venerdì, Aprile 18, 2025
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Tumore al seno: cosa c’è e cosa manca in Italia e in Europa

Rapporto Economist Impact: L'Italia si distingue per accesso e rimborsabilità delle terapie, ma prevenzione e screening ancora sotto la soglia minima raccomandata in Europa. A cura di Federica Bosco

Luci e ombre nella cura del tumore al seno in Europa che è ancora la neoplasia più diffusa tra le donne. Nel nuovo rapporto europeo di Economist Impact, realizzato con il contributo non condizionante di Daiichi Sankyo l’Italia si distingue per l’accesso e la rimborsabilità dei trattamenti oncologici a livello nazionale, superando la media UE. Tuttavia, persistono disuguaglianze regionali e lacune nella prevenzione, con il 23% dei casi di tumore al seno ancora attribuibile a fattori di rischio modificabili e un’adesione allo screening mammografico al di sotto della soglia del 70-75% raccomandata dall’UE.

Sopravvivenza a 5 anni è dell’88%

Grazie ai progressi nella diagnosi e nelle terapie, la sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto l’88%, superando il 90% nei casi individuati precocemente. Tuttavia, sono ancora numerose le sfide che le persone con tumore al seno affrontano ogni giorno e che incidono in maniera significativa sulla loro qualità di vita, sia durante il percorso di cura che negli anni successivi.

Cosa manca

Il report evidenzia l’urgenza di garantire un’assistenza onnicomprensiva che vada oltre la cura oncologica, integrando nel percorso di cura aspetti come la sessualità, la preservazione della fertilità, il supporto psico-oncologico e finanziario, e il sostegno al reinserimento lavorativo. Lo studio ha approfondito l’attuale panorama della gestione del cancro al seno in Europa in ogni fase del percorso di cura, dalla prevenzione alla diagnosi, al trattamento e follow-up, fino al post-cura, identificando le principali sfide ancora aperte e le opportunità di miglioramento. L’analisi evidenzia la necessità di ripensare un approccio di assistenza e cura centrato sulle esigenze specifiche di chi affronta questo percorso, considerando la persona nella sua totalità e unicità e tenendo conto delle sue esigenze fisiche, emotive e cognitive, nonché dei suoi progetti di vita.

Tumore al seno: le sfide dell’Europa e dell’Italia

«Partendo dall’ascolto di clinici, ricercatori e associazioni pazienti, questo rapporto europeo ha restituito una fotografia accurata e aggiornata dello stato dell’arte della gestione del tumore al seno in Europa e nel nostro Paese, offrendoci importanti spunti di riflessione e suggerendo possibili percorsi di miglioramento da intraprendere – ha commentato  Mauro Vitali, Head of Oncology di Daiichi Sankyo Italia -. Crediamo fermamente che per affrontare il cancro sia indispensabile adottare un approccio olistico che consideri le specificità di ogni persona nel suo percorso di cura».

Prevenzione e diagnosi precoce: una sfida ancora aperta

Il 23% dei casi di tumore al seno è attribuibile a fattori di rischio modificabili, come fumo, alcol e sedentarietà. In particolare, il consumo eccessivo di alcol contribuisce a circa 6.000 nuovi casi all’anno di tumore alla mammella, incidendo fino all’11% delle diagnosi. Anche sul fronte della prevenzione secondaria, l’Italia risulta indietro. L’adesione ai programmi di screening mammografico è al di sotto della soglia minima raccomandata dall’UE del 70-75%, con forti disparità regionali tra Nord, Sud e isole. Questo dato denota ancora la presenza di significative barriere di accesso a strumenti di prevenzione fondamentali e l’esigenza di intervenire con politiche incisive in grado di portare l’Italia almeno alle soglie raccomandate a livello europeo.

Accesso ai farmaci: Italia davanti alla media UE, ma permangono disuguaglianze territoriali

Nell’accesso ai trattamenti oncologici, il bilancio dell’Italia  è positivo. Secondo quanto emerge dal report di Economist Impact, l’Italia si distingue infatti, tra i Paesi analizzati, per il numero di trattamenti oncologici disponibili (40 sui 48 approvati da EMA tra il 2019 e il 2022), seconda dopo la Germania, e per il tasso più alto di terapie che hanno ricevuto piena rimborsabilità (78%) subito dopo la Germania e la Scozia. Tuttavia, la peculiarità del sistema italiano decentralizzato e il passaggio attraverso i prontuari terapeutici regionali tendono ad allungare i tempi di accesso alle nuove terapie, creando disuguaglianze territoriali significative.

