domenica, Febbraio 9, 2025
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Radiochirurgia: la terapia Gamma Knife raddoppia

La radiochirurgia Gamma Knife è mininvasiva e a basso rischio per il paziente. Viene utilizzata per il trattamento di tumori, metastasi, malformazioni venose e al trigemino. Il dott. Alberto Franzin, neurochirurgo, presenta caratteristiche e nuovi scenari

Per trattare patologie cerebrali oggi il metodo più innovativo – perché mininvasivo e con pochissimi rischi per il paziente – è la terapia Gamma Knife. Si tratta di una forma di chirurgia stereotassica, ovvero radiochirurgia che permette di curare molti tumori e patologie cerebrali. In realtà è nota agli specialisti da 40 anni, ma solo negli ultimi dieci sono state introdotte importanti novità a livello di tecnologia, sempre più precisa e accurata. Ne parliamo con il dottor Alberto Franzin, neurochirurgo specializzato nel trattamento delle patologie neurologiche cerebrali, con una vasta esperienza nella radiochirurgia Gamma Knife presso la Fondazione Poliambulanza Istituto Ospedaliero di Brescia che dirige da sette anni. Un traguardo carico di emozioni, di successi e di conferme per un metodo sempre innovativo e sicuro  per il trattamento di neoplasie, malformazioni artero-venose e nevralgie al trigemino.

Dott. Alberto Franzin, Neurochirurgo è responsabile dell’Unità Semplice di Neurochirurgia Funzionale e Gamma Knife di Fondazione Poliambulanza Ospedale di Brescia

Cosa si intende per terapia Gamma Knife?

«Si tratta di una radioterapia molto precisa che nasce per il trattamento di malattie cerebrali. Insieme a Cyber-Knife, Gamma Knife è una procedura radio chirurgica intracranica stereotassica,  impiegata per il trattamento di lesioni cerebrali profonde, oltre che di patologie vascolari e funzionali di vario genere. La novità di quest’anno non è tanto la terapia già nota da almeno dieci anni, ma piuttosto la modalità di intervento».

Come si caratterizza la terapia Gamma Knife oggi?

« Nata per trattare alcune malattie neurologiche come il Parkinson, grazie a risonanza magnetica e Tac, si è visto che può essere utilizzata anche per lesioni tumorali cerebrali. Non solo, sono in corso studi interessanti sulla metodica di un una nuova modalità di somministrazione. Mentre prima la terapia gamma Knife prevedeva  un intervento in giornata, oggi abbiamo un nuovo protocollo, che prevede di trattare i tumori più complessi, o localizzati in aree delicate, come i nervi ottici, con interventi che durano anche cinque giorni».

Cosa accade nel cervello del paziente affetto da tumore cerebrale con il trattamento Gamma Knife?

«Innanzitutto, non si procede con un intervento chirurgico, ma con una radioterapia molto precisa e mirata che consente di trattare la patologia. Questo ha due vantaggi: si colpisce l’area interessata dalla patologia con una dose adeguata di raggi gamma, senza andare ad intaccare le zone circostanti del cervello. L’obiettivo della terapia Gamma Knife è di ridurre o eliminare la massa tumorale e le malformazioni vascolari in modo da impedire un aumento della loro dimensione o lo sviluppo di emorragie (nel caso di malformazioni vascolari). Nel caso invece di patologie come nevralgia del trigemino e tremore, il trattamento punta alla risoluzione dei sintomi o ad una loro netta riduzione».

Quali sono i vantaggi del trattamento Gamma Knife?

«Ai risultati promettenti si aggiungono vantaggi pratici per il paziente. L’ospedalizzazione è minima, se non addirittura assente, nel trattamento di tumori di piccole dimensioni o malformazioni vascolari. Infatti, il paziente si reca in ospedale la mattina verso le 7,30 e viene dimesso intorno alle 15 con la possibilità di riprendere l’attività lavorativa già il giorno seguente».

Può dare effetti collaterali?

«Premesso che il rischio è basso, esiste una casistica di effetti  collaterali facilmente risolvibili che riguardano perdita di capelli vicino alla zona trattata, perdita di sensibilità in alcune aree della testa e lieve rigonfiamento sulla zona trattata. Solo in casi rari può svilupparsi, alcune settimane dopo il trattamento, una infiammazione, edema, che richiede l’assunzione temporanea di cortisone».

Il nuovo protocollo dei cinque giorni per interventi più complessi, in che cosa consiste?

«Il nuovo protocollo prevede che, in caso di tumori complessi, o localizzati in zone delicate vicine al nervo ottico, sia possibile frazionare la radioterapia, dividendo la quantità dei raggi in cinque giorni. Questa nuova tecnica si utilizza per trattare tumori più grandi o metastasi, oppure tumori benigni di piccole dimensioni, ma localizzati vicino ai nervi ottici. Una soluzione ancora in fase di studio, ma già con una casistica importante».

Esiste un’età minima al di sotto della quale non è possibile utilizzare i Gamma Knife?

«Trattiamo anche bambini di tre o quattro anni con malformazione vascolare, se pur in anestesia totale. Non ci sono controindicazioni anche a trattare gli anziani.  Ciò che è importante sottolineare è che nel nostro ospedale: Fondazione Poliambulanza di Brescia circa il 95% degli interventi di Gamma Knife viene fatto con il Sistema Sanitario Nazionale. Una scelta che sposa la politica di inclusione della nostra Fondazione di non lasciare indietro nessuno. La Fondazione, per altro, è no profit, per cui anche le risorse generate dall’attività solvente vengono utilizzate per sostenere l’attività destinata a tutti i pazienti».

Il futuro dei Gamma Knife sposa l’Intelligenza Artificiale?

  «L’intelligenza artificiale ha dimostrato di essere un valido supporto della medicina, ma non di poter sostituire lo specialista. È bene puntualizzare questo aspetto, affinché il suo impiego sia ottimale. Nello specifico stiamo valutando se l’intelligenza artificiale sia in grado di rilevare,  in modo più rapido e accurato del medico, la presenza di cellule cancerose nella risonanza magnetica cerebrale dei nostri pazienti. L’intelligenza artificiale potrà poi aiutarci a studiare i pazienti che rispondono meglio alle terapie per cercare di scoprirne la ragione.  Questa è la sfida del futuro».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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