mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Tumore alla vescica: scoperto il meccanismo che aggrava la malattia

Scoperto dai ricercatori dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e dell'Università degli Studi di Milano il meccanismo della proteina NUMB biomarcatore nell’evoluzione del tumore della vescica. Possibili ora nuove strategie terapeutiche

Il 2025 si apre con nuove speranze per la diagnosi e la cura del tumore alla vescica nelle forme più aggressive. Un gruppo di scienziati dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e dell’Università degli Studi di Milano, con il sostegno di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, hanno scoperto un inedito meccanismo molecolare che è alla base dell’aggressività dei tumori della vescica.

I numeri del tumore alla vescica

Dando uno sguardo alle statistiche, il tumore alla vescica occupa il quinto posto tra i tumori più frequenti in Italia dopo mammella, colon, polmone e prostata. Nel 2023 sono stati diagnosticati oltre 29.000 casi di tumore alla vescica.   «Al momento della diagnosi iniziale – spiega Salvatore Pece docente di Patologia generale e vice- direttore del Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università Statale di Milano e  Direttore del laboratorio “Tumori Ormono-dipendenti” dello IEO  – i tumori della vescica si presentano in larga maggioranza come tumori superficiali non muscolo-invasivi, che sono generalmente caratterizzati da una buona prognosi».

Due versioni del tumore alla vescica

Nella maggior parte dei casi alla diagnosi  si presentano  come tumori superficiali non muscolo invasivi, ma esiste anche la possibilità che invece siano profondi. «Solo in una percentuale ridotta si presentano sin dal principio come tumori profondi muscolo-invasivi, molto aggressivi e con decorso clinico meno favorevole – puntualizza Pece -. Per questo necessitano di chemioterapia e di intervento di cistectomia radicale. Questo ha fatto storicamente considerare i tumori superficiali e quelli profondi come due patologie differenti sin dal principio, guidate da differenti meccanismi molecolari. Tuttavia, circa il 20-30% dei tumori superficiali possono evolvere in tumori muscolo-invasivi. L’esperienza clinica ci ha insegnato che i tumori muscolo-invasivi che derivano dalla progressione di tumori inizialmente superficiali rappresentano le forme più aggressive e potenzialmente letali di tumore della vescica».

Lo studio sull’aggressività del tumore alla vescica

Lo studio, coordinato dal Professor Salvatore Pece, pubblicato sulla rivista Nature Communications, ha evidenziato come  alla base dell’aggressività del tumore della vescica ci sia la proteina NUMB. Questa proteina, presente nella vescica sana, viene perduta in oltre il 40% di tutti i tumori della vescica umana. La perdita genera una cascata di eventi molecolari che fanno crescere il tumore rendendolo invasivo al punto da oltrepassare gli strati superficiali della mucosa vescicale per raggiungere gli strati più profondi.

Come può evolvere il tumore alla vescica

«I nostri studi – continua Pece – dimostrano che i tumori vescicali superficiali e quelli profondi rappresentano stadi differenti di un unico processo patologico che evolve nel tempo, guidato già dal principio da specifici meccanismi molecolari che possono essere ostacolati con farmaci precisi e mirati. Diventa quindi fondamentale identificare i meccanismi biologici alla base di questa evoluzione e sviluppare nuovi marcatori molecolari per identificare i pazienti con caratteristiche specifiche di aggressività. In questo contesto, la nostra scoperta apre la strada a nuove strategie terapeutiche per combattere il cancro vescicale in una elevata percentuale di pazienti che presentano tumori privi di espressione della proteina NUMB».

