Oggi sciopero nazionale dei medici, infermieri e dirigenti sanitari. La richiesta è di vedersi riconosciuti dei diritti, ma soprattutto la revisione della legge di bilancio. Ma tra tante richieste che oggi saranno avanzate a Roma mi preme sottolineare qualcosa di cui si parla poco: la professione usurante.
L’infermiere è una professione usurante
Gli infermieri italiani, tra tanti “smacchi” ricevuti negli anni, non si vedono riconosciuti diritti previsti dalle normative vigenti in materia di Lavoro USURANTE. Il d.lgs. 67/2011 ha previsto la possibilità, per i lavori particolarmente faticosi e pesanti, di beneficiare dell’accesso anticipato al pensionamento rispetto ai limiti, oggettivi e soggettivi, fissati dalla normativa generale.
Quali sono per legge le professioni usuranti
Nella fattispecie sono definiti usuranti: quei lavori di chi presta servizio la notte per almeno 6 ore di fila da mezzanotte alle 5 del mattino, chi lavora per almeno 3 ore tra mezzanotte e le 5 del mattino, per un intero anno o interi anni lavorativi. Il decreto prevede che l’attività che rientra nelle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti sia svolta per almeno la metà della vita lavorativa, o in alternativa deve essere praticato per almeno 7 degli ultimi anni precedenti la pensione.
Quali sono i benefici per quelle categorie che rientrano nelle professioni usuranti?
La possibilità di accedere alla pensione anticipata con requisiti agevolati prevista per i lavoratori pubblici o privati che svolgono le attività previste da normativa.
Gli Infermieri ad oggi rientrano nelle categorie dei lavori “gravosi” e non usuranti.
Gli OSS rientrano nella categoria delle professioni usuranti, gli infermieri no. Perché?
Gli OSS e le loro rappresentanze si sono battuti e hanno ottenuto che la loro professione fosse riconosciuta come “lavoro usurante”. Questo è avvenuto in data 24 Luglio 2024, giorno in cui la Camera dei Deputati ha riconosciuto il lavoro degli operatori socio sanitari come usurante. Il Documento a firma del deputato valdostano Franco Manes, ha evidenziato come anche queste figure dell’ambito sanitario “si trovano ad operare in contesti difficili, sempre a contatto con persone molto fragili e con oggettive difficoltà gestionali, organizzative, logistiche e fisiche”. L’approvazione è arrivata nell’ambito della conversione in legge del decreto legge sulle misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie: la cosiddetta nuova legge sulle liste di attesa 2024.
La richiesta partita dalla Valle d’Aosta
Il deputato Manes ha espresso grande soddisfazione a riguardo, affermando come «per la prima volta a livello nazionale si prende coscienza che questi lavoratori sono soggetti, durante tutto l’arco della propria vita professionale, a stress e carichi psico-fisici diretti e indiretti. Una problematica, questa, molto sentita anche in Valle d’Aosta, soprattutto nel comparto pubblico e privato delle cosiddette micro-comunità per anziani e non solo». La nuova misura approvata prevede l’inclusione degli OSS tra i lavoratori gravosi e usuranti, un riconoscimento senza precedenti a livello nazionale.
Perché gli infermieri sono stati esclusi?
Come mai gli infermieri sono stati esclusi dalla misura? O peggio non presi proprio in considerazione? Ricordiamo che il d.lgs. 67/2011 stabilisce quali sono i lavori cosiddetti usuranti, ossia quelle attività che richiedono un impegno fisico e mentale particolarmente elevato da giustificare un accesso anticipato al trattamento pensionistico rispetto alle altre categorie di lavoratori. Un impegno quindi “fisico e mentale” che viene riconosciuto agli OSS e non agli infermieri? Ma il problema o la forza di queste professioni sono le loro rappresentanze? Perché gli OSS ottengono e gli infermieri poco o nulla? Gli infermieri quindi: non svolgono una professione usurante? Non svolgono lavoro notturno? Non svolgono una professione che li impegni emotivamente da rischiare ogni giorno il burnout?
Poca forza di negoziazione
Mi sento di affermare che l’infermiere in Italia ha poca forza di negoziazione, poca rilevanza sociale e questo è l’ennesimo esempio. Vogliamo solo ricordare scene recenti rimaste impresse che ritraggono l’infermiera sfinita dalle ore interminabili di lavoro, accasciata sulla tastiera di un computer. La stessa dal volto segnato dalla mascherina, che ha dovuto imparare in tutta fretta nuove procedure, l’utilizzo di apparecchiature fino ad allora mai viste, come il famoso casco inventato e prodotto in Italia che è stato il presidio di maggiore utilizzo nella fase Covid, un presidio che ha richiesto conoscenze e competenze nuove per le numerose polmoniti da Covid-19. Ma anche i diversi dispositivi di ventilazione assistita presenti nei reparti come le CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) – maschere di diverse tipologie –pompe di infusione, somministrazione di farmaci antiretrovirali, nuove manovre. Tutte queste nozioni che generalmente si apprendono durante gli affiancamenti nelle aree intensive, piuttosto che frequentando master di area critica, sono state imparate in pochi giorni, alternando lavoro e studio notturno, affiancamenti e mancati riposi.
Ci chiediamo ancora se questa è una professione usurante?
Provo un senso di disagio anche solo a scrivere questo, perché è incomprensibile il mancato impegno e ampia visione da parte delle istituzioni e della politica, ma soprattutto da parte dei rappresentanti.