domenica, Febbraio 9, 2025
HomeMedicinaCureQuando uno smartphone salva la vita, la storia di Davide

Quando uno smartphone salva la vita, la storia di Davide

Davide ha sedici anni quando con uno smartphone scopre di avere un problema al cuore. Ci vogliono due anni perché l'aritmia rilevata con lo smartphone venga diagnosticato come tachicardia parossistica sopraventricolare. Operato nel 2017 con ablazione cardiaca, oggi sta bene

Nel 2015 Davide ha sedici anni quando sente per la prima volta che il suo cuore accelera fortissimo, poi si calma e tutto sembra tornare nella normalità. «Alcune volte è come se fosse impazzito e volesse scappare via», racconta il ragazzo a quotidianodellasalute.it . Una sensazione che trova conferma nello smartphone di ultima generazione appena ricevuto in dono.

 

«Pensavo fosse solo agitazione»

Il ragazzo che ha una vita normale, va a scuola, fa sport in un primo momento non presta attenzione all’accaduto. «Pensavo fosse solo agitazione», dice. Ma in breve queste “accelerazioni” del suo cuore iniziano a diventare più frequenti, anche mentre è sdraiato nel letto in una situazione di relax e totale silenzio.

Il nuovo smartphone misura la frequenza cardiaca

Proprio nei giorni della comparsa dei primi sintomi, Davide riceve in dono uno smartphone. «Uno di quelli tecnologici, che rilevano anche la frequenza cardiaca – prosegue nel suo racconto -. Lo provo subito per curiosità e, in quel momento, avverto che i battiti schizzano fino a 200. Non mi sento bene in effetti, ma subito penso che si tratti solo di un difetto del sensore». Davide, preoccupato di quanto accaduto, racconta l’episodio ai genitori che sulle prime non gli danno molto peso. Ma le accelerazioni del suo cuore si ripetono. «Sono sempre più spaventosi – sottolinea Davide -. Ogni volta che misuro la frequenza con il telefono segna numeri da capogiro».

Per lo smartphone il cuore di Davide corre troppo veloce

Lo smartphone non tradisce e ogni volta che il cuore di Davide fa le “accelerazioni” mostra un’anomalia nel battito. «Un giorno mostro tutte le misurazioni ai miei genitori – racconta -. Anche loro capiscono che qualcosa non funziona e mi portano subito da un cardiologo. Il professore non si fida dello smartphone e mi prescrive un holter». Quel giorno però l’esame del cuore non rileva nessuna anomalia e Davide si ritrova al punto di partenza. «Sono solo con i mei battiti fuori controllo, senza alcun medico che capisca ciò che sto passando».

Lo smartphone non sbaglia

Deluso e preoccupato, Davide prosegue la sua vita consapevole che nel suo cuore qualcosa non funziona bene anche perché lo smartphone continua a ricordarglielo ogni qual volta il suo cuore accelera troppo. Poi un giorno accade qualcosa che cambia le sorti e il futuro di Davide. Mentre è in visita a Bergamo, all’ASST Papa Giovanni XXIII,  il cuore accelera nuovamente, ma questa volta lo fa alla presenza di un operatore sanitario. «Ero sdraiato su un lettino quando il mio cuore inizia a correre fortissimo. L’infermiera accanto a me percepisce la mai agitazione e senza perdere un solo secondo mi fa un controllo elettrocardiografico. Subito dopo chiama il cardiologo. Per la prima volta finalmente qualcuno  vede quello che provo da tanto tempo!».

«Ho una tachicardia parossistica sopraventricolare TPSV»

Grazie ad uno smartphone e ad una percezione di pericolo, Davide scopre così di aver una Tachicardia parossistica sopraventricolare (TPSV). «Si tratta di una forma di aritmia  che può essere molto pericolosa  – fa notare Davide -. A quel punto mostro al cardiologo le rilevazioni registrate con lo smartphone e finalmente tutto trova un senso. Il cardiologo, Dottor Patrizio Mazzone, mi prende in cura e mi consiglia di fare un’ablazione cardiaca. L’intervento per eliminare il focolaio aritmogeno che scatena questi miei episodi viene fatto nel 2017. Da allora sto bene».

Cos’è la tachicardia parossistica sopraventricolare TPSV

La tachicardia parossistica sopraventricolare (TPSV)  è una forma di aritmia che origina a livello degli atrii, le camere cardiache superiori. È caratterizzata da una rapida e improvvisa accelerazione del battito cardiaco (la frequenza raggiunge e supera 100 battiti al minuto): nelle forme più comuni la persona percepisce la spiacevole sensazione di accelerazione sostenuta del battito cardiaco, accompagnata talvolta da stanchezza, sensazione di difficoltà nella respirazionefastidio toracico. L’intensità dei sintomi percepiti e riferiti può essere molto variabile da soggetto a soggetto. Questa forma di aritmia si distingue da altre (ad esempio la tachicardia sinusale) proprio a causa della sua insorgenza improvvisa.   Per confermare la diagnosi di TPSV è necessaria una visita cardiologica con elettrocardiogramma registrato durante l’episodio o un Holter ECG che monitora il ritmo cardiaco per un periodo prolungato, da 24 fino a 72 ore. Nel caso di episodi ripetuti il medico può valutare un intervento di ablazione: attraverso un catetere inserito nel cuore si erogano impulsi che vanno a distruggere il tessuto da cui origina l’impulso anomalo che scatena l’aritmia; si tratta di un intervento eseguito con tecnica poco invasiva e che in genere è molto efficace.

«La tecnologia mi ha salvato la vita»

Oggi Davide ha 25 anni ed è salvo. «Da tutto questo ho capito che la tecnologia, quella stessa tecnologia che ho sempre considerato un gioco, è stata fondamentale per me perché mi ha aiutato a trovare una risposta al mio problema. Quindi non abbiate paura della tecnologia. Non scartatela a priori. Usatela perché può darci un aiuto concreto, proprio quando ne abbiamo più bisogno».

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
ARTICOLI CORRELATI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

Più popolare

Commenti recenti