Il tumore al seno costa un miliardo di euro l’anno

Il tumore al seno non è solo una sfida clinica, ma anche sociale ed economica. In Italia, si stima che i costi annui legati alla malattia superino 1 miliardo di euro, di cui il 50% attribuibile a costi sociali, come invalidità civile e perdita di produttività lavorativa. Oggi, inoltre, il tumore al seno viene diagnosticato anche in donne giovani, nel pieno della loro vita professionale: una donna su 40 in Italia riceve la diagnosi prima dei 49 anni. Il report evidenzia quindi l’urgenza di garantire un’assistenza onnicomprensiva che vada oltre la cura oncologica, integrando nel percorso di cura aspetti come la sessualità, la preservazione della fertilità, il supporto psico-oncologico e finanziario, e il sostegno al reinserimento lavorativo.

Rimborsabilità delle terapia, l’Italia è prima in Europa

Nel bilancio italiano tra le voci positive nella cura del tumore al seno ci sono le terapie disponibili che si distinguono per rimborsabilità come ha evidenziato Giuseppe Curigliano, Professore Ordinario di Oncologia Medica , Università di Milano, Direttore della Divisione di Sviluppo Nuovi Farmaci per Terapie Innovative, Istituto Europeo di Oncologia (IEO), «l’Italia si distingua per il numero di trattamenti oncologici disponibili e per il tasso più alto di terapie che hanno ricevuto piena rimborsabilità rispetto agli altri Paesi dell’UE – ha sottolineato – . Tuttavia, la peculiarità del sistema italiano decentralizzato e il passaggio attraverso i prontuari terapeutici regionali tendono ad allungare i tempi di accesso alle nuove terapie, creando disuguaglianze territoriali significative».

Troppe diseguaglianze tra regioni

Ancora sulle disuguaglianze regionali pone l’accento Carmine Pinto, Direttore Struttura Complessa di Oncologia Medica, Comprehensive Cancer Centre dell’AUSL – IRCCS Istituto di Tecnologie Avanzate e Modelli Assistenziali in Oncologia di Reggio Emilia, che sottolinea « l’importanza delle Reti Oncologiche Regionali nella gestione delle pazienti con tumore della mammella – dice -. Queste reti possono garantire qualità, sicurezza e appropriatezza dei percorsi di cura, ma esistono ancora oggi importanti disparità tra le diverse Regioni italiane nella loro implementazione».

Diagnosi e ricerca da migliorare

Per Carmen Criscitiello, Professore Associato, Dipartimento Oncologia ed Emato-Oncologia, Università di Milano, Istituto Europeo di Oncologia (IEO) «Persistono disparità regionali nell’implementazione, al punto da creare un paradosso in cui esistono terapie che non possono essere utilizzate per mancanza della diagnostica appropriata». Mentre per Caterina La Porta del Dipartimento Scienze e Politiche Ambientali; Centro della Complessità e Biosistemi, Università di Milano,  «è fondamentale ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle sperimentazioni per garantire che l’Italia possa competere a livello internazionale».

Attenzione ad alcol, fumo e sedentarietà

Giampaolo Bianchini, Professore Associato, Università Vita-Salute San Raffaele e Responsabile Tumori della Mammella IRCCS Ospedale San Raffaele, evidenzia come il 23% dei casi di tumore al seno sia attribuibile a fattori di rischio modificabili. «Alcuni sono meno noti, come il consumo eccessivo di alcol e la sedentarietà – dice Bianchini -, altri come il fumo di più. È quindi fondamentale rafforzare le campagne di sensibilizzazione sul legame tra stili di vita scorretti e il rischio di sviluppare un tumore al seno».

Più spazio alla salute emotiva

Più spazio alla salute emotiva è il messaggio portato da Rosanna D’Antona, Presidente Europa Donna Italia.  «E’ importante integrare la salute emotiva e sessuale nel percorso di cura delle donne con tumore al seno. Europa Donna si impegna per far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti in quest’ambito escano dal cono d’ombra del tabù».

Reti oncologiche, legge sull’oblio e stessi diritti

Reti oncologiche, legge sull’oblio e stessi diritti  per le pazienti sono i tre tasselli mancanti su cui hanno puntato i riflettori diversi esperti. Francesca Ferré, Ricercatrice di Management Sanitario, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università di Milano, evidenzia  la necessità di potenziare modelli organizzativi che favoriscano la collaborazione professionale e organizzativa come le reti oncologiche regionali, mentre Flori Degrassi, Presidente ANDOS Onlus nazionale, chiede un intervento strutturale per garantire alle persone stessi diritti e tutele.  Elisabetta Iannelli, Vicepresidente di AIMaC e Segretario generale di FAVO, invece sottolinea l’importanza della legge sull’oblio oncologico, che segna un cambiamento culturale prima ancora che normativo. Questa legge offre una prospettiva di speranza anche a chi sta ancora affrontando la malattia e contrasta le discriminazioni ingiustificate legate a una patologia pregressa.

 

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