La proteina NUMB, interruttore molecolare del tumore alla vescica

Il  passaggio dagli strati superficiali a quelli più profondi della mucosa vescicale rappresenta quindi il punto di svolta della malattia. Infatti, da quel momento il tumore vescicale superficiale cosiddetto non- muscolo invasivo, diventa muscolo invasivo e richiede la rimozione chirurgica totale della vescica, con un decorso molte volte sfavorevole.  «La proteina NUMB – spiega il professor Pece – funziona come un interruttore molecolare. Se è spento, accelera la progressione tumorale e influenza il decorso clinico della malattia. Rappresenta quindi un biomarcatore molecolare che consente di identificare i tumori superficiali a elevato rischio di progressione verso tumori muscolo-invasivi».

La scoperta

Per arrivare alla scoperta, i ricercatori hanno analizzato il profilo molecolare di cellule tumorali prive della proteina NUMB.  «Abbiamo osservato che la perdita di NUMB attiva un complesso circuito molecolare che conduce all’attivazione di un potente oncogene, il fattore di trascrizione YAP. Quest’ultimo è alla base del potere proliferativo e invasivo delle cellule tumorali», spiega il dottor Francesco Tucci, dottorando di ricerca presso la Scuola Europea di Medicina Molecolare e primo autore dello studio.

Allo studio nuovi farmaci per colpire il tumore

«Non solo,  – aggiunge la dottoressa Daniela Tosoni, ricercatrice presso il Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università di Milano e dello IEO, che ha contribuito alla supervisione dello studio –. In esperimenti di laboratorio abbiamo dimostrato che è possibile inibire la capacità proliferativa e invasiva delle cellule tumorali prive di NUMB, utilizzando farmaci in grado di colpire questo complesso circuito molecolare a diversi livelli. Questo dimostra che i tumori della vescica privi di NUMB sono quindi molto aggressivi ma anche altamente vulnerabili».

La speranza

«La nostra scoperta ha un forte e immediato potenziale di applicazione nella pratica clinica – fa notare Salvatore Pece –. Fino ad oggi i criteri clinico-patologici utilizzati nella routine per predire il rischio di progressione dei tumori vescicali superficiali a tumori muscolo-invasivi erano infatti del tutto insufficienti e inadeguati a individuare i pazienti a basso rischio, che potrebbero beneficiare di trattamenti più mirati, di tipo conservativo, in protocolli di sorveglianza attiva, mentre per i pazienti ad alto rischio sono necessari trattamenti più aggressivi come chemioterapia ed asportazione della vescica».  Sono già disponibili alcuni farmaci molecolari impiegati in clinica per patologie differenti dal tumore vescicale, che potrebbero rapidamente essere sperimentati e adottati come trattamenti innovativi per prevenire la progressione clinica dei tumori vescicali superficiali ad alto rischio, privi della proteina NUMB.

Chi potrà beneficiare dei nuovi farmaci

A rendere ancora più prezioso il lavoro dei ricercatori di IEO e Università Statale di Milano la scoperta di una nuova firma molecolare in grado di identificare con precisione i pazienti che potranno beneficiare di trattamenti mirati con i nuovi farmaci che colpiscono i meccanismi molecolari attivati a seguito della perdita di proteina NUMB. «Questo studio, sostenuto da AIRC, rappresenta per noi motivo di grande soddisfazione – continua il professor Pece – non solo per la sua valenza scientifica ma anche per i risultati clinici. Abbiamo ora a disposizione una nuova firma molecolare per misurare il rischio di progressione di malattia e al tempo stesso nuovi possibili bersagli di terapie più precise e mirate tramite l’uso di farmaci già disponibili nella pratica clinica».

Dal brevetto all’applicazione

« Abbiamo già brevettato la nuova firma molecolare emersa da queste ricerche e stiamo per avviare studi clinici per validarne l’utilizzo come marcatore, per identificare i pazienti ad alto rischio di progressione di malattia che potranno beneficiare nel prossimo futuro di una nuova prospettiva terapeutica con farmaci più precisi e mirati – conclude il professor Roberto Orecchia, Direttore dello IEO di Milano –. E’ un risultato straordinario e una ottima notizia per molti pazienti per i quali abbiamo oggi una nuova possibilità di cura».

 

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