domenica, Dicembre 8, 2024
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Protonterapia: In Italia 3 centri per 20 mila malati candidabili. Non basta

Ogni anno solo 1000 pazienti riescono ad accedere alla protonterapia, nonostante la cura sia prevista nei LEA per 10 tipologie di tumore. Troppa disparità tra nord e sud, necessario un cambio di passo

La protonterapia potrebbe essere la risposta per almeno il 20% di tutti i pazienti candidati alla radioterapia. Attualmente però in Italia ci sono solo 3 centri con una capacità di trattamento stimata intorno a 1000 pazienti l’anno. Troppo poco se si considera che i pazienti candidabili sono 20 mila. Non solo, al mondo ci sono oltre 150 studi di validazione e approfondimento in corso e nei paesi occidentali i centri di protonterapia si stanno moltiplicando.

Cos’è la protonterapia

La protonterapia, o terapia protonica, è una tipologia di radioterapia avanzata. Si realizza con fasci di protoni  che colpiscono un tessuto tumorale  con particelle caricate positivamente, i protoni, da cui deriva appunto il nome. Il fascio di protoni distrugge le cellule tumorali, danneggiando il DNA del tumore ed impedendogli di crescere. Di trattamenti mirati e indolore con bassi rischi di effetti collaterali si è parlato durante il convegno “Le nuove frontiere della protonterapia e dei farmaci per l’oncologia pediatrica” che si è tenuto ieri a Roma presso sala Isma al Senato. Durante il convegno sono stati messi in luce i benefici della protonterapia nella lotta ai tumori rispetto alla convenzionale radioterapia. In particolare, si è evidenziato come garantisca una minore irradiazione dei tessuti circostanti e di conseguenza  una ripresa più rapida.

I vantaggi della protonterapia

Una seduta dura circa 30 minuti e il trattamento è completamente indolore. Il paziente non è radioattivo e al termine del trattamento può tornare alle sue normali attività quotidiane. Grazie alla massima precisione di intervento, inoltre, presenta altri vantaggi per il paziente:

  • Riduce al minimo le radiazioni su altri organi vitali come cuore, polmoni, colonna vertebrale
  • Salvaguardia le funzioni neurologiche se il tumore è al cervello o sedi limitrofe.
  • Essendo mirata e localizzata rispetto ad altri tipi di radioterapia è ideale per colpire tipologie di cancro localizzate in sedi critiche e nei tumori solidi di pazienti pediatrici.
  • Studi scientifici hanno dimostrato che la terapia protonica causa meno effetti collaterali rispetto alle radiazioni tradizionali
  • I pazienti al termine della seduta non sono radioattivi, ma possono ritornare alle loro attività quotidiane.

Situazione oggi in Italia: disparità tra nord e sud

A fronte di tanti vantaggi però L’Italia, insieme alla Francia, è oggi il Paese europeo con il più basso rapporto sale di trattamento/numero di abitanti. Non solo, il divario tra nord e sud Italia è enorme. Nel meridione non esistono centri attrezzati per la protonterapia, perciò i pazienti, compresi i bambini, sono costretti a spostarsi nelle regioni settentrionali. «Noi raccogliamo 33 associazioni su tutto il territorio nazionale, almeno dove sono presenti reparti di oncologia pediatrica- ha ricordato durante il convegno il presidente Fiagop, Paolo Viti– e siamo presenti in 14 regioni su 21. La migrazione sanitaria è per noi un problema assillante: di fatto, le nostre associazioni del sud sono costrette a portare i bambini e i ragazzi nel centro-nord, si parte sostanzialmente da Roma in su. Basti pensare che il 75,1% dei bambini della Calabria si sposta».

Protonterapia: diffusione e ricerca a che punto siamo?

Il decreto tariffe entrato in vigore lo  scorso primo gennaio 2024, tra l’altro, ha stabilito che per dieci tipologie di tumore la protonterapia oggi è una prestazione erogabile a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Non solo, Il ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato il progetto Erha (Enhanced Radio therapy with Hadrons di LinearBeam per sviluppare il primo sistema di protonterapia basato su accelerazione lineare di protoni. «Si tratta di un’apparecchiatura altamente specializzata – ha spiegato la dottoressa Sara Rossi dirigente Mur- Autorità di Gestione del Pon Ricerca e Innovazione 2014-2020 – che permette di effettuare un trattamento innovativo. È l’unica macchina che risulta capace di modulare l’energia, mantenendo contenute le dimensioni della zona bersaglio da trattare, risultando così estremamente precisa. In questi anni sono stati finanziati circa 80 progetti, i più importanti raccolti sul portale Researchitaly. L’obiettivo è quello di raccoglierli tutti e renderli pubblici per agevolare il lavoro dei nuovi ricercatori».

Obiettivi

Tra gli obiettivi evidenziati durante l’incontro dalla senatrice Tilde Minasi promotrice del convegno «Ridurre le disparità tra nord e sud nelle possibilità di cura e nella disponibilità di fondi per la ricerca e la cura delle neoplasie con protoni». «L’auspicio  di ricercatori e pazienti – ha aggiunto il professor Roberto Orecchia, già professore ordinario di Radioterapia all’università degli Studi di Milano e direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia – è che in futuro, anche in Italia, con il fiorire degli studi sull’efficacia della protonterapia anche in combinazione con altri trattamenti, si ampli l’elenco delle prestazioni di protonterapia garantite dalla sanità pubblica. Al momento il ministero della Salute ha inserito la protonterapia nei Lea, i Livelli essenziali di assistenza, per 10 patologie oncologiche per le quali è considerata appropriata».

 

 

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