Nella giornata simbolo contro la violenza alle donne il PM di Venezia Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta per l’uccisione di Giulia Cecchettin. E proprio nel ricordo della giovane studentessa veneta uccisa un anno fa dall’ex fidanzato, Regione Veneto sta portando avanti la battaglia contro la violenza di genere. Tra le tante iniziative messe in campo: sportelli antiviolenza nelle università venete, corsi di formazione per personale sanitario e centri per il recupero degli uomini autori di violenza contro le donne.
I numeri della violenza contro le donne in Veneto
Eppure i dati dicono che la violenza contro le donne è in aumento. Nel 2023 hanno contattato i centri antiviolenza del Veneto 7142 donne, di cui 2187 prese in carico. Questo significa una ogni 680 residenti. Le donne prese in carico dai centri antiviolenza madri di uno o più ragazzi sono 2406. Di queste 1304 hanno figli minorenni. In totale i minori coinvolti sono 1885: 123 vittime dirette di violenza, mentre 851 vittime di violenza assistita. Le case rifugio hanno accolto 203 donne e 199 minori.
Fondi e formazione per aiutare le donne vittime di violenza
Nel 2024 Regione Veneto ha sostenuto economicamente 25 centri antiviolenza con 34 sportelli e 37 case rifugio, distribuiti in tutte le province. «Il sostegno è rivolto non solo alla gestione materiale delle strutture, ma anche all’attuazione di percorsi di autonomia delle donne vittime di violenza. – ha sottolineato l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin -. Per questo sono stati organizzati corsi di formazione del personale operante in tali strutture al fine di garantire adeguata professionalità e costante aggiornamento in materia».
Sportelli antiviolenza nelle Università
Nel ricordo di Giulia Cecchettin, agli atenei pubblici veneti hanno aperto sportelli antiviolenza. «Nell’ottica di ampliamento dei punti di accesso – ha spiegato Lanzarin -, nel corso del 2024 è stata finanziata l’apertura di sportelli dei centri antiviolenza presso le Università pubbliche del Veneto (CA’ Foscari, IUAV, Università di Verona e di Padova) al fine di facilitare il contatto con il mondo studentesco e prevenire episodi drammatici come il caso di Giulia Cecchettin. Quest’ultimo episodio ha rafforzato la volontà regionale di avviare un piano di informazione, comunicazione e sensibilizzazione (per il biennio 2025-2026) circa l’esistenza e l’operativa della rete territoriale antiviolenza». Un impegno che Regione Veneto ha avviato nel 2013 con la legge 5 e che prosegue tuttora anche con la formazione di chi deve aiutare le donne vittime di violenza a trovare la forza per riprendere in mano la propria vita.
Un progetto di formazione per personale sanitario e sociosanitario
Il progetto di formazione del personale sanitario e sociosanitario vuole garantire alle donne vittime di violenza un’accoglienza corretta e rispettosa anche nei presidi di emergenza. «In particolare, l’attenzione è rivolta al Pronto Soccorso – ha evidenziato l’assessore alla Sanità -. Nelle precedenti edizioni 2017-2019 e 2020-2021 Regione ha formato oltre 5000 le figure formate, tra personale sanitario, farmacisti, avvocati, forze dell’ordine».
Non solo donne, il Veneto vuole aiutare anche gli uomini autori di violenza
Salvare le donne è il primo obiettivo, ma Regione Veneto vuole fare di più. Negli anni ha sostenuto l’attività dei centri per il recupero degli uomini autori di violenza. Nell’ultimo mese è stato approvato l’elenco dei dieci centri riconosciuti. «Il lavoro svolto dai CUAV è al centro di un protocollo operativo tra UIEPE per il Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige e CUAV veneti di cui la Regione ha favorito la sottoscrizione», ha rimarcato Lanzarin. Un lavoro di coordinamento tra diverse competenze iniziato nel 2018 e proseguito negli anni con il coinvolgimento di Comuni, Forze dell’Ordine, Centri antiviolenza e case rifugio, CUAV, Pronto Soccorso, scuole , Ordini professionali per la presa in carico delle donne vittime di violenza e dei loro figli.
Promuovere la cultura del rispetto nelle scuole
Nel 2024 Regione Veneto ha avviato un’attività di monitoraggio di questi protocolli. «L’operato della Regione è orientato anche ad implementare l’attività di informazione e sensibilizzazione di tutta la cittadinanza per arrivare ad un reale cambiamento culturale. Bisogna promuovere la cultura del rispetto a partire dalle scuole – ha concluso Lanzarin -. Tutte le persone, di qualsiasi età, devono essere parte di una rivoluzione culturale».