A più di cinque anni dall’arrivo in Italia della prima terapia genica anticancro, le terapie CAR-T sono oggi una nuova possibilità di cura per alcuni tumori del sangue, aggressivi e refrattari e dunque motivo di speranza per i pazienti dopo tanti fallimenti. In questa prospettiva AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma, prosegue il suo ‘viaggio’ itinerante per far conoscere e divulgare i risultati della ricerca con “CAR-T – Il futuro è già qui”. Ieri a Roma si è tenuta la seconda tappa, patrocinata da Fondazione GIMEMA Franco Mandelli Onlus. All’appuntamento hanno preso parte diversi specialisti che hanno raccontato al pubblico le nuove strategie terapeutiche con le CAR-T e i nuovi ambiti di ricerca.
Cosa sono le CAR-T
Le CAR-T (acronimo di Chimeric Antigens Receptor T-Cells), sono terapie avanzate basate sulla modifica e sul potenziamento dei linfociti T che in questo modo riescono a riconoscere e aggredire le cellule tumorali. «Il bilancio di 12 anni di studi è eccezionale e la ricerca va sempre più veloce – hanno evidenziato gli esperti -. In Italia sono state approvate 5 Car-T delle 6 presenti in Europa e rappresentano oggi la grande rivoluzione degli scenari terapeutici nella lotta contro i tumori del sangue, e non solo».
44 Centri abilitati in Italia
In Italia fino ad oggi sono stati trattati tra i 1.500 e i 1.800 pazienti. Attualmente sono circa 44 i Centri abilitati sul territorio nazionale. Sta maturando anche l’esperienza nell’utilizzo e nella gestione delle terapie CAR-T nel trattamento dei linfomi con dati clinici molto incoraggianti. «Oggi possono beneficiare della terapia CAR-T i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B, con linfoma primitivo del mediastino, con linfoma follicolare e anche con linfoma mantellare. Inoltre, da circa quindici mesi anche i linfomi a grandi cellule B, che venivano trattati solo nelle ricadute avanzate, possono essere trattati con CAR-T in prima ricaduta», ha spiegato Paolo Corradini, Direttore Divisione di Ematologia, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano, Cattedra di Ematologia, Università degli Studi di Milano.
Circa il 50% dei pazienti trattati con CAR-T guarisce
Negli anni dunque sono stati raggiunti grandi risultati. Le terapie con CAR-T hanno trovato impiego oltre che per il trattamento dei tumori del sangue anche per diversi tipi di linfomi, mentre la sopravvivenza è aumentata con dati incoraggianti. «Anticipando l’uso delle terapie cellulari, addirittura migliora il risultato e diminuisce la tossicità – ha evidenziato Corradini -. Oggi possiamo affermare che tra il 45% e il 50% dei pazienti trattati con CAR-T guarisce».
In partenza un nuovo studio sul Mieloma Multiplo
I risultati sorprendenti ottenuti nel Mieloma Multiplo riflettono la consistente efficacia della terapia CAR-T, che attraverso l’impiego del sistema immunitario del paziente è in grado di superare i meccanismi di resistenza delle cellule tumorali ai farmaci convenzionali. A breve partirà un nuovo studio simile a quello realizzato sui linfomi. «Con un bacino di utenza di 1.300 pazienti sarà il più grande studio mai fatto in Italia per questi tumori, per raccogliere informazioni cliniche e biologiche nel campo del Mieloma Multiplo – ha aggiunto il direttore della divisione di Ematologia della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori -. Questo studio sarà condotto in collaborazione con il Gruppo GIMEMA e si potrà realizzare grazie ad AIL che per la prima volta finanzierà uno studio di così grande respiro».
Più sicurezza ed efficacia
Le CAR-T hanno modificato anche il piano terapeutico dei pazienti con linfoma a grandi cellule, offrendo una speranza in più per una vita migliore e più lunga. «L’utilizzo delle terapie cellulari CAR-T anti-CD19 ha assunto un ruolo sempre più importante nei pazienti affetti da linfoma a grandi cellule B ricaduto o refrattario alle chemioterapie convenzionali – ha sottolineato Alice Di Rocco, Professore Associato, Divisione Ematologia, Dipartimento Medicina Traslazionale e di Precisione, “Sapienza” Università di Roma e Dirigente Ematologia, AOU Policlinico Umberto I –. Oggi sappiamo che con le CAR-T si può avere la possibilità di guarire in un 30-40% di pazienti candidati. La seconda indicazione è per i pazienti in seconda linea che sono chemio refrattari o che recidivano precocemente dopo la prima linea, per questi pazienti la possibilità di utilizzare CAR-T ha dimostrato un vantaggio in termini di ottenimento di risposte complete e durature e di sopravvivenza globale».
Terapia Car-T per pazienti con linfoma marginale
Sono attualmente in corso studi per validare anche l’efficacia delle terapie CAR-T per il Linfoma marginale. «Le terapie con cellule CAR-T nei linfomi a cellule B hanno reso possibile la guarigione di molti pazienti altrimenti inguaribili – ha fatto notare Alessandro Rambaldi, Professore Ordinario di Ematologia, Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, Università di Milano e Direttore Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo – . Le CAR-T si sono dimostrate non solo più efficaci, ma anche meglio tollerate rispetto al trapianto autologo e soprattutto al trapianto allogenico. Due soluzioni che erano considerate terapie di riferimento quando la malattia si dimostrava resistente alla prima o alla seconda linea di trattamento. Gli studi hanno dimostrato l’utilità di spostare questa opzione terapeutica in una fase più precoce».
Leucemia linfoblastica acuta speranza anche per i pazienti con recidive
Le terapie CAR-T si stanno dimostrando importanti anche per un altro tumore del sangue, la leucemia linfoblastica acuta (LLA) nei pazienti recidivanti o refrattari. «Nel paziente che presenta una ricaduta di malattia la prognosi diventa molto più infausta e le percentuali di sopravvivenza si riducono drammaticamente. Negli ultimi anni, si è assistito ad un ulteriore passo in avanti grazie all’introduzione della terapia con cellule CAR-T che colpiscono direttamente la cellula leucemica, grazie al legame con l’antigene CD19 – ha dichiarato Sabina Chiaretti, Professore Associato di Ematologia, Divisione Ematologia Dipartimento di Medicina Traslazionale e di Precisione, “Sapienza” Università di Roma –. La sopravvivenza globale a 6 mesi si aggira attorno all’80% e la sopravvivenza libera da malattia è del 55% circa».
Il valore di AIL
Oltre alla ricerca, AIL ha un ruolo determinante anche per il sostegno che offre ai pazienti e alle famiglie. «I nostri laboratori sono strettamente collegati sia al Policlinico Umberto I sia al Gruppo GIMEMA – ha detto Maria Luisa Viganò Presidente AIL ROMA –.. Attualmente abbiamo in corso studi sulla malattia minima residua nelle patologie ematologiche, un fattore come sappiamo importantissimo. Altri studi sono focalizzati sulla qualità della vita dei pazienti che devono tornare a vivere dopo le cure. Inoltre abbiamo finanziato il progetto della crio-banca delle cellule CAR-T. Senza dimenticare i servizi per i pazienti come la Casa alloggio AIL, aperta di recente. I volontari sono il cuore di tutte le nostre attività ed è nostro desiderio e impegno proseguire sulla strada tracciata dal professor Franco Mandelli, per diventare sempre più punto di riferimento sul territorio per i pazienti e i loro cari nei diversi Centri ematologici romani».