coordinate dalla Direzione Sociosanitaria di ATS Bergamo.

Costruire la cultura della responsabilità affettiva

«La prevenzione passa anche attraverso il recupero – afferma il team del Centro -, perché lavorare con chi ha agito violenza è fondamentale per proteggere chi la subisce, e per costruire una cultura della responsabilità affettiva».

Il primo colloquio informativo è gratuito. Per prenotazioni:
📞 035.2676269
📧 cuav.cbf@asst-pg23.it
🌐 www.asst-pg23.it

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