domenica, Febbraio 9, 2025
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Tumore al pancreas speranze dalla terapia genica?

Lo studio del laboratorio di Terapia Cellulare del Policlinico di Modena, pubblicato sulla rivista scientifica americana Cell Reports Medicine, punta su nuovi farmaci capaci di ingannare il tumore

La morte di Sven Goran Erikson, storico allenatore di Lazio, Sampdoria e Inghilterra,  lo scorso 26 agosto ha riacceso i riflettori su quello che è considerato il big killer tra i carcinomi: il tumore al pancreas, silente e troppo spesso letale con numeri in costante crescita.

 Mezzo milione di casi al mondo di tumore al pancreas

L’assenza di sintomi specifici e di una terapia in grado di cambiare il decorso della malattia fa sì che il tumore al pancreas  interessi oggi mezzo milione di persone al mondo con una previsione di sopravvivenza di pochi mesi nella malattia metastatica (che interessa circa l’80% dei pazienti).  A cinque anni dalla diagnosi invece sono ancora in vita il 7% degli uomini e il 9% delle donne.  In Europa ogni anno 130 mila pazienti si ammalano di tumore al pancreas con una previsione di aumento che porterà al 2040 ad avere 180mila nuovi casi annui.

Lo studio dei Laboratori di Terapie Cellulari del Policlinico di Modena

Per invertire la rotta e migliorare la sopravvivenza dei soggetti colpiti dal tumore al pancreas l’equipe dei Laboratori di Terapie Cellulari del Policlinico di Modena, diretta dal professor Massimo Dominici, docente di Oncologia presso l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia (UniMoRe) e Direttore della Struttura Complessa di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria (AOU) di Modena con la ricercatrice Giulia Grisendi ha messo a punto una terapia cellulare-genica con chemioterapia che ha dato esiti incoraggianti. Pubblicato sulla rivista internazionale Cell Report Medicine, lo studio ancora in una fase preclinica ha permesso di mettere a punto farmaci per una terapia genica in grado di ridurre il carcinoma e le sue cellule di supporto, stromi (rete di sostanza connettiva che protegge l’organo e lo mantiene nella sua posizione).

Il farmaco che inganna il tumore al pancreas

«Interrogandoci sul perché le cure attuali non siano efficaci, abbiamo ipotizzato che questo sia imputabile al fatto che le cure ad oggi approvate hanno come unico bersaglio le cellule tumorali -spiega    Dominici  -. Tuttavia, è noto che la complessità del tumore del pancreas riguarda la presenza di numerose cellule di supporto, dette stromali, che, se pur non tumorali, sono un costante aiuto alla crescita del tumore e alla capacità di quest’ultimo di difendersi dai trattamenti. Quindi abbiamo puntato su farmaci in grado di danneggiare fino ad eliminare oltre al tumore anche queste cellule stromali».

L’avatar in grado di ridurre le metastasi

Le cellule stromali normali prese dal tessuto adiposo del paziente sono state modificate geneticamente per la produzione di un agente antitumorale, detto TRAIL. In questo modo si è voluto ingannare il tumore del pancreas sostituendo le cellule stromali tumorali con altre modificate geneticamente anticancro in modo da colpire da vicino il tumore. «Non solo – aggiunge Grisendi -, è stato creato un avatar del tumore a stroma maligno trattato poi con terapia genica e chemioterapico. Una combinazione capace di ridurre significativamente la massa tumorale e dando indicazione di una riduzione delle metastasi a distanza».

I soggetti più a rischio

Buone prospettive, dunque, per migliorare le statistiche che oggi ancora sono impietose. Secondo le stime ad essere più a rischio sono gli uomini tra i 65 e i 69 anni e le donne tra i 75 e i 79 anni. Fumo, alcol, eccesso di grassi animali e obesità rappresentano i principali fattori di rischio. Chi fuma ha un rischio triplo di sviluppare un tumore al pancreas rispetto a chi non fuma. Anche la familiarità è importante. Chi ha avuto  un caso di tumore al pancreas, al colon o alla mammella in famiglia deve sottoporsi a controlli regolari perché ha un rischio maggiore di sviluppare la malattia. Lo stesso deve fare chi ha il diabete di tipo 2 o la sindrome di Von Hippel-Lindau o di Lynch.

I sintomi da non sottovalutare

Essendo uno dei carcinomi più silenti, il tumore al pancreas non dà segnali, pertanto, la sua scoperta in una fase iniziale è spesso casuale. I primi segnali da non trascurare sono:

  • Dolore alla schiena o allo stomaco soprattutto di notte
  • Perdita di peso improvvisa
  • Presenza di ittero visibile con occhi e pelle tendente al giallo
  • Nausea e vomito
  • Urine di colore giallo arancione e feci chiare
  • Comparsa di diabete

Buone regole da seguire

Per ridurre al minimo i rischi di insorgenza di tumore al pancreas è bene seguire una dieta sana ed equilibrata, fare attività fisica e astenersi dal consumo di fumo e alcol. Inoltre, per i soggetti con familiarità è consigliabile una risonanza magnetica con frequenza annuale, in modo da riconoscere anche lesioni tumorali molto piccole.  Altre tecnologie in uso per la valutazione del tumore al pancreas sono: l’ecotomografia addominale, la TAC con mezzo di contrasto, l’ecoendoscopia e la PET.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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