Lo sport non sempre è sinonimo di benessere, infatti esiste una zona d’ombra che riguarda diverse discipline e che trasforma l’attività sportiva in un pericoloso volano per disturbi alimentari e della salute mentale. Questi disturbi nel mondo dello sport agonistico sono più frequenti di quanto si possa immaginare. Gli atleti, infatti, sono spesso sottoposti a pressioni esterne e interne per mantenere un determinato peso e una composizione corporea. Un meccanismo che li rende vulnerabili allo sviluppo di anoressia, bulimia, ma anche di forme meno note come l’ortoressia e la vigoressia, disturbo psicologico che nasce dall’idea di vedersi poco muscolosi e che interessa chi pratica bodybuilding e fitness.
Dati statistici sui disturbi alimentari negli atleti
L’alimentazione disordinata e i disturbi alimentari possono verificarsi in qualsiasi atleta, in qualsiasi sport e in qualsiasi momento, superando i confini di genere, età, corporatura, cultura, background socioeconomico e abilità atletica. La prevalenza stimata negli atleti varia dallo 0 al 19% negli uomini e dal 6 al 45% nelle donne. In generale, gli atleti presentano una maggiore prevalenza di alimentazione disordinata e disturbi alimentari rispetto ai non atleti.
Le cause dei disturbi alimentari negli atleti
In particolare, sono gli sport estetici ad essere maggiormente a rischio. Si tratta infatti di attività che richiedono dimensioni corporee stereotipate, o che prevedono classi di peso. Tra questi, la ginnastica ritmica e artistica, il pattinaggio artistico, la danza, i tuffi, il bodybuilding, la boxe, il wrestling, ma anche l’atletica e il nuoto.
Le denunce nel mondo della ginnastica
Diversi atleti hanno condiviso le loro esperienze con i disturbi alimentari, evidenziando l’importanza di affrontare questa problematica. Anna Basta e Nina Corradini, ex atlete della nazionale italiana di ginnastica ritmica, hanno fatto molto di più. Hanno avuto il coraggio di denunciare la violenza psicologica subita per inseguire canoni di magrezza ritenuti necessari per primeggiare in pedana. Un vaso di pandora che si è improvvisamente scoperchiato e che ha portato altre decine di ginnaste a denunciare situazioni di privazioni destinate a lasciare cicatrici profonde nella psiche di queste giovanissime promesse dello sport.
I rischi a lungo termine: ossa fragili e irsutismo
I disturbi alimentari possono portare a gravi conseguenze per la salute fisica e mentale degli atleti. Tra i rischi principali vi sono squilibri elettrolitici, disidratazione, carenze nutrizionali, problemi gastrointestinali e dentali. Inoltre, le pratiche dietetiche scorrette e l’esercizio fisico eccessivo aumentano il rischio di fratture da stress, lesioni articolari e muscolo-tendinee, infezioni e alterazioni del sonno. Ma non è tutto le conseguenze possono essere anche a lungo termine. Infatti, una amenorrea prolungata può avere conseguenza sulle ossa con una diminuzione della densità minerale ossea che genera facili fratture. In altri casi lo squilibrio ormonale può portare a irsutismo con conseguente crescita eccessiva di peli. Senza dimenticare i problemi di salute mentale come depressione, ansia e disturbi della personalità.
I campanelli di allarme
A mettere in guardia sui rischi che corrono gli atleti sono gli specialisti del centro di disturbi del comportamento alimentare di IRCCS Auxologico. Per Leonardo Mendolicchio, Responsabile della U.O. Riabilitazione dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione presso Auxologico Piancavallo e del centro ambulatoriale di Piancavallo, è fondamentale riconoscere i campanelli di allarme : «La scienza medica parla di triade dell’atleta e quando si riscontrano magrezza, amenorrea e fragilità ossea, è necessario intervenire . – spiega –. Al riguardo sarebbe interessante andare a sondare tra le varie discipline più a rischio, dove il corpo è più esposto, quante atlete non hanno il ciclo mestruale, hanno una magrezza evidente e quante, a causa di questo, iniziano ad avere problemi di osteoporosi. È un tema molto delicato e anche molto sottovalutato. I genitori devono stare molto attenti a percepire situazioni di malessere nell’atleta come mancanza di volontà ad andare agli allenamenti, sbalzi di umore e suscettibilità accentuata. In tal caso è bene vigilare ed evitare che il malessere sfoci in anoressia o bulimia».
Come intervenire
La prevenzione e il trattamento dei disturbi alimentari negli atleti richiedono un approccio multidisciplinare. È fondamentale che il personale sportivo sia a conoscenza dei fattori di rischio e dei segnali di pericolo, e che incoraggi gli atleti a rivolgersi a professionisti specializzati. La prevenzione deve includere la promozione della salute e del benessere, la riduzione dell’enfasi sul peso corporeo e l’educazione sulle conseguenze dei disturbi alimentari. I disturbi alimentari rappresentano una sfida significativa per gli atleti e richiedono un’attenzione particolare da parte di tutto il sistema sportivo. Solo attraverso la prevenzione, la diagnosi tempestiva e il trattamento adeguato è possibile proteggere la salute e il benessere degli atleti.
Auxologico: un centro DCA per aiutare i giovani atleti
Ai traumi fisici occorre poi aggiungere il grande capitolo delle ferite psicologiche. Il centro Auxologico sui disturbi del Comportamento Alimentare diretto dal professor Mendolicchio lavora su più livelli di assistenza. Due reparti a Piancavallo più intensivi per l’età evolutiva ed adulta dove vengono ricoverati i casi più gravi; due day hospital, uno a Verbania e uno al San Luca di Milano dove viene fatta una riabilitazione semi residenziale, mentre una rete di ambulatori a Verbania, Milano, Pioltello e Meda permette di dare assistenza diretta sul territorio.