Oggi la carenza di infermieri in Italia fa tremare le ginocchia, anche perché “chi dovrà prendersi cura di noi in futuro?”, quando le corsie resteranno vuote, i campanelli suoneranno per ore, i reparti saranno accorpati e gli ospedali si ridurranno sempre più chiudendo altri posti letto.
Anni di criticità: mancano infermieri
Sono anni che gli infermieri e l’intera comunità professionale, evidenzia una serie di criticità e di campanelli d’allarme che sono rimasti inascoltati.
Nessun governo che si è succeduto, si è preoccupato seriamente dell’erosione della Sanità negli anni, del suo svuotamento lento e graduale. Non si è investito, anzi ogni governo ha pensato bene di tagliare sempre più risorse alla Sanità, adducendo in seguito la solita scusa “non abbiamo le risorse sufficienti” le stesse che si sono trovate per finanziare richieste di altri Dicasteri ritenuti evidentemente prioritari.
Il malato non lavora, non produce PIL ma lo assorbe
Questo perché la SANITA’ non è reputata dai governanti importante per il futuro del Paese ma anche per la stessa economia. Vorrei solo ricordare che la persona ammalata non lavora, non produce PIL, ma assorbe risorse.
Le scelte fatte nel tempo da organi istituzionali rappresentativi e non solo dalla politica, non sono state lungimiranti verso la professione infermieristica che non ha trovato una adeguata pianificazione di interventi, da quelli formativi, alle condizioni lavorative, alle remunerazioni. Ciò ha prodotto una lenta e graduale riduzione di attrattività verso la professione. Questo non ha fatto che peggiorare l’opinione dei cittadini nei confronti degli infermieri, mi riferisco al mancato riconoscimento sociale, esasperato successivamente dal Covid.
Infermieri pagati come gli operai
D’altronde perché dovrebbe esserci se il messaggio che viene trasmesso è il seguente: infermieri pagati meno degli operari o alla pari, seppur in possesso di titoli e competenze? In altri Paesi gli stessi sarebbero valorizzati e incentivati, mentre in Italia ci sono pochi infermieri e pure multitasking nelle corsie. Tutto va in un’unica direzione “la percezione di non essenzialità della figura dell’infermiere”. C’è però un segnale che proviene dall’Europa che potrebbe dare un minimo di respiro alla crisi in atto.
La posizione dell’Europa sugli infermieri
L’iniziativa dell’EU che ha finanziato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Regione Europa e per suo tramite le Federazioni Europee EFN e EFNNMA per sviluppare un piano programmatico volto ad incentivare il “recruitment and retention” degli infermieri europei. Tra questi paesi rientra anche l’Italia. Lo scorso 16 settembre, poi, la Federazione Europea delle Associazioni Infermieristiche ha inviato una missiva alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro della Salute Orazio Schillaci sottolineando la propria preoccupazione sui futuri interventi previsti per superare la crisi causata dalla carenza di
infermieri.
La lettera dell’EFN a Meloni e Schillaci
L’EFN, che rappresenta 3 milioni di infermieri in Europa, riportava nella missiva un messaggio di disappunto:
“ Garantire un’istruzione e delle qualifiche appropriate agli infermieri di assistenza generale e consentire opportunità di far progredire la professione infermieristica sono fondamentali per garantire la sostenibilità di qualsiasi ecosistema sanitario nell’Unione Europea. È quindi fondamentale che i governi nazionali dell’Unione Europea si assicurino sistemi sanitari con la forza lavoro infermieristica necessaria, con le competenze necessarie“. Il tutto in linea con la Direttiva UE 2005/36/CE modificata dalla Direttiva 2013/55/UE, per fornire servizi sanitari di alta qualità e sicuri a cittadini e pazienti. “La Federazione Europea delle Associazioni Infermieristiche (EFN) è stata informata che sono in corso discussioni a livello di Governo Italiano per introdurre il ruolo di Assistente Infermiere. Pur comprendendo l’urgenza di affrontare la carenza di professionisti sanitari, l’EFN ritiene che questa proposta sia inaccettabile in quanto rischia di fornire una soluzione peggiore del problema, portando a gravi conseguenze per la qualità dell’assistenza e la sicurezza dei pazienti”.
Il 3 ottobre nasce l’assistente infermiere
Sembra tutto caduto nel vuoto, visto quanto accaduto in data 3 ottobre.
Chi ha deciso di istituire il profilo dell’Assistente Infermiere, non ha ritenuto necessario doversi affidare a studi scientifici. Questi dimostrano, in maniera inequivocabile, che la qualità dell’assistenza e la riduzione della mortalità sono strettamente correlati alla presenza e quindi al numero di infermieri laureati per numero di pazienti assistiti.
A tal proposito vi sono stati tentativi di giustificare la professione infermieristica e la scelta dell’approvazione del nuovo profilo dell’Assistente Infermiere da parte di organi rappresentativi. Gli esempi utilizzati sono stati i modelli previsti in Europa. Tra questi i Paesi Bassi e il Regno Unito.
Il modello inglese
Spieghiamo meglio. Il Nurse Assistant (previsto nel Regno Unito) o l’infermiere di livello basso (1 -2 ), nasce per rispondere ad un organizzazione e ai bisogni del paziente, ottimizzando l’assistenza e sviluppando un lavoro di équipe, ognuno con competenze ben distinte e separate. La scelta di questi paesi non si fonda sull’esigenza certo di sostituire gli infermieri mancanti.
Cosa accadrà in futuro?
Tornando agli eventi attuali, “la Conferenza Stato Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano, presieduta dal ministro per gli affari regionali Calderoli, approva l’istituzione del profilo professionale di Assistente Infermiere”. Cosa dovremo aspettarci adesso? Corsie che pullulano di personale formato con un anno di corso a basso costo e a cui verranno richieste prestazioni di competenza infermieristica. Certo verrà chiesto all’infermiere di verificare l’esatta correttezza della procedura, ancora altro carico di lavoro e ulteriore
responsabilità. Non mi aspetto che la motivazione degli infermieri riceva un’impennata, tantomeno l’attrattività verso la professione. Temo per la sicurezza dei pazienti che si vedranno assistiti da persona non qualificato. Sottolineo anche la personale mortificazione nei confronti di chi ci governa e ci rappresenta, mi riferisco a coloro che hanno approvato tale scelta non tenendo in alcuna considerazione il parere dei professionisti. E’ ormai palese che bisogna accettare e subire. Questo giustifica il fallimento della nostra professione. Si era ventilato negli anni, oggi si è concretizzato.
A cura di Gabriella Scrimieri