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Save the Dogs: «Gli animali non si abbandonano, si salvano e ci salvano»

Vent’anni di impegno tra Romania e Sud Italia contro il randagismo animale. Al Festival del fundraising Save the Dogs porta un progetto unico per aiutare anche i senzatetto attraverso i loro amici a quattro zampe

Non è solo una questione di animali. Salvare una vita è una questione di dignità, salute, giustizia sociale. Lo sa bene Save the Dogs, la fondazione nata nel 2002 in Romania grazie a Sara Turetta – vincitrice dell’Italian Fundraising Award 2024 – che da oltre vent’anni si batte contro il randagismo e il maltrattamento animale. Una battaglia che oggi unisce alla tutela degli animali la cura delle persone più fragili.

Laura Salvatore, coordinatrice raccolta fondi Save the dog
Laura Salvatore

Dalla Romania all’Italia, una vita spesa per la tutela degli animali

Nel sud-est della Romania, in una zona poverissima, Save the Dogs gestisce un rifugio con canile, gattile, santuario per cavalli e asini salvati da maltrattamenti, e una clinica veterinaria sociale. È un modello che funziona, tanto da essere esportato anche nell’Italia del sud. «In Romania gli animali randagi vengono ancora uccisi come unica soluzione al sovrappopolamento. La nostra missione è spezzare questo ciclo con sterilizzazioni, cure e adozioni», racconta Laura Salvatore, coordinatrice della raccolta fondi della Fondazione.

Randagismo animale in Italia: un’emergenza dimenticata

In Italia Save the Dogs è attiva dal 2005. Dal 2019 ha avviato “Non Uno di Troppo”, un programma di sterilizzazione e  di inserimento di micro chip gratuito in Campania e Calabria. L’obiettivo è chiaro: prevenire l’abbandono intervenendo prima che il problema esploda. «Non abbiamo un rifugio in Italia, ma collaboriamo con associazioni locali e rafforziamo le loro competenze», spiega Salvatore. Oggi l’Italia vive un preoccupante aumento del randagismo felino, con colonie sempre più numerose e poco controllate. Save the Dogs lavora in rete con istituzioni e associazioni, sostenendo che il randagismo è un problema sanitario e sociale, non solo animale.

Quando il cane è l’unico legame: il progetto per i senzatetto

Tra i progetti più innovativi c’è quello avviato a Milano nel 2021: assistenza veterinaria gratuita per gli animali di persone senza fissa dimora o a basso reddito. «Prendersi cura di un animale significa aiutare anche i loro proprietari a prendersi cura di sé –  spiega Salvatore -. Abbiamo incontrato situazioni di dipendenze, fragilità psichiche, solitudine. Ma spesso il cane o il gatto rappresenta l’unico legame affettivo stabile per queste persone. Quindi aiutare gli animali significa aiutare anche i senza tetto». Il progetto, sostenuto dal Comune e da finanziatori privati, ha creato una vera rete solidale urbana. L’obiettivo per il 2025 è espanderlo ad altre città italiane, coinvolgendo sempre più aziende pubbliche e private. Un impegno che Save the Dogs porterà anche quest’anno al Festival del Fundraising in programma a Rimini dal 9 all’11 giugno.

Al Festival del fundraising per fare la differenza

Al Festival del Fundraising dello scorso anno  la fondazione è  stata protagonista raccontando i test condotti sul database dei propri donatori. «La nostra donatrice tipo è una donna tra i 40 e i 60 anni, attivista e animalista, spesso anche volontaria. Si identifica con la nostra presidente», spiega Laura Salvatore che aggiunge «Il 5×1000 oggi resta per noi  una voce cruciale, ma il futuro si disegna con il coinvolgimento del mondo aziendale.  Il randagismo è un problema collettivo: di salute pubblica, sicurezza stradale, rispetto per la vita.  Per questo le aziende possono avere un ruolo attivo».

Guardando al futuro: tra Romania ed Europa

Se l’impegno delle aziende in Italia rappresenta il primo obiettivo, Save the Dogs in Romania guarda al 2025 con l’impegno di  aumentare le sterilizzazioni, grazie anche a veterinari volontari, e portare sempre più animali verso l’adozione in particolare nel Nord Europa. La prospettiva del progetto milanese per il 2025, invece, è di consolidarlo a Milano e in futuro di renderlo operativo anche in altre città. «Ogni cane o gatto che salviamo ha scampato una morte certa – conclude Salvatore -. Quindi il nostro sogno è arrivare ad avere un cambio culturale al punto da non avere più abbandoni e quindi cani e gatti che vivono in strada».

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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