Nel 2015 Davide ha sedici anni quando sente per la prima volta che il suo cuore accelera fortissimo, poi si calma e tutto sembra tornare nella normalità. «Alcune volte è come se fosse impazzito e volesse scappare via», racconta il ragazzo a quotidianodellasalute.it . Una sensazione che trova conferma nello smartphone di ultima generazione appena ricevuto in dono.
«Pensavo fosse solo agitazione»
Il ragazzo che ha una vita normale, va a scuola, fa sport in un primo momento non presta attenzione all’accaduto. «Pensavo fosse solo agitazione», dice. Ma in breve queste “accelerazioni” del suo cuore iniziano a diventare più frequenti, anche mentre è sdraiato nel letto in una situazione di relax e totale silenzio.
Il nuovo smartphone misura la frequenza cardiaca
Proprio nei giorni della comparsa dei primi sintomi, Davide riceve in dono uno smartphone. «Uno di quelli tecnologici, che rilevano anche la frequenza cardiaca – prosegue nel suo racconto -. Lo provo subito per curiosità e, in quel momento, avverto che i battiti schizzano fino a 200. Non mi sento bene in effetti, ma subito penso che si tratti solo di un difetto del sensore». Davide, preoccupato di quanto accaduto, racconta l’episodio ai genitori che sulle prime non gli danno molto peso. Ma le accelerazioni del suo cuore si ripetono. «Sono sempre più spaventosi – sottolinea Davide -. Ogni volta che misuro la frequenza con il telefono segna numeri da capogiro».
Per lo smartphone il cuore di Davide corre troppo veloce
Lo smartphone non tradisce e ogni volta che il cuore di Davide fa le “accelerazioni” mostra un’anomalia nel battito. «Un giorno mostro tutte le misurazioni ai miei genitori – racconta -. Anche loro capiscono che qualcosa non funziona e mi portano subito da un cardiologo. Il professore non si fida dello smartphone e mi prescrive un holter». Quel giorno però l’esame del cuore non rileva nessuna anomalia e Davide si ritrova al punto di partenza. «Sono solo con i mei battiti fuori controllo, senza alcun medico che capisca ciò che sto passando».
Lo smartphone non sbaglia
Deluso e preoccupato, Davide prosegue la sua vita consapevole che nel suo cuore qualcosa non funziona bene anche perché lo smartphone continua a ricordarglielo ogni qual volta il suo cuore accelera troppo. Poi un giorno accade qualcosa che cambia le sorti e il futuro di Davide. Mentre è in visita a Bergamo, all’ASST Papa Giovanni XXIII, il cuore accelera nuovamente, ma questa volta lo fa alla presenza di un operatore sanitario. «Ero sdraiato su un lettino quando il mio cuore inizia a correre fortissimo. L’infermiera accanto a me percepisce la mai agitazione e senza perdere un solo secondo mi fa un controllo elettrocardiografico. Subito dopo chiama il cardiologo. Per la prima volta finalmente qualcuno vede quello che provo da tanto tempo!».
«Ho una tachicardia parossistica sopraventricolare TPSV»
Grazie ad uno smartphone e ad una percezione di pericolo, Davide scopre così di aver una Tachicardia parossistica sopraventricolare (TPSV). «Si tratta di una forma di aritmia che può essere molto pericolosa – fa notare Davide -. A quel punto mostro al cardiologo le rilevazioni registrate con lo smartphone e finalmente tutto trova un senso. Il cardiologo, Dottor Patrizio Mazzone, mi prende in cura e mi consiglia di fare un’ablazione cardiaca. L’intervento per eliminare il focolaio aritmogeno che scatena questi miei episodi viene fatto nel 2017. Da allora sto bene».
Cos’è la tachicardia parossistica sopraventricolare TPSV
La tachicardia parossistica sopraventricolare (TPSV) è una forma di aritmia che origina a livello degli atrii, le camere cardiache superiori. È caratterizzata da una rapida e improvvisa accelerazione del battito cardiaco (la frequenza raggiunge e supera 100 battiti al minuto): nelle forme più comuni la persona percepisce la spiacevole sensazione di accelerazione sostenuta del battito cardiaco, accompagnata talvolta da stanchezza, sensazione di difficoltà nella respirazione, fastidio toracico. L’intensità dei sintomi percepiti e riferiti può essere molto variabile da soggetto a soggetto. Questa forma di aritmia si distingue da altre (ad esempio la tachicardia sinusale) proprio a causa della sua insorgenza improvvisa. Per confermare la diagnosi di TPSV è necessaria una visita cardiologica con elettrocardiogramma registrato durante l’episodio o un Holter ECG che monitora il ritmo cardiaco per un periodo prolungato, da 24 fino a 72 ore. Nel caso di episodi ripetuti il medico può valutare un intervento di ablazione: attraverso un catetere inserito nel cuore si erogano impulsi che vanno a distruggere il tessuto da cui origina l’impulso anomalo che scatena l’aritmia; si tratta di un intervento eseguito con tecnica poco invasiva e che in genere è molto efficace.
«La tecnologia mi ha salvato la vita»
Oggi Davide ha 25 anni ed è salvo. «Da tutto questo ho capito che la tecnologia, quella stessa tecnologia che ho sempre considerato un gioco, è stata fondamentale per me perché mi ha aiutato a trovare una risposta al mio problema. Quindi non abbiate paura della tecnologia. Non scartatela a priori. Usatela perché può darci un aiuto concreto, proprio quando ne abbiamo più bisogno».