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Pma, quasi, gratis dal 1 gennaio, in Lazio criteri dannosi

Dopo una lunga battaglia e diversi mesi di attesa, la procreazione medicalmente assistita è diventata (quasi) gratuita in tutta Italia. Dal 1° gennaio 2025, infatti, la Pma è entrata nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), diventando finalmente accessibile a tutte le coppie italiane a costi ridotti. Per  Ermanno Greco, Presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.), i criteri di accreditamento in Lazio sono dannosi

Dopo una lunga battaglia e diversi mesi di attesa, la procreazione medicalmente assistita (Pma) è diventata (quasi) gratuita in tutta Italia. Dal 1° gennaio 2025, infatti, la Pma è entrata nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), diventando finalmente accessibile a tutte le coppie italiane a costi ridotti. Questa decisione non solo uniforma l’accesso alla Pma su tutto il territorio nazionale, ma rappresenta anche una risposta concreta a un problema sociale di ampie dimensioni: il calo della fertilità. (Fonte AdnKronos)

Il costo della Pma

I Lea definiscono le prestazioni sanitarie essenziali che ogni cittadino ha diritto di ricevere gratuitamente o dietro pagamento di un ticket uniforme su scala nazionale. Fino a oggi, la Pma è rimasta fuori dai Lea, costringendo molte coppie a sostenere autonomamente spese considerevoli, con trattamenti che potevano costare oltre 5.000 euro a ciclo. Dal nuovo anno la fecondazione omologa e quella eterologa (resa legale in Italia dopo una sentenza della Consulta del 2014) rientrano nei Lea insieme ad altre attività sanitarie, come la consulenza genica, l’adroterapia e varie prestazioni per chi è affetto da malattie rare.

Pagare solo il ticket

Con l’inclusione nei Lea, le coppie potranno richiedere alla propria Regione di appartenenza di accedere alla Pma con il pagamento di un ticket che oscilla tra 100 e 300 euro, a seconda del trattamento. Le nuove regole fissano anche limiti precisi. Le donne potranno accedere ai trattamenti fino a 46 anni. Saranno consentiti un massimo di sei tentativi per coppia. Nonostante queste previsioni siano considerate un progresso, il rimborso previsto per le strutture convenzionate – 2.700 euro per l’omologa e 3.000 euro per l’eterologa – è ritenuto insufficiente dagli operatori.

I numeri della Pma in Italia 

L’attività di Pma è cresciuta significativamente nel corso degli anni, passando dai 63.585 trattamenti del 2005 ai 109.755 del 2022 e la percentuale rispetto alle nascite totali è aumentata dall’1,22% del 2005 al 4,25% del 2022. Solo in alcune regioni, come Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia, la procreazione medicalmente assistita era già accessibile a costi calmierati grazie a iniziative locali.

L’età della Pma

Il maggior ricorso alla Pma dipende anche dal fatto che si diventa madri sempre più tardi. Anche l’età media delle donne che si sottopongono ai trattamenti di fecondazione assistita è aumentata, passando dai 34 anni del 2005 ai 37 anni del 2022. Un balzo importante si è avuto nella fascia over 40 che, in Italia, rