Cresce il numero di donatori di organi in Italia. Negli ultimi 30 anni sono pressoché quadruplicati. Sono stati eseguiti 92.478 trapianti; eppure, il Centro Nazionale Trapianti lamenta ancora una resistenza verso le donazioni. Le ragioni? Informazione insufficiente, fake news e poca fiducia nel sistema sanitario. A sostegno delle loro parole i dati. Il 35,1% dei cittadini al rinnovo della carta d’identità non ha preso una posizione favorevole alla donazione di organi. Eppure, i numeri delle donazioni sono confortanti, merito di storie che hanno toccato il cuore dei cittadini.
Il dono di Nicholas e Marta
Chi non ricorda la storia di Nicholas Green? A soli sette anni fu vittima di un agguato in autostrada mentre trascorreva le vacanze in Italia con la famiglia. Era il 1° ottobre del 1994 e l’Italia intera si strinse intorno a Reginald e Margaret Green. La loro scelta di donare gli organi e i tessuti di Nicholas commosse il mondo. Quel consenso alla donazione, così inaspettato, ha permesso di salvare la vita a cinque pazienti e restituire la vista ad altri due. Ed ha contribuito ad affermare il valore del dono nel nostro Paese. Solo tre anni più tardi, i genitori di Marta Russo, studentessa uccisa da un proiettile vagante all’interno dell’Università, diedero il consenso all’espianto degli organi. Dal 1994 più di 32.000 donatori hanno permesso di salvare vite e creare una rete molto attiva di donazioni in tutta Italia.
I trapianti di organi oggi in Italia
Negli ultimi 30 anni, dunque, i donatori di organi e tessuti sono aumentati in modo significativo: da poco meno di 8 donatori per milione di popolazione nel 1994, oggi il tasso si attesta intorno ai 30 donatori. In pratica, siamo passati da circa 450 donazioni all’anno a oltre 1.700 negli ultimi dodici mesi. «Questi risultati si devono ad un’indubbia crescita della cultura del dono nel nostro Paese e al progressivo riconoscimento della validità di una scelta sul piano sociale, oltre che su quello medico», evidenzia Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti – ma ricordo che in questo momento ci sono 8mila pazienti in attesa di trapianto».
Una rete trapianti che funziona
Alla spinta emotiva di storie come quella di Nicholas e di Marta, è seguita la nascita e lo sviluppo di un sistema che vede il Centro Nazionale Trapianti, il Ministero della Salute e le Regioni lavorare fianco a fianco per condividere strategie di procurement comuni e uniformi, valorizzando i differenti modelli organizzativi sanitari. Per Feltrin «grazie ad una Rete matura sotto il profilo gestionale, scientifico e clinico è stato possibile raggiungere risultati che sembravano impossibili soltanto pochi anni fa. In quest’ottica – conclude il direttore del Cnt – l’impatto della donazione a cuore fermo, che oggi rappresenta il 13% del totale delle donazioni di organi, è da considerarsi una delle più importanti innovazioni per ampliare il pool di donatori. Ma abbiamo ancora tanta strada da fare e la cultura del dono può e deve crescere ulteriormente».
Il primato dell’Emilia-Romagna
Tra le regioni che più di tutte ha colto il significato della donazione di organi è l’Emilia-Romagna. Non a caso, infatti, la regione che per prima ha istituito il Centro Riferimento Trapianti in Italia nel 1997 e oggi si conferma tra le prime in Italia per numero di donazioni. Dopo un 2023 da record, infatti, per il più alto numero di trapianti eseguiti, 585 e 325 donatori segnalati, anche nel 2024 i dati sono positivi. L‘Emilia-Romagna è infatti la regione prima in Italia per numero di donatori utilizzati, ovvero quelli da cui è stato trapiantato almeno un organo per milione di popolazione (45,7 contro la media nazionale di 30). Anche le opposizioni sono state 56 ovvero il 24,9% e in questo ambito l’Emilia-Romagna è nettamente al di sotto della media nazionale con una percentuale di opposizione tra le più basse d’Italia.