lunedì, Gennaio 13, 2025
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Trapianti: a 30 anni dal dono di Nicholas Green

Dal 1994 eseguiti 92.478 trapianti ed è quadruplicato il tasso di donazione. L’Emilia-Romagna svetta per numero di donazioni e per un basso tasso di oppositori che invece restano troppi in Italia

Cresce il numero di donatori di organi in Italia. Negli ultimi 30 anni sono pressoché quadruplicati. Sono stati eseguiti 92.478 trapianti; eppure, il Centro Nazionale Trapianti lamenta ancora una resistenza verso le donazioni. Le ragioni? Informazione insufficiente, fake news e poca fiducia nel sistema sanitario. A sostegno delle loro parole i dati. Il 35,1% dei cittadini al rinnovo della carta d’identità non ha preso una posizione favorevole alla donazione di organi. Eppure, i numeri delle donazioni sono confortanti, merito di storie che hanno toccato il cuore dei cittadini.

Il dono di Nicholas e Marta

Chi non ricorda la storia di Nicholas Green? A soli sette anni fu vittima di un agguato in autostrada mentre trascorreva le vacanze in Italia con la famiglia. Era il 1° ottobre del 1994 e l’Italia intera si strinse intorno a Reginald e Margaret Green. La loro scelta di donare gli organi e i tessuti di Nicholas commosse il mondo. Quel consenso alla donazione, così inaspettato, ha permesso  di salvare la vita a cinque pazienti e restituire la vista ad altri due. Ed ha contribuito ad affermare il valore del dono nel nostro Paese. Solo tre anni più tardi, i genitori di Marta Russo, studentessa uccisa da un proiettile vagante all’interno dell’Università, diedero il consenso all’espianto degli organi. Dal 1994  più di 32.000 donatori hanno permesso di salvare vite e creare una rete molto attiva di donazioni in tutta Italia.

I trapianti  di organi oggi in Italia

Negli ultimi 30 anni, dunque, i donatori di organi e tessuti sono aumentati in modo significativo: da poco meno di 8 donatori per milione di popolazione nel 1994, oggi il tasso si attesta intorno ai 30 donatori. In pratica, siamo passati da circa 450 donazioni all’anno a oltre 1.700 negli ultimi dodici mesi. «Questi risultati si devono ad un’indubbia crescita della cultura del dono nel nostro Paese e al progressivo riconoscimento della validità di una scelta sul piano sociale, oltre che su quello medico», evidenzia  Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti – ma  ricordo che in questo momento ci sono   8mila pazienti in attesa di trapianto».

Una rete trapianti che funziona

Alla spinta emotiva di storie come quella di Nicholas e di Marta, è seguita la nascita e lo sviluppo di un sistema che vede il Centro Nazionale Trapianti, il Ministero della Salute e le Regioni lavorare fianco a fianco per condividere strategie di procurement comuni e uniformi, valorizzando i differenti modelli organizzativi sanitari. Per Feltrin «grazie ad una Rete matura sotto il profilo gestionale, scientifico e clinico è stato possibile raggiungere risultati che sembravano impossibili soltanto pochi anni fa. In quest’ottica – conclude il direttore del Cnt – l’impatto della donazione a cuore fermo, che oggi rappresenta il 13% del totale delle donazioni di organi, è da considerarsi una delle più importanti innovazioni per ampliare il pool di donatori. Ma abbiamo ancora tanta strada da fare e la cultura del dono può e deve crescere ulteriormente».

Il primato dell’Emilia-Romagna

Tra le regioni che più di tutte ha colto il significato della donazione di organi è l’Emilia-Romagna. Non a caso, infatti, la regione che per prima ha istituito  il Centro Riferimento Trapianti in Italia nel 1997 e oggi si conferma tra le prime in Italia per numero di donazioni. Dopo un 2023 da record, infatti, per il più alto numero di trapianti eseguiti, 585 e 325 donatori segnalati, anche nel 2024 i dati sono positivi. L‘Emilia-Romagna è infatti la regione prima in Italia per numero di donatori utilizzati, ovvero quelli da cui è stato trapiantato almeno un organo per milione di popolazione (45,7 contro la media nazionale di 30). Anche le opposizioni sono state 56 ovvero il 24,9% e in questo ambito l’Emilia-Romagna è nettamente al di sotto della media nazionale con una percentuale di opposizione tra le più basse d’Italia.

 

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