mercoledì, Luglio 16, 2025
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Scoperto Mal un nuovo gruppo sanguigno raro

Il nuovo gruppo sanguigno Mal è privo dell’antigene AnWj. Il professor Daniele Prati, Direttore della medicina trasfusionale del Policlinico di Milano spiega l’importanza della scoperta in funzione delle trasfusioni

Si chiama Mal ed è l’ultima scoperta in campo scientifico sul sangue raro. Una novità sul gruppo sanguigno che, da un lato, fa crollare tante nostre certezze, radicate sui quattro gruppi più noti A, B, AB e O con Rh positivo o negativo, dall’altra apre gli orizzonti su una materia ai più sconosciuta, ma estremamente interessante.

I gruppi sanguigni sono tanti

E sì, avete capito bene sono proprio tanti. In tutto se ne contano 47. Un numero inimmaginabile, considerando che la maggior parte delle persone crede che gruppi sanguigni siano limitati al sistema ABO e a quello Rh. In realtà nella Banca del sangue raro presso il centro trasfusionale dell’Ospedale Maggiore Fondazione IRCCS Cà Granda Policlinico di Milano sono stati tipizzati più di 125 mila donatori e individuati 18.500 mila donatori rari di cui 1365 estremamente rari. Il sistema più noto è naturalmente  il gruppo sanguigno che si riferisce a ABO, assieme al fattore Rh+ e Rh-. Alcuni dei sistemi meno conosciuti sono MNS, P1PK, KEL, FY, JK, JR, LAN e VEL a cui ora dobbiamo aggiungere MAL e l’elenco è solo parziale.

Daniele Prati, Direttore della medicina trasfusionale del Policlinico di Milano

Individuato nel 1972 dopo 52 anni il nuovo gruppo sanguigno è stato tipizzato

La scoperta delle basi molecolari di questo nuovo antigene pubblicata sulla rivista Blood dai ricercatori di Bristol nel Regno Unito ha una storia lunga 52 anni. «L’esistenza di AnWj  (detto anche Anton) è nota sin dal 1972.  In seguito alcuni individui , per lo più consanguinei, furono trovati privi dell’antigene AnWj, presente invece su globuli rossi del 99.9% degli individui – spiega a Quotidianodellasalute.it Daniele Prati, direttore della medicina trasfusionale dell’Ospedale Policlinico di Milano -. Ora sappiamo che le ragioni sono legate a una mutazione genetica nel gene MAL. Il fenotipo AnWj negativo è estremamente raro. Infatti, la maggior parte della popolazione è AnWj positiva, mentre gli AnWj negativi rappresentano una piccolissima frazione della popolazione globale. Le enclave principali di individui AnWj negativi sono state identificate principalmente in famiglie di origine mediorientale, ma sono stati segnalati anche casi isolati in altre regioni del mondo».

L’importanza della scoperta del gruppo sanguigno Mal

La recente scoperta, dunque, va ad aggiungere ai tanti gruppi sanguigni rari un nuovo tassello. «La scoperta è stata resa possibile grazie all’uso di avanzate tecniche di sequenziamento genomico, come il sequenziamento dell’esoma, che ha rivelato una delezione nel gene MAL in individui AnWj negativi» aggiunge Prati.

Trecento antigeni diversi

Se la ricaduta clinica è limitata a causa della rarità della condizione, dal punto di vista della ricerca rappresenta una scoperta significativa, contribuendo a completare il quadro della diversità dei gruppi sanguigni umani a livello globale. «Sebbene i sistemi ABO e Rh siano i più noti, esistono oltre 3500 antigeni diversi descritti sui globuli rossi – prosegue il direttore della medicina trasfusionale dell’Ospedale Policlinico di Milano -. Questa diversità è alla base di molti problemi immunoematologici comuni. I pazienti che ricevono sangue con antigeni diversi dai propri possono sviluppare anticorpi contro il sangue donato, complicando future trasfusioni. Inoltre, le madri possono immunizzarsi durante la gravidanza se il feto eredita antigeni paterni diversi dai propri, con il rischio di malattia emolitica nel neonato».

Cosa accade al momento di una trasfusione

Sebbene le complicanze trasfusionali legate a questo gruppo siano rare, i pazienti AnWj negativi dovrebbero ricevere sangue compatibile, ossia AnWj negativo, per evitare gravi reazioni. «Ad oggi, i casi di complicanze legate al gruppo AnWj negativo sono estremamente rari – puntualizza Prati -. Sono stati documentati  pochi casi di reazioni trasfusionali emolitiche acute, tra cui un paziente con anemia aplastica e uno con aplasia eritroide pura, in cui l’anticorpo anti-AnWj ha innescato la reazione. Non ci sono stati casi confermati di malattia emolitica neonatale associata all’anticorpo anti-AnWj, nonostante siano stati rilevati anticorpi in donne durante la gravidanza. Sono stati segnalati alcuni casi di anemia emolitica autoimmune in pazienti con disordini maligni o ematologici, in cui l’antigene AnWj era temporaneamente soppresso».

La banca del sangue raro del Policlinico di Milano centro di riferimento per l’Italia

Trovare il sangue giusto al momento giusto è una grande sfida che si rinnova quotidianamente alla banca del sangue raro di Milano.  «Nel nostro centro abbiamo riscontrato un solo caso di complicanza trasfusionale in un paziente AnWj negativo in oltre 30 anni. Ora, grazie a questa scoperta e alla rete mondiale delle banche di emocomponenti rari, sarà più semplice reperire sangue compatibile per questi pazienti. I centri di riferimento e le banche di sangue raro svolgono un ruolo cruciale. Garantiscono il trattamento appropriato per pazienti con immunizzazioni complesse e nella prevenzione della malattia emolitica neonatale. Mantenere questi riferimenti a livello nazionale è essenziale, soprattutto per pazienti con fenotipi rari o complessi, poiché garantisce trasfusioni sicure ed efficaci per tutti», conclude.

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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