Per la prima volta uno studio clinico getta luce sul legame esistente tra scompenso cardiaco e patologie concomitanti non cardiache, come diabete, malattie renali e polmonari, dimostrando come queste ultime aumentino il rischio di un secondo ricovero ospedaliero nei pazienti scompensati. Secondo un’analisi condotta dall’IRCCS MultiMedica e dall’Università Statale di Milano, pubblicata sullo European Journal of Internal Medicine1, i pazienti dimessi dall’ospedale con diagnosi di scompenso accompagnato da più di quattro comorbidità, rispetto a chi non ne ha alcuna, hanno un rischio doppio di re-ricovero e un rischio di mortalità per tutte le cause due volte superiore.
Lo studio su 88.500 pazienti con diagnosi di scompenso cardiaco
Lo studio, condotto su un’ampia popolazione di pazienti, ha rivelato come in oltre 88.500 dimessi con una diagnosi primaria di scompenso cardiaco, nel periodo 2015-2019, in Lombardia, si siano verificate quasi 80.000 re-ospedalizzazioni per la medesima patologia in circa 42 mesi di follow-up. L’indagine ha mostrato che il rischio di tornare in ospedale è significativamente più elevato nei pazienti che presentano comorbidità non cardiache (malattia renale cronica, diabete mellito, broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia epatica cronica, tumore, malattia cerebrovascolare, malattia vascolare periferica e demenza). Tale rischio cresce in modo proporzionale all’aumentare del numero di comorbidità presenti. Anche il tempo passato in ospedale e la mortalità per tutte le cause erano proporzionali alla quantità di patologie concomitanti.
Uomini più a rischio delle donne per scompenso cardiaco e comorbidità
Oltre all’età, anche il genere è risultato una variabile in grado di influenzare la prognosi dei pazienti, con gli uomini che hanno un rischio di re-ospedalizzazione del 15% superiore alle donne. «Il nostro lavoro dimostra come la concomitanza di altre patologie non cardiache rappresenti un valido indicatore di gravità dello scompenso e della sua probabile traiettoria clinica – ha dichiarato Antonio E. Pontiroli, professore di Medicina Interna all’Università Statale di Milano, ideatore e coordinatore dello studio e consulente di IRCCS MultiMedica -. Può diventare un nuovo e utile strumento per stratificare il rischio dei pazienti e selezionare quelli in cui intensificare precocemente le cure, per evitare seconde ospedalizzazioni».
Scompenso cardiaco prima causa di ricovero negli ultra 65enni
«Un’opportunità quanto mai importante, se si considera che lo scompenso è la prima causa di ricovero negli ultra 65enni – ha aggiunto Pontiroli -, ed è considerato un problema di salute pubblica di enorme impatto. Scongiurare che pazienti già ricoverati tornino in ospedale una seconda o una terza volta permetterebbe di contribuire alla riduzione degli alti costi sanitari generati da questa patologia».
Ricerca e tutela della privacy
Lo studio epidemiologico osservazionale condotto accedendo ai database sanitari messi a disposizione da Regione Lombardia (su oltre 10 milioni di residenti), ha garantito la massima sicurezza in termini di privacy. I ricercatori, da remoto, hanno avuto accesso ai dati anonimizzati solo a fini di elaborazione statistica. «Regione ha permesso di accedere da remoto ai suoi server e di lavorare direttamente sui macchinari che eseguono le analisi statistiche senza scaricare alcun dato – ha spiegato Elena Tagliabue, ricercatrice dell’IRCCS MultiMedica, co-firmataria dello studio – . Inoltre grazie ad un codice alfanumerico associato ad ogni cittadino è stato possibile ricostruire l’intera storia di ogni paziente senza conoscerne l’identità».