domenica, Luglio 13, 2025
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Tumore al pancreas: il progetto CASSANDRA cambia le linee guida

Dal San Raffaele di Milano arriva una svolta terapeutica per uno dei carcinomi più aggressivi, il tumore al pancreas. Il nuovo protocollo PAXG allunga la sopravvivenza e potrebbe ridefinire le linee guida mondiali.

Una nuova speranza si accende per i pazienti affetti da adenocarcinoma duttale del pancreas, una delle neoplasie più letali: al Congresso annuale dellASCO (American Society of Clinical Oncology) tenutosi a Chicago, l’Ospedale San Raffaele di Milano ha presentato i risultati del Progetto CASSANDRA.  Uno studio clinico di fase 3 che promette di rivoluzionare l’approccio al trattamento chirurgico del tumore al pancreas.

17 ospedali e 260 pazienti

Lo studio, interamente finanziato da cinque associazioni di pazienti – My Everest, Codice Viola, Associazione per la Vita, Natalucci e Oltre la Ricerca – ha coinvolto 17 ospedali italiani e arruolato 260 pazienti con tumore al pancreas in stadio non metastatico. L’obiettivo: valutare se il regime chemioterapico PAXG, somministrato prima dell’intervento chirurgico, possa migliorare la prognosi rispetto a quelli
che hanno ricevuto mFOLFIRINOX.

Prof. Michele Reni
Prof. Michele Reni

Risultati promettenti: più sopravvivenza, meno eventi avversi

I risultati sono sorprendenti: i pazienti trattati con PAXG – una combinazione sviluppata al San Raffaele nel 2012 – hanno mostrato una sopravvivenza libera da eventi sfavorevoli significativamente più lunga. Inoltre, hanno evidenziato risposte patologiche più marcate (riduzione del tumore nei tessuti asportati), maggiori risposte biochimiche e minore rischio di progressione della malattia durante il trattamento. «Siamo di fronte a un passo storico nella lotta contro il tumore al pancreas», ha dichiarato il professor Michele Reni, oncologo al San Raffaele e coordinatore dello studio. «Questi dati dimostrano che il regime PAXG non solo è più efficace, ma mantiene una qualità di vita comparabile allo standard attuale».

Un modello virtuoso di ricerca indipendente

Un aspetto cruciale del progetto è la sua totale indipendenza economica: «Senza il sostegno delle associazioni di pazienti, lo studio non sarebbe stato possibile», sottolinea Reni. «È la prova concreta che la collaborazione tra cittadini e comunità scientifica può produrre risultati concreti». A fare eco è il professor Massimo Falconi, co-responsabile dello studio e primario di Chirurgia del Pancreas al San Raffaele: «I risultati dello studio CASSANDRA aprono la strada all’aggiornamento delle linee guida terapeutiche globali e mostrano come la sinergia tra ricerca traslazionale e clinica possa salvare vite».

Un centro d’eccellenza al servizio dei pazienti

Il Pancreas Center del San Raffaele – che ha arruolato circa metà dei pazienti dello studio – si conferma centro di riferimento nazionale e internazionale, grazie a un approccio multidisciplinare integrato con il Comprehensive Cancer Center diretto dal professor Fabio Ciceri, primario dell’Unità di Ematologia Trapianto di midollo osseo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e ordinario di Ematologia all’Università Vita‐Salute San Raffaele.  Qui si sviluppano strategie personalizzate che uniscono ricerca, innovazione e cura. «Il benessere del paziente è il nostro obiettivo primario. Il Comprehensive Cancer Center dell’Ospedale San Raffaele nasce appunto per ottimizzare i processi di cura e di presa in carico del paziente oncologico, promuovendo sinergie tra tutte le nostre Eccellenze cliniche e scientifiche, tra cui il Pancreas Center – ha spiegato Ciceri -. Attraverso l’integrazione tra clinica e ricerca traslazionale, mettiamo a disposizione cure innovative, sperimentali e personalizzate per essere al fianco dei pazienti in ogni fase del loro percorso».

Prossimi passi: verso una chemioterapia sempre più mirata

Il team scientifico sta ora analizzando un’ulteriore variabile: quanto deve durare la chemioterapia preoperatoria per essere più efficace? Meglio 4 mesi prima e 2 dopo l’intervento, oppure 6 mesi tutti prima? Le risposte arriveranno presto, ma una cosa è certa: il Progetto CASSANDRA ha già segnato un punto di svolta nella lotta contro uno dei tumori più insidiosi della medicina moderna.

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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