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Sanità lombarda: promuove la longevità sana e il ritorno dei cervelli

L'assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso sulla sanità lombarda: «Tra i migliori ospedali al mondo c'è il Niguarda: pubblico e lombardo. In risposta a tutti coloro che criticano la Lombardia dicendo che sacrifica  la sanità pubblica per privilegiare il privato. I fatti dimostrano che è assolutamente vero il contrario» 

Guido Bertolaso Assessore Welfare Regione Lombardia
Guido Bertolaso Assessore Welfare Regione Lombardia

La Lombardia si prepara a guidare una rivoluzione sanitaria con la creazione della prima rete italiana di longevità sana. L’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso ha annunciato l’iniziativa durante l’evento ‘Eccellenze sanitarie lombarde. Un viaggio nella cura del futuro’ che si è tenuto ieri a Palazzo Lombardia.

Una rete per prevenzione e diagnosi

La rete sarà formata dalle strutture ospedaliere regionali e avrà l’obiettivo di prevenire le malattie attraverso strategie di prevenzione e diagnosi predittiva. «Dobbiamo conoscere e neutralizzare i fattori di rischio prima che si sviluppino patologie – ha fatto notare l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso -. Per chi è già malato, invece, dobbiamo garantire le cure più avanzate, anche di biofarmaceutica e di medicina rigenerativa, prevenendo anche il ripresentarsi di malattie già curate con successo».

Lombardia eccellenza sanitaria nel mondo

Con la creazione della rete di longevità sana, la Regione non solo mira a migliorare la qualità della vita dei cittadini, ma anche a diventare un punto di riferimento globale nella prevenzione e cura delle malattie. Un impegno che si conferma con la classifica dei 250 migliori ospedali al mondo dove la Lombardia è presente con cinque ospedali e vanta il miglior ospedale italiano. La Lombardia dunque si pone come esempio di eccellenza sanitaria, dimostrando che l’innovazione e la collaborazione internazionale possono portare a risultati straordinari.

Cinque ospedali lombardi nella classifica dei migliori 250 al mondo

Nell’elenco dei 250 ospedali che compongono la classifica mondiale stilata da Newsweek e Statista gli ospedali italiani sono in tutto tredici. Il Niguarda di Milano al 37esimo posto e il Gemelli di Roma subito dopo al 44esimo. Ai primi posti quattro ospedali americani, ma nell’elenco gli ospedali italiani sono in tutto 13 e tra i primi nove posti della classifica per l’Italia, 5 sono lombardi di cui 3 pubblici e 2 privati accreditati: Niguarda, San Raffaele, Istituto clinico Humanitas, Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Policlinico San Matteo di Pavia.

Bertolaso: «Tra i migliori ospedali al mondo c’è il Niguarda: pubblico e lombardo».

Un risultato che Bertolaso ha commentato  ieri con orgoglio: «Cinque ospedali della Lombardia tra i migliori al mondo è un dato significativo  – ha sottolineato l’assessore al Welfare di Regione Lombardia -. Non solo, mentre lo scorso anno il migliore ospedale italiano era privato e non lombardo; quest’anno il migliore è pubblico ed è il Niguarda di Milano.  Quindi da questo punto di vista credo che la Lombardia abbia raggiunto un doppio risultato positivo:  vanta l’ospedale migliore d’Italia che è anche pubblico. In risposta a tutti coloro che criticano la Lombardia dicendo che sacrifica  la sanità pubblica per privilegiare il privato. I fatti dimostrano che è assolutamente vero il contrario».

Prossimo obiettivo: far rientrare i cervelli italiani

Secondo l‘assessore Bertolaso, la Lombardia ha già ottenuto risultati significativi nella sanità pubblica. Oltre al primato dell’ospedale Niguarda, la Regione ha visto un aumento del 15% nella prevenzione delle malattie grazie alle nuove strategie di diagnosi predittiva e prevenzione. Per migliorare ancor più nella ricerca e nella cura  Bertolaso ha promesso di far rientrare in Italia molti dei cervelli italiani che oggi sono soprattutto negli Stati Uniti. «Dopo la fuga dei cervelli di cui ci siamo lamentati per anni, oggi noi ci stiamo impegnando  per il ritorno dei cervelli in Italia – ha dichiarato Bertolaso -. Per questo andrò negli Stati Uniti per cercare di sfruttare il momento politico attuale (che ha visto Trump tagliare i fondi di università, sanità e ricerca), per far tornare a casa i nostri cervelli con proposte di lavoro interessanti».

 

 

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Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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