venerdì, Gennaio 24, 2025
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Scusi dottor Google? Così è un pericolo!

Oltre il 40% degli italiani si rivolge a siti web specializzati e ben il 38% a Dr. Google. Sei consigli utili per una comunicazione medico-paziente efficace e affidabile.

Scusi dottor Google? Così è un pericolo! Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di Public Speaking. Per essere davvero efficace la comunicazione medico-paziente deve essere chiara, onesta ed empatica. Migliorare si può ‘alleandosi’ con Internet, imparando ad ascoltare ed evitando il ‘medichese’.

La fiducia è tutto!

Fidarsi e affidarsi, questi i capisaldi alla base del rapporto medico-paziente. In fondo quando c’è fiducia c’è tutto. Quando si parla di salute, l’aspetto relazionale ed emotivo assume un ruolo addirittura preponderante, talvolta molto più delle competenze puramente tecniche o terapeutiche. A questo si aggiungono i social a farla da padrone, ormai.

I dati di Nomisma

Secondo i dati di una recente indagine Nomisma, oltre il 40% degli italiani si rivolge a siti web specializzati e ben il 38% a Dr. Google. Non è tutto. Secondo i dati emersi, Google è utilizzato principalmente nella ricerca di risposte rapide e chiare riguardo disturbi o sintomi (52% degli italiani), di strutture, prestazioni o servizi di interesse (44%) nonché di informazioni e chiarimenti in tema di prevenzione (32%).  Ma attenzione, rischi e pericoli sono dietro l’angolo e i recenti fatti di cronaca con la morte di una ragazza – per un intervento di rinoplastica – che aveva scelto il suo medico su Tik Tok, ce lo confermano.

Dr.Google diventa credibile più di un camice bianco

«La sovraesposizione della classe medica sui media e sui social già esplosa ai tempi della pandemia – evidenzia Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di Public Speaking – può avere risvolti insidiosi per chi è alla ricerca di informazioni affidabili. Oggi, infatti, Dr. Google è diventato più credibile di un camice bianco in carne e ossa e questo ha in qualche modo contribuito all’erosione del rapporto di fiducia che dovrebbe esserci tra medico e paziente, reso più fragile dalla pandemia Covid. Il medico, quindi, oggi si ritrova da un lato a dover recuperare questo gap di fiducia, combattendo contro eventuali fake news, e dall’altro ad avere una grande responsabilità nel fare corretta informazione».

Il paziente cerca informazioni

Oggi assistiamo, infatti, ad un eccesso di protagonismo, in tv e sui social quando si parla di salute, con il conseguente rischio di perdita di credibilità. «Nell’epoca del dr. Google – spiega Cavallo – la maggior parte delle persone cerca notizie su internet sulla base dei propri sintomi con le conseguenze che ciò può comportare, ma il problema non è internet in sé che dà accesso a tante notizie utili, ma l’uso che se ne fa».

Selezionare le fonti

«Per i pazienti – continua Cavallo – è bene documentarsi e avere più informazioni possibili, ma bisogna sempre saper selezionare le fonti e non basarsi solo sulle notizie della rete perché si potrebbe facilmente incappare in informazioni incomplete, distorte o addirittura false”. Questo, temono gli esperti, potrebbe comportare il ritardo di una diagnosi da parte del proprio medico o portare a pericolose soluzioni fai da te con il rischio di serie conseguenze. Da qui nasce da parte dei medici la necessità di recuperare un rapporto di fiducia con i pazienti.

A questo scopo Massimiliano Cavallo elenca 6 consigli utili per i medici per comunicare al meglio con i propri pazienti:

  1. Vietato il “medichese”. Parlare in modo semplice. Se il medico, infatti, parla il “medichese” creerà solo confusione nel paziente. Per questo il medico deve parlare un linguaggio che sia chiaro e accertarsi che il paziente abbia compreso la prescrizione.
  2. Ascoltare di più e dimostrare empatia. E’ vero, i tempi di un medico sono sempre ristretti, ma spesso il paziente ha solo bisogno di essere ascoltato e compreso. Per questo anche se il medico ha già intuito la diagnosi dopo le prime parole del paziente, non deve interromperlo e deve lasciarlo continuare. La fase di ascolto deve essere però sincera, non deve quindi prevedere distrazioni del medico, lo sguardo deve essere diretto al paziente e le domande mirate. Ascoltare di più il paziente e i suoi bisogni, concedergli quel minuto in più nella raccolta della diagnosi, permetterà, paradossalmente, di risparmiare tempo successivamente.
  3. Essere espliciti. Anche se spetta al medico prescrivere visite e terapie, bisogna evitare di dare l’impressione di voler imporre qualcosa al paziente. Ecco perché il medico deve chiarire gli obiettivi della prescrizione e ripeterla affinché possa assicurarsi che il paziente abbia inteso bene i suoi compiti. Spesso i pazienti non richiedono spiegazioni per non apparire incolti o poco adeguati. Per questo il medico deve essere esplicito.
  4. Mostrare autorevolezza, anche sui social. Il medico dovrebbe sottolineare la propria autorevolezza, anche quando utilizza i social. Spesso il paziente non è a conoscenza della professionalità di chi ha di fronte. Per questo è sempre opportuno mettere in bella mostra nel proprio studio non solo i titoli accademici ma anche locandine di convegni ai quali si è partecipato o pubblicazioni. La stessa “vetrina” è importante quando si utilizzano i social.
  5. Allearsi con Internet. Il web non è un nemico assoluto. Si possono, ad esempio, sfruttare i social o creare un proprio canale YouTube per fare corretta informazione, divulgare sani stili di vita, informare per prevenire. Far capire come riconoscere le fake news in medicina, fare tutorial per insegnare specifici strumenti o per svolgere esercizi riabilitativi mirati. Inoltre, sui social i medici possono creare un confronto con i pazienti. Chiaramente tutto limitatamente al tempo a loro disposizione e al rispetto delle norme deontologiche.
  6. Usare whatsapp. Per accelerare i tempi della comunicazione ed evitare troppe visite in presenza, a volte può essere sufficiente un messaggio su whatsapp, strumento che sempre più medici usano con i propri assistiti.

 

 

 

 

moiraperruso
moiraperruso
Giornalista professionista da oltre 30 anni. Nasco come fotoreporter di cronaca. Un lavoro che mi ha permesso di mettere in fila, su una linea orizzontale immaginifica, occhio, testa e cuore, nel preciso momento dello scatto. Ho potuto vedere luoghi e avere dentro il mirino della mia Nikon volti e storie che mai potrò dimenticare. Solo più tardi all'immagine si è affiancata la scrittura. E' arrivata una notte, dopo il crollo di una palazzina a Milano. Il mancato arrivo del giornalista di una testata importante, che accompagnavo con le mie foto, mi ha reso improvvisamente protagonista. "Moira oltre la foto fai anche l'articolo?" Mi chiese il caporedattore di turno. "Ma cosa faccio? Non ho mai scritto?" E lui mi disse una cosa che illuminò la notte buia: "Scrivi quello che vedi". E così fu. Il mio battesimo arrivò davanti ad una palazzina crollata che si era portata via, sogni, progetti e pezzi di vita di numerose famiglie. Da quel giorno scrivo, racconto e rappresento la verità. Il mio motto è il primo dei dieci comandamenti della stampa di Piero Ottone: " Scrivi sempre la verità, tutta la verità, solo la verità"
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