venerdì, Gennaio 24, 2025
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Sanità italiana: servono 40 miliardi per raggiungere l’Europa

Rapporto OASI 2024 di CERGAS SDA Bocconi fa il punto sulla sanità italiana e indica gli interventi necessari per rilanciare il SSN. Quattro le possibili soluzioni: ridefinire i criteri di priorità, ottimizzare la rete ospedaliera, introdurre compartecipazioni su alcuni servizi o assicurazioni, implementare la telemedicina

Per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale, sostenere il sistema universalistico riducendo liste d’attesa e raggiungere i livelli dell’Europa, sarebbero necessari alla sanità italiana 40 miliardi . Ovvero una cifra pari alla metà della spesa annuale destinata all’istruzione e soprattutto una revisione completa dell’organizzazione del Servizio Sanitario Nazionale.  Questo è emerso dal rapporto OASI 2024 pubblicato oggi dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CERGAS) di SDA Bocconi School of Management e presentato oggi presso l’Aula Magna dell’Università Bocconi di Milano alla presenza di policymaker nazionali e regionali, direzioni strategiche delle aziende sanitarie pubbliche e private, e da professionisti del settore sanitario.

La sanità italiana sotto la lente di ingrandimento di CERGAS

Il rapporto, 2024 dell’Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario italiano (OASI), giunto alla 25° edizione, è da tempo il punto di riferimento per l’analisi dei cambiamenti  in corso nel SSN e nella sanità italiana. Offre una fotografia dello stato di salute del sistema e propone misure utili alla risoluzione delle principali criticità identificate.  Per Francesco Longo, Responsabile scientifico del Rapporto OASI « La sanità italiana è ad un punto di svolta: l’Italia è ormai il secondo Paese più anziano al mondo, la spesa sanitaria è rimasta costante nel tempo, mentre le esigenze dei cittadini continuano a evolversi e questi si aspettano un servizio sostenibile ed efficiente. La realtà è però sotto gli occhi di tutti: il SSN presenta evidenti contraddizioni che peggioreranno in mancanza di una rivoluzione nelle logiche di governo del sistema, indebolendo il tessuto delle aziende del SSN».

 Italia secondo paese più anziano ma solo il 6,3% del PIL è destinato alla sanità

L’analisi, elaborata dal gruppo di ricerca coordinato dal Prof. Francesco Longo, Associate Professor dell’Università Bocconi e dal Prof. Alberto Ricci, Associate Professor of Practice di SDA Bocconi, identifica le criticità principali del SSN. Pur proponendosi come servizio sanitario universalistico, risulta incapace di fare fronte ai bisogni crescenti dei cittadini, in particolare della popolazione cronica (pari al 41% dei residenti) e della popolazione anziana non autosufficiente (4 milioni di persone).

Le criticità da superare

  • Il SSN è da decenni tra i meno finanziati in Europa. Per la sanità pubblica italiana, infatti, si destina il 6,3% del Prodotto interno lordo nonostante il nostro sia il secondo paese più anziano al mondo dopo il Giappone, terzo, se si considera anche il Principato di Monaco.
  • Per ridurre il gap con l’Europa sarebbero necessari almeno 40 miliardi, ovvero la metà dell’attuale spesa annua per l’istruzione. Una cifra che pesa come un macigno se si considera che oggi in Italia c’è una situazione demografica critica che implica un’elevata spesa pensionistica e minore popolazione in età da lavoro.
  • come rendere sostenibile l’universalismo del SSN. Questa è la vera sfida della sanità italiana pubblica. Una sanità disordinata dove esiste una situazione di disparità di cura tra chi è laureato e chi ha la licenza elementare, tra territori simili della stessa regione e c’è un divario ampio tra quanto prescritto e quanto erogabile.

La spesa sanitaria privata cresce meno del PIL

  • Anche la spesa sanitaria privata cresce meno del PIL. Se Francia, Germania e Regno Unito finanziano i rispettivi sistemi sanitari nazionali intorno al 9-11% sul PIL, l’Italia si è mantenuta costante nel tempo intorno al 6,3% sul PIL, cifra che si prevede resterà sostanzialmente invariata nel 2025 e 2026. Contrariamente a quanto si possa pensare, anche la spesa sanitaria privata cresce meno del PIL, e si attesta al 2,2% nel 2024 – circa il 26% della spesa sanitaria complessiva. Il dato, in sostanziale continuità con gli anni precedenti al Covid-19 – è chiaro: l’Italia non è disponibile a spendere per la salute, né pubblicamente, né privatamente.
  • Liste d’attesa: mancano criteri di priorità d’accesso relativi a aree di patologia, reddito, livello di istruzione. Per l’accesso ai servizi non si tiene conto di criteri di priorità quali, ad esempio, aree di patologia, cluster di popolazione per reddito o livello di istruzione, portafogli di tecnologie da includere nel contenuto dei servizi garantiti dal SSN. Questo è un meccanismo molto importante, ma quasi mai esplicitato, che ha portato il SSN a prescrivere molte più prestazioni rispetto alla sua effettiva capacità erogativa. Nei territori dove sono maggiori le prescrizioni, spesso sono elevati anche i consumi per abitante, ma cresce anche la distanza tra prescritto ed erogato, con conseguente incidenza sull’allungamento delle liste d’attesa.
  • Consumi di prestazioni per abitante disomogenei chi ha più risorse economiche, è più colto e ha una rete sociale si cura, chi non ha queste possibilità abbandona le cure e si generano diseguaglianze

Le soluzioni per la sanità italiana

Per rispondere a tali criticità, il Rapporto OASI 2024 individua e percorre quattro prospettive di policy che, introdotte individualmente o in combinazione tra loro, porterebbero a miglioramenti significativi del SSN e del suo supporto ai cittadini

Quattro prospettive di policy

  • Governare le aspettative: esplicitare i limiti del SSN e ridefinire i criteri di priorità per le prestazioni esigibili è il primo passo fondamentale per allineare le aspettative dei cittadini alle risorse effettivamente disponibili. Identificare i target prioritari, come pazienti cronici o persone con bassa autosufficienza, e comunicare chiaramente le prestazioni garantite, semplificherebbe il sistema e il relativo accesso. In questo modo, si arriverebbe progressivamente ad una maggiore convergenza tra il prescritto e l’erogabile dal SSN.
  • Efficienza impopolare: ottimizzare la rete ospedaliera riconvertendo le strutture più piccole e frammentate, riorientandole verso i servizi territoriali. Accorpare servizi ambulatoriali e laboratori, soprattutto nelle aree con densità eccessiva di strutture. Intervenire su ospedali di medie dimensioni che non raggiungono i volumi necessari per garantire qualità e sostenibilità. La costruzione o il rinnovo delle case della Comunità rappresenta, per fornire un esempio concreto, una grande opportunità per accorpare servizi territoriali in precedenza dispersi e frammentati.
  • Aumentare le risorse per il SSN: adottare strategie già sperimentate in altri Paesi, come l’aumento delle compartecipazioni per alcune prestazioni, oppure l’introduzione di assicurazioni integrative per il loro rimborso, la revisione delle allocazioni di spesa pubblica per aumentare il finanziamento alla sanità; si tratta, in tutti i casi, di proposte non semplici da tradurre nell’attuale contesto politico e sociale italiano.
  • Rivoluzionare la geografia e i formati dei servizi: digitalizzare i servizi sanitari specializzati attraverso la diffusione di strumenti di autocura per i pazienti cronici e l’implementazione di sistemi di telemedicina, ad esempio per le visite specialistiche. Ridisegnare i ruoli professionali favorendo la collaborazione orizzontale e una maggiore integrazione tra competenze nuove e ordini professionali tradizionali, ad esempio introducendo figure quali il case manager amministrativo del service center per la presa in carico della cronicità.
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