venerdì, Gennaio 24, 2025
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Tempo gentile, il coraggio di sceglierlo

Barbara Reverberi, giornalista, mentore gentile, life & business coach e podcaster, oggi ci aiuta a cercare le risorse interne per essere gentili con noi stessi. Volerci bene è il primo passo verso una buona salute, fisica e mentale. Ci regala un rituale di trasformazione, un breve spazio di connessione con il vostro tempo interiore. Buona lettura gentile

Il tempo gentile necessita coraggio. Nel silenzio di un’alba di questo nostro tempo frenetico, mentre studiavo per preparare una delle mie lezioni per gli studenti dello IED-Istituto Europeo del Design e della Società Umanitaria, ho compreso una verità antica quanto il battito dell’universo: la gentilezza verso noi stessi è una necessità vitale per cominciare meglio le nostre giornate

Oscilliamo tra la paura di agire e la corsa instancabile verso un orizzonte che sembra sempre troppo lontano.

Nelle mie sessioni di mentoring, dove unisco agli strumenti del coaching tecniche energetiche e QiGong, arrivano tante donne straordinarie che hanno dimenticato chi sono e temono di non essere abbastanza. E insieme iniziamo ogni volta un viaggio di scoperta.

Il paradosso della nostra era: tra immobilità e accelerazione

In ciascuno di noi vivono gli opposti. Meglio accettarci così. Siamo creature di contraddizioni: immobili nella paura eppure in costante movimento verso qualcosa. Viviamo sospesi tra il desiderio di realizzazione e il timore di non essere abbastanza. 

Se mi guardo indietro rivedo quella Me esattamente a questo punto. Sempre proiettata nel futuro a perdermi la consapevolezza dei momenti più belli: in famiglia, con gli amici. “Mi dispiace, oggi non riesco”. “Scusa, proprio non ho tempo”. 

È come ci preparassimo ogni giorno per affrontare le sfide più ardue e poi a fine giornata ci sentiamo insoddisfatte e senza energia. Come se avessimo continuato a girare in un cerchio vuoto. 

Ecco allora che occorre alzare lo sguardo, rallentare e tornare a sorprenderci per le piccole cose che ci danno vitalità. Abbiamo bisogno di alzare le nostre vibrazioni per tornare nella gioia. Quella piccola piccola, di un abbraccio, un sorriso o una parola gentile.

Gli studi di neuroplasticità del Dr. Richard Davidson ci rivelano una verità sorprendente: il nostro cervello fiorisce nella bontà e nella gentilezza, creando nuove connessioni neurali che ci rendono più resistenti allo stress, come un giardino che si rigenera dopo la pioggia.

La gentilezza non è debolezza. È il più potente atto di coraggio che possiamo compiere verso noi stessi.

L’arte di ascoltare il tempo interiore

Tanti anni fa un uomo bellissimo che è diventato il mio compagno di vita, mi regalò un libro meraviglioso: L’arte di ascoltare i battiti del cuore di Jan-Philipp Sendker, in cui il giovane protagonista cieco impara a percepire gli altri accordando il suo cuore.

Bene, ora diverse ricerche sulle neuroscienze e tra tutte quelle dell’Heart Math Institute, stanno confermando che quando pratichiamo l’auto-compassione e armonizziamo il nostro cervello con il cuore nella coerenza cardiaca, i livelli di cortisolo – l’ormone dello stress – si riducono significativamente, mentre il nostro sistema parasimpatico si risveglia come un fiume che trova il suo corso naturale, favorendo il rilassamento. 

È in questo spazio di gentilezza che scopriamo la nostra vera natura e possiamo crescere per cambiare.

Dal multitasking al flow: una scelta di presenza

Anche Cal Newport (adoro!), autore di Deep Work e del più recente Slow Productivity – l’Arte dimenticata di essere efficaci evitando il burnout, nella collana OTTANTAVENTI curata per Roi Edizioni da Andrea Giuliodori, spiega quanto sia importante lavorare meno e in modo più focalizzato.

PRINCIPIO 1: FARE MENO

Cercate di ridurre i vostri impegni fino al punto in cui potete facilmente immaginare di portarli a termine mantenendo del tempo a disposizione. Approfittate di questa riduzione di impegni per abbracciare e portare avanti i pochi progetti che contano di più. Questa frase racchiude tutto. E pensate che Newport la estrae dalla vita di Jane Austen. Sì, proprio lei. L’autrice vittoriana di Orgoglio e pregiudizio!

