Rendere più attrattiva la professione per i giovani e aumentare la retention per far sì che chi è nel sistema non se ne vada. Questi gli obiettivi della sanità veneta allo studio per incrementare il numero di medici e infermieri oggi insufficienti. Per questo scopo sono stati già stanziati con una legge regionale del Veneto 150 milioni di euro per tre anni.
Presente e futuro, la sanità veneta corre ai ripari
In Veneto ad oggi mancano 3500 medici e nei prossimi 10 anni andranno in pensione 15 mila infermieri. Un futuro non certo roseo attende la sanità veneta che cerca di correre ai ripari con un progetto a lungo termine.
«Il sistema sanitario Veneto, come quello nazionale e molti internazionali, secondo quanto riferito dall’OMS, sta vivendo un notevole problema di reperimento del personale», ha spiegato Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità di Regione Veneto, oggi presente a Venezia durante il convegno “Carenza di personale nel SSR, il cambiamento necessario: dalla rincorsa al turnover all’agire per la retention” . «Risposte miracolistiche non ce ne sono, ma cerchiamo di correre ai ripari» ha sottolineato.
La popolazione invecchia e aumentano i non autosufficienti
Lo scenario della sanità veneta deficitario di camici bianchi deve fare i conti con una domanda di salute che sta cambiando: l’aspettativa di vita è in aumento, la popolazione invecchia, ma aumenta di conseguenza la cronicità e la non autosufficienza. In particolare, a risentire di questo scenario sono alcune specialità mediche come ha denunciato l’assessore Lanzarin durante il convegno. «Ad essere carenti sono i reparti di urgenza emergenza, chirurgia generale e poi mancano i medici di medicina generale – ha specificato -. Anche sul fronte della disponibilità di infermieri, essenziali sia in ospedale che sul territorio, si evidenziano delle gravi carenze».
Un piano quinquennale per trattenere medici e infermieri
Il Veneto non perde tempo e difronte a carenze di personale e poca attrattività di alcune professioni sanitarie risponde con una visione strategica a lungo termine. «Abbiamo varato un piano quinquennale con una serie di linee per incidere su due fattori – ha aggiunto l’assessore alla Sanità -. L’attrattività della professione e la retenction, ovvero fare in modo che chi è in servizio non se ne vada, ma si senta considerato come merita sul piano organizzativo, umano e retributivo».
Con una legge regionale destinati 150 milioni a: personale, organizzazione, flessibilità, carichi di lavoro
«Non a caso – ha fatto notare l’Assessore – è già legge regionale una disponibilità di 150 milioni di euro in tre annualità, stanziati per aumentare i fondi contrattuali delle Aziende Sanitarie, per incidere sui servizi e sulle aree disagiate per renderli più attrattivi. Nell’ambito del Piano, ora al confronto con tutti gli stakeholders in cabina di regìa, si ragiona anche su altri tasselli. Su tutti l’organizzazione complessiva, la flessibilità, i carichi di lavoro, l’invecchiamento dei lavoratori in servizio. Non da ultimo, come trattenere i lavoratori non in età pensionabile, instillando in loro una consapevole voglia di rimanere. Quindi si tratta non solo di attrarre, ma anche di mantenere. Di semplice, in sanità, oggi non c’è nulla – ha concluso Lanzarin – ma sono fiduciosa che dalle iniziative in atto possano scaturire buoni risultati».
Allo studio un modello Veneto: organizzazione, benessere del personale e turnover
Tra le iniziative più importanti c’è la volontà di investire sulla forza lavoro esistente. Al riguardo il piano prevede l’attuazione di strategie di promozione di stili di leadership supportivi, al fine di costruire un ambiente incentrato sul benessere del personale e su minori livelli di assenteismo e di turnover. Questo per ottenere, a medio e lungo termine, ricadute positive nella cura del paziente. In particolare è previsto l’avvio di un progetto con alcuni atenei italiani per la definizione di un modello italiano da applicare nelle aziende sanitarie di Regione Veneto.