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Raggi X: sono italiani i principali apparecchi di diagnostica al mondo

Dopo medici e ricercatori esportiamo tecnologia Med Tech a raggi x in tutto il mondo con la bergamasca IMD, azienda leader nello sviluppo e nella ricerca. Suo il robot che fa diagnosi a domicilio

Oltre a formare medici e ricercatori che vanno ad arricchire la platea di cervelli all’estero l’Italia è tra i primi produttori al mondo di strumenti diagnostici che si trovano nei principali istituti di ricerca e ospedali internazionali. È il caso del gruppo I.M.D., International Medical Devices S.p.A., azienda  leader nel settore Med Tech specializzata nei sistemi di diagnostiche per immagini a raggi X. Con sede nella bergamasca,  esporta in tutto il mondo dove, con 40 anni di esperienza, ha conquistato la leadership nel settore.

Aniello Aliberti, AD IMD Group

Raggi x  ad alta precisione

A caratterizzare la IMD, holding quotata in borsa con tre società INTERMEDICAL TECHNIX SPA, INTERMEDICAL SRL E IMD GENERATOR di cui detiene il 100 per cento delle azioni, sono: la produzione di apparecchiature a Raggi X destinati principalmente al mercato internazionale, la realizzazione della fonte radiogena e un’alta sostenibilità ambientale frutto di un attento lavoro del settore ricerca e sviluppo. «Il 90 percento del nostro fatturato proviene dal mercato internazionale – spiega a quotidianodellasalute.it l’amministratore delegato Aniello Aliberti –. Abbiamo due aree di business: apparecchiature diagnostiche per immagini a raggi X destinate a sale operatorie e ambulatori; e produzione della fonte radiogena che ci permette di essere presenti sul mercato con tutta la filiera, mentre molti nostri competitor ne sono sprovvisti e siamo noi a fornire loro la fonte radiogena».

Ricerca e sviluppo made in Italy

Nella produzione di macchinari Med Tech l’Italia è dunque leader nella ricerca e nello sviluppo con obiettivi precisi: «Puntiamo ad ottenere immagini sempre più nitide per aiutare il radiologo nella diagnosi,  e il chirurgo in sala operatoria – racconta Aliberti -. Ma, di pari passo, la ricerca lavora per ottenere un apparecchio che esponga paziente, medico e radiologo ad un minor numero di raggi x».  In questa direzione l’area sviluppo di IMD ha messo a punto due tipologie di apparecchiature diagnostiche: «Abbiamo la macchina destinata all’ambulatorio per realizzare lastre digitalizzate con notevoli vantaggi di gestione e velocità di realizzazione – prosegue l’AD di IMD -, e l’apparecchiatura per la sala operatoria che permette al chirurgo di avere un’immagine sempre più precisa durante l’intervento».

Intelligenza artificiale applicata ai raggi X

Anche nel Med Tech e nella diagnostica per immagini l’intelligenza artificiale si è conquistata il suo spazio. «Per il momento è utilizzata nell’assistenza tecnica da remoto per individuare i guasti  – puntualizza Aliberti -. Abbiamo un servizio di assistenza che permette di arrivare ovunque h24 e sette giorni su sette,  in tempi brevissimi, grazie ad una telecamera e un tecnico collegato via web. L’impiego sul campo invece è frenato oggi dai radiologi che temono di essere scalzati dalla macchina. Ma il dialogo  con l’Ordine dei radiologi prosegue per arrivare a superare i pregiudizi e a puntare ad un lavoro di squadra».

Medicina territoriale: con il robot i raggi X arrivano ovunque

Un lavoro tra macchina e uomo che già oggi trova la sua massima espressione nella IMD con il robot di diagnostica a domicilio. Ovvero un sistema dedicato alla radiologia domiciliare, brevettato.  «È l’unico sistema radiologico con una potenza da 30 kWh  – fa notare l’AD dell’azienda bergamasca -. Tecnicamente vuol dire che ha una potenza dieci volte superiore a quelli in uso  abitualmente di 3 kWh. Il nostro sistema robotizzato è quindi più ingombrante, ma è dotato di cingoli per salire le scale, per raggiungere zone impervie. Anche in questo ambito siamo proiettati all’estero e siamo presenti in molti ospedali da campo e scelti dalle protezioni  civili di tutto il mondo».

Parola d’ordine: sostenibilità

Apparecchiature sofisticate, di grande potenza e precisione, ma non energivore. Lo puntualizza nella nostra chiacchierata l’AD di IMD che proprio quest’anno ha presentato il primo bilancio di sostenibilità del gruppo. «Sebbene non sia ancora obbligatorio per aziende delle nostre dimensioni, ritengo che questo documento sia uno strumento importante – dice Aliberti -. Rappresenta per noi un punto di partenza, un trampolino di lancio fondamentale per le future attività del gruppo nel rispetto dei cambiamenti socioeconomici, nella definizione delle strategie del prodotto e nella gestione quotidiana. Come? Non abbiamo macchinari che consumano grandi quantità di energia e poi nella scelta del personale abbiamo optato per chi vive vicino all’azienda in modo da ridurre al minimo la movimentazione dei dipendenti».

Un impegno nel sociale

Un’attenzione che va oltre l’ambiente, verso gli altri. «Siamo particolarmente attenti alle necessità del territorio, perciò, supportiamo iniziative sportive locali – prosegue l’AD -,  ospitiamo i genitori dei bambini ricoverati all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo quando arrivano da altre città, ed abbiamo donato un’apparecchiatura a raggi X al riparto di pediatria con immagini colorate e personaggi fantasy per distrarre il bambino durante l’esame».

 Futuro in 3D

Il futuro Med Tech in  IMD è in 3D. «Vogliamo migliorare l’immagine più possibile per ridurre al minimo il margine di errore – conclude Agnello Aliberti-.  Per questo, dopo aver introdotto nelle sale operatorie americane una nuova apparecchiatura digitale compatta per aiutare il chirurgo durante il suo intervento. stiamo mettendo a punto un sistema diagnostico e chirurgico destinato ai reparti di cardiochirurgia, neurochirurgia e vascolare che sarà sul mercato a partire dal 2025».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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