Ecco, è nella quiete, nell’ozio che si attiva il vagabondaggio mentale che permette associazioni geniali che ci fanno letteralmente risparmiare tempo.

Esercizio: il giardino del tempo gentile

Vi invito a un rituale di trasformazione, un breve spazio di connessione con il vostro tempo interiore:

  1. Il respiro dell’accoglienza (2 minuti)
    • Sedetevi in un luogo tranquillo
    • Posate una mano sul cuore
    • Respirate profondamente, immaginando di essere un giardino che si risveglia all’alba
  2. La danza delle priorità (3 minuti)
    • Su un foglio, disegnate tre cerchi concentrici
    • Nel cerchio più interno, scrivete ciò che vi fa battere il cuore
    • Nel secondo, le attività che vi danno energia
    • Nel terzo, ciò che potete delegare o eliminare
  3. Il momento della trasformazione (5 minuti)
    • Chiudete gli occhi
    • Visualizzate ogni attività come un fiore nel vostro giardino
    • Quali fiori volete coltivare?
    • Quali possono appassire per far spazio a nuova vita?

La saggezza del corpo come guida

Come mentore gentile, ho imparato che il corpo sussurra verità che la mente spesso ignora o non vuole ascoltare. 

Nel mio libro, C’è tutto il tempo quando sei gentile, edito da La Traccia Buona, invito a fare altri due esercizi, in particolare, che aiutano a fotografare cosa ci dà e toglie energia – la matrice dell’energia – e a che punto siamo della nostra vita – la torta della vita. 

Sono veri strumenti di auto-scoperta, mappe per navigare nel territorio inesplorato del nostro essere più autentico per comprendere dove siamo e cominciare a camminare lasciando andare le resistenze.

Il coraggio di essere gentili

La gentilezza non è mai stata sinonimo di debolezza – è la più potente forma di rivoluzione che possiamo abbracciare. Non credete a chi vi dice che non si può fare.

Un atto di gentilezza a cuore aperto e leggero, sorprende sempre: in coda alla cassa del supermercato, nella sala d’attesa del medico, in posta, in auto e persino durante una visita. A me succede tutte le volte. Sorrido, racconto quello che mi arriva e la persona davanti a me comincia a parlare. Alla fine ricordo il suo nome.

Come un fiume che modella pazientemente la roccia, la gentilezza trasforma le nostre relazioni dall’interno, creando spazi di autenticità dove prima c’era solo fretta e superficialità.

Ho visto manager trasformare team interi semplicemente abbassando il volume della propria voce interiore critica. Ho osservato professioniste brillanti riscoprire la loro creatività quando hanno smesso di frustare se stesse con le fruste dell’urgenza e della performance. La gentilezza, come un seme piantato nel terreno fertile dell’intenzione, germoglia in modi inaspettati e meravigliosi.

Quando scegliamo la gentilezza, il nostro cervello rilascia ossitocina, l’ormone dell’attaccamento e della fiducia. È come se ogni atto di gentilezza fosse una piccola luce che accende altre luci, creando una costellazione di connessioni più profonde e autentiche.

La gentilezza come stile di vita

Ho imparato che essere gentili non significa sempre dire sì. A volte, la gentilezza più profonda si manifesta in un “no” consapevole, in un confine posto con amore, in una pausa presa quando tutti intorno a noi corrono. 

Come quella volta in cui a una possibile cliente ho risposto che non avremmo potuto fissare l’appuntamento prima delle 9.30 perchè è il mio tempo gentile dedicato alla meditazione, allo studio e alla passeggiata nella natura con il mio cane Limbo.

È nell’arte di questi piccoli atti di coraggio che si plasma un nuovo modo di essere che può cambiare il nostro ambiente circostante.

Le relazioni fioriscono quando:

  • ascoltiamo con presenza invece di preparare la prossima risposta
  • offriamo comprensione invece di soluzioni immediate
  • celebriamo i piccoli progressi invece di focalizzarci solo sui grandi obiettivi
  • accogliamo le imperfezioni come segni di umanità condivisa

Volete provare? Sarebbe bellissimo ascoltare le vostre storie.

Un invito al viaggio interiore

Vi invito a seguirmi in questo viaggio di trasformazione su Instagram (@barbarareverberi_mentore) e LinkedIn, dove ogni giorno condivido riflessioni e strumenti per coltivare un rapporto più gentile con il tempo e con se stessi. 

Penso davvero che nel giardino della vita, c’è tutto il tempo quando scegliamo la gentilezza e cominciamo la nostra piccola rivoluzione.

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