La medicina di base rappresenta oggi uno degli anelli deboli della sanità italiana. All’appello mancano circa 4000 camici bianchi pertanto occorre riorganizzare la medicina del territorio tenendo presente che corretta comunicazione e tempo sono due elementi imprescindibili che non possono mancare nel processo di cura.
La corretta comunicazione al paziente nella medicina di base
Quando il paziente è anziano, solo, fragile, portatore di malattie croniche ed invalidanti rischia di commettere errori nell’assunzione della terapia che possono ulteriormente aggravare il suo stato di salute. Il linguaggio del medico curante spesso però risulta complesso, scientifico, non alla portata del paziente.
Il tempo che serve
Il fattore tempo è l’altra spina nel fianco. Se la persona riporta un deficit cognitivo, uditivo o di altro genere la comunicazione risulta più lunga e difficile. La corretta aderenza del paziente alla terapia significa l’interazione con altri farmaci, ma anche con la dieta che segue. Tutto ciò andrebbe spiegato al paziente accertandosi che abbia compreso. L’organizzazione attuale della medicina di base, consente di erogare “cure sicure”, utilizzando il tempo adeguato previsto e gli strumenti che consentano un’aderenza sicura alla terapia?
La fretta nemica della medicina di base
Un esempio molto comune è il paziente affetto da morbo di Parkinson. In questo caso il regime alimentare risulta fondamentale per gli effetti prodotti dal farmaco di elezione. La scelta di una dieta ipoproteica è molto importante principalmente per migliorare l’efficacia della terapia farmacologica e per gestire alcuni dei sintomi della malattia. In questo caso specifico il paziente assume un farmaco chiamato levodopa. Le proteine possono interferire con l’assorbimento del farmaco, riducendo l’efficacia dello stesso, causando un peggioramento dei sintomi, quali tremori, rigidità, difficoltà nei movimenti. E’ fondamentale in questa patologia, come in altre, garantire una nutrizione adeguata che non comprometta l’efficacia del farmaco. Il medico curante ha il tempo di spiegare tutto questo? Se la risposta è no, cosa accade all’assistito?
I rischi per il paziente
Il paziente a sua volta, tende a fare poche domande, un po’ per vergogna, un po’ perché percepisce la fretta del medico, quindi non chiede e torna a casa pieno di dubbi. Non ricorda i dosaggi, gli orari, la frequenza con cui deve assumere il farmaco. Le problematiche legate all’uso di farmaci sono molto frequenti negli anziani e comprendono l’inefficacia terapeutica, gli eventi avversi, il sovradosaggio, il sotto dosaggio, il trattamento inappropriato, il monitoraggio inadeguato, la non aderenza e le interazioni farmacologiche.
Gli eventi avversi
Gli eventi avversi da farmaci sono effetti involontari, sgradevoli o pericolosi per la salute. Comuni esempi sono confusione, allucinazioni, cadute e sanguinamento. Il tasso di ospedalizzazione da eventi avversi da farmaci è 4 volte superiore nei pazienti anziani (circa 17%) rispetto ai pazienti più giovani (4%). Gli eventi avversi da farmaci possono verificarsi in qualsiasi paziente, ma gli anziani sono più suscettibili a tali eventi a causa di specifiche caratteristiche. Per esempio, gli anziani spesso assumono farmaci multipli contemporaneamente e presentano modificazioni correlate all’età sia nella farmacodinamica che nella farmacocinetica; entrambe queste condizioni aumentano il rischio di eventi avversi ( DiJ. Mark Ruscin, Sunny A. Linnebur, lug 2021).
Mancata aderenza del paziente alla terapia
Nella popolazione anziana, l’efficacia di un trattamento farmacologico è spesso compromessa dalla mancata o ridotta aderenza del paziente. L’aderenza alla terapia (compliance e persistenza) è condizionata da molti fattori, tra cui le barriere linguistiche, ma non dall’età di per sé. Ulteriori fattori che possono contribuire sono:
- Una condizione economica disagevole e la presenza di disabilità fisica che potrebbero rendere difficile l’acquisto dei farmaci
- La presenza di problematiche cognitive che rendono difficile l’assunzione dei farmaci così come prescritto
- L’uso di più farmaci (politerapie)
- La prescrizione di farmaci che devono essere presi più volte/die o in un modo specifico
- La mancata comprensione delle finalità del trattamento in termini di possibili benefici per la salute, o delle modalità secondo cui riconoscere e gestire le reazioni avverse da farmaco
Il ruolo degli infermieri nella medicina di base
Un regime terapeutico in cui vengono prescritti troppi farmaci e/o effettuate modifiche dei dosaggi troppo o troppo poco frequenti, può essere complicato dalla comprensione per i pazienti e quindi difficile da seguire. Gli infermieri possono aiutare gli anziani fornendo loro specifiche indicazioni e istruendoli sulle modalità di assunzione dei farmaci. Secondo i dati AIFA, nel 2023 la bassa aderenza alle terapie cardiovascolari, ha riguardato da 1 a 2 pazienti su 10, un dato preoccupante, soprattutto se si pensa che l’ictus e l’infarto del miocardio sono la prima causa di morte nel nostro paese.
I correttivi di una riorganizzazione della medicina di base
Riorganizzare la medicina di base, in maniera tale da ridurre i rischi da eventi avversi dovuti da mancanza di tempo, comunicazione frettolosa da parte del medico curante, potrebbe garantire benefici sotto diversi punti di vista.
Prevedere la presenza di infermieri che si dedichino ad indirizzare e guidare i pazienti fragili e anziani nell’assunzione corretta della terapia, addestrino il paziente nell’auto somministrazione della terapia insulinica, piuttosto che l’auto somministrazione di eparina sottocutanea, potrebbe portare ad esiti favorevoli, quali: riduzione delle ospedalizzazioni e dei decessi, degli accessi in PS, dei costi sanitari.