Quando una donna è costretta a scegliere tra lavoro e figli perché i nonni sono lontani e il costi di una baby-sitter o di un nido sono proibitivi, perde. Non si tratta di una sconfitta di una sola donna, ma dell’intera società e di un sistema che non funziona. È quanto accaduto ad Anna, 35 anni, originaria de sud, da quindici anni a Milano per lavoro. Sposata con Andrea decide, un giorno, di allargare la famiglia. Ma un figlio costa. Tanto più a chi, come nel suo caso, ha la famiglia di origine lontana. Anna decide allora di accantonare la carriera per mettere al mondo un bambino. Una scelta sofferta che tante altre donne come lei hanno fatto. In quel momento per Anna è stata una scelta obbligata. Oggi non è più così grazie alle misure messe in campo per contrastare la denatalità.
Più giovani, più futuro
Più giovani, più futuro, è il messaggio di Regione Lombardia ribadito ieri alla tappa milanese degli stati generali della natalità in Tour. Organizzato da Fondazione per la natalità, l’evento ha posto l’accento su un grande tema che riguarda il presente e il futuro del Paese Italia: la necessità di sostenere le famiglie affinché nascano più bambini.
I dati sulla natalità in Italia
Secondo i dati Istat nel 2023 le nascite hanno registrato un calo del 3,4% rispetto l’anno precedente, mentre nel 2024 i numeri provvisori relativi al periodo gennaio luglio evidenziano un ulteriore calo di 4.600 bambini rispetto lo stesso periodo del 2023. Anche il numero medio dei figli per donna scende. Oggi la media si attesta su 1,20, in flessione rispetto al 2022 quando era di 1,24.
Le misure di Regione Lombardia per invertire il trend: il modello Sistema Famiglia Lombardo
Contro la denatalità Regione Lombardia ha messo in atto diverse strategie perché, come ha rimarcato nel suo intervento il presidente Attilio Fontana «La denatalità rappresenta una delle sfide più significative che la nostra società si trova ad affrontare. Un fenomeno che non riguarda solo il futuro demografico, ma che impatta profondamente sulla sostenibilità del sistema economico, sociale e culturale del nostro territorio. Un punto di orgoglio per noi – ha aggiunto Fontana – è il Sistema Famiglia Lombardo, un modello integrato e unitario di misure a sostegno di famiglie che si regge su ingenti investimenti».
Bonus nidi diventa plus
In questo ambito la Lombardia è apripista con diverse iniziative che, nel 2025, saranno ulteriormente rafforzate. È il caso del bonus nidi gratis che diventa plus. Una iniziativa rivolta a tutte le famiglie con un ISEE fino a 25 mila euro. «Questa iniziativa, avviata nel 2016, è oggi uno dei piastri del modello sistema famiglia Lombardia – ha sottolineato Elena Lucchini Assessore alla famiglia, solidarietà sociale, disabilità e pari opportunità -. Quest’anno diventa plus perché alza l’asticella dell’ISEE a 25 mila euro. Questo ci permette di allargare ulteriormente la platea dei beneficiari e di azzerare completamente il costo delle rette dei nidi per molte famiglie». In dodici anni Regione Lombardia ha investito quasi 180 milioni di euro in questa misura.
Sprint Lombardia insieme e centri per la famiglia
Con Sprint Lombardia insieme, invece l’attenzione delle istituzioni si rivolge ai bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni per assicurare momenti di aggregazione e socialità garantendo anche il benessere fisico e psicologico. Proprio il passaggio dall’infanzia all’adolescente è il momento più sfidante. Pe questo sono nati i centri per la famiglia luoghi in cui trovare figure di sostegno per garantire il benessere dei ragazzi nei momenti cruciali della loro crescita. «Avviata nel 2019 in forma sperimentale, questa misura è stata resa strutturale nel 2023 ed oggi abbiamo centri per la famiglia in tutta la regione dove sono stati creati anche gruppi di mutuo aiuto per condividere esperienze e accompagnare genitori e figli nei momenti di difficoltà», aggiunge Lucchini.
Lombardia per le donne
L’ultimo asso 2024 che cala Regione Lombardia per la famiglia è rivolto alle donne e al loro desiderio di conciliare lavoro e famiglia. «La natalità va aiutata soprattutto prendendo in considerazione il tema lavoro – ha aggiunto l’assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Simona Tironi – perché non ritengo sia corretto che le donne si debbano trovare davanti al fatidico bivio: scegliere di avere un figlio o lavorare». Regione Lombardia mette in campo un aiuto concreto di 400 euro al mese per le donne disoccupate da almeno 3 mesi che intendono tornare ad un’occupazione a tempo pieno. «Il nostro contributo – ha fatto notare Tironi – coprirà 12 mesi, destinando quindi 4.800 euro a ciascuna donna lavoratrice. Una misura rivolta a tutte le donne senza alcun limite Isee. Siamo apripista a livello nazionale e possiamo raggiungere due importanti obiettivi: garantire posti di lavoro alle mamme e, contemporaneamente, contribuire all’emersione del ‘lavoro nero’ di colf e badanti che non sempre sono regolarmente contrattualizzate».