mercoledì, Luglio 9, 2025
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Una legge per il benessere psicologico: partita la raccolta firme

Partita la raccolta firme per il diritto a stare bene. La proposta di legge di iniziativa popolare punta ad ottenere una Rete Psicologica Nazionale pubblica e gratuita. Obiettivo 50 mila firme per arrivare in Parlamento

Portare la psicologia nei luoghi di vita quotidiana: scuole, ospedali, luoghi di lavoro, centri sportivi. È questo l’obiettivo ambizioso della proposta di legge di iniziativa popolare “Diritto a stare bene”, la cui campagna di raccolta firme è partita ufficialmente in tutta Italia nei giorni scorsi. Il progetto mira a istituire una Rete Psicologica Nazionale pubblica e gratuita, accessibile a tutti, per garantire il benessere psicologico come diritto fondamentale, al pari della salute fisica.

Chi promuove la proposta

A guidare l’iniziativa è Pubblica, ente del terzo settore senza scopo di lucro, da anni attivo nella promozione dei diritti civili e sociali. La campagna è coordinata a livello nazionale da Francesco Maesano, promotore e portavoce del progetto, con il sostegno di Project System, il primo fondo filantropico italiano dedicato all’attivismo civico. La proposta nasce da oltre tre anni di lavoro con l’obiettivo di dare una risposta strutturale e concreta al disagio psicologico sempre più diffuso e ancora troppo spesso trascurato.

Una legge per il benessere psicologico

Il testo della proposta prevede un investimento pubblico di oltre 3,3 miliardi di euro annui a partire dal 2026, destinati all’assunzione di personale qualificato, alla formazione specialistica retribuita, al potenziamento del “Bonus Psicologo” e al funzionamento della rete. La legge punta a coprire tutti i principali contesti di vita delle persone: scuole, università, luoghi di lavoro, ospedali, sport, carceri, comunità, e persino i servizi per l’infanzia, la disabilità e l’invecchiamento.

Perché investire nel benessere psicologico non è un costo, ma un risparmio

Secondo i promotori, investire in psicologia non è un costo, ma un risparmio per il sistema sanitario e per la  società. Uno studio condotto dall’Università Sapienza di Roma e da Uno Bravo ha infatti dimostrato che le persone che hanno intrapreso un percorso psicologico di almeno sei mesi hanno ridotto significativamente l’utilizzo di servizi sanitari, con un calo del 50% negli accessi al pronto soccorso. Un dato che conferma come la prevenzione psicologica possa alleggerire anche la pressione sulle strutture sanitarie.

Una risposta politica e culturale

«Il benessere psicologico non è un lusso, è un diritto –  ha dichiarato Francesco Maesano, dando ufficialmente il via alla raccolta firme -. Con questa proposta vogliamo portare la psicologia dove serve davvero: nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle palestre, nei contesti di cura. Non ci sarà vera uguaglianza finché la salute mentale resterà un privilegio per pochi. Chi sta male non può aspettare». La legge non solo vuole creare una rete di servizi psicologici capillare e integrata, ma propone anche l’istituzione di un’Autorità Garante per i diritti psicologici, per vigilare sull’attuazione delle misure e garantire l’accesso equo ai servizi. Tra le novità c’è anche la riforma della formazione universitaria per gli psicologi, con la previsione di contratti di formazione-lavoro retribuiti, analoghi a quelli previsti per i medici.

Obiettivo: 50.000 firme per arrivare in Parlamento

La raccolta firme è appena iniziata e punta a raggiungere 50.000 sottoscrizioni per poter presentare la proposta in Parlamento. Si tratta di un progetto dal forte impatto sociale che mira a cambiare la cultura della salute in Italia, riconoscendo che il benessere psicologico è una condizione essenziale per la dignità, la libertà e le opportunità di ciascuno.

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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