Stress e intestino, una coppia di fatto! Le tensioni e i problemi della vita quotidiana si manifestano con crampi addominali, gonfiore, irregolarità dell’alvo che, a loro volta, aumentano il malessere emotivo.
Connessione cervello-intestino
Secondo i risultati di un recente studio pubblicato su Cell, rivista di biologia per la pubblicazione di articoli scientifici a revisione paritaria, nata nel 1974 da Benjamin Lewin e pubblicata due volte al mese da Cell Press, si è visto che esiste un vero e proprio legame biochimico fisiologico che giustifica la connessione cervello-intestino. Tutto inizia da un’area del nostro cervello coinvolta nella risposta emotiva denominata amigdala che, attraverso il nervo vago, attiva le ghiandole del Brunner, localizzate nella parte alta dell’intestino e responsabili della produzione di mucina. Quest’ultima è una sostanza fondamentale per la proliferazione di importanti batteri intestinali, i Lattobacilli, che regolano il microbiota e quindi il benessere intestinale.
Lo stress nervoso invia segnali
In una situazione di forte stress nervoso si è visto che il segnale inviato dall’amigdala al vago è alterato, per cui si interrompe la connessione con le ghiandole del Brunner con conseguente arresto nella produzione di mucina e quindi di Lattobacilli. Il microbiota intestinale è ormai considerato un vero e proprio organo all’interno dell’organismo umano e dalle sue alterazioni sembrano dipendere moltissime patologie anche di seria entità, come il diabete, malattie neurodegenerative, carcinoma colon-retto e sindromi autoimmuni.
Pancia gonfia aumenta lo stress
Se da una parte è lo stress che causa questo disequilibrio nella flora batterica, è anche vero il contrario: sentire perennemente la pancia gonfia e avere la sensazione di intestino irritato, aumenta il malessere emotivo e il nervosismo. Si crea quindi un circolo vizioso che tende a peggiorare sempre più la sintomatologia. Per aiutare la crescita sana del microbiota intestinale, oltre a una integrazione mirata di probiotici atta a colmare le carenze, possono essere utili alcuni alimenti che agiscono come veri e propri integratori.
Prebiotico come cibo
La fibra riveste un ruolo fondamentale come prebiotico, ossia come “cibo” per la nostra flora batterica sana, in particolare la fibra solubile, più delicata ed emolliente. La ritroviamo nella frutta (mele in primis), nell’avena e nell’orzo, in alcuni ortaggi come la zucca e i broccoli, nei legumi. Interessanti sono anche i cibi fermentati, come il kefir ancor prima dello yogurt: in particolare quello derivato dalla fermentazione alcolica del latte contiene più di 30 ceppi batterici differenti, che possono aiutare a ricolonizzare una flora batterica debole. Ne bastano anche 100 ml al giorno, presi la mattina a digiuno, di un kefir naturale (e non aromatizzato alla frutta o alla vaniglia), con tutta la tranquillità anche per gli intolleranti al lattosio, visto che ne contiene una quantità irrisoria.
Akkermansia Mucinifila, arriva il Kudzu
Tra i fermentati, ottima anche la radice di kudzu, lenitiva intestinale e importante per la proliferazione di Akkermansia Mucinifila, un batterio amico dell’intestino. Esistono altresì dei cibi che peggiorano la qualità del microbiota, portando alla proliferazione di batteri patogeni a discapito di quelli “amici”. Tra i primi sicuramente lo zucchero e quindi tutti i cibi dolci; i conservanti e additivi artificiali; gli acidi grassi saturi, presenti in insaccati, carni processate e alimenti industriali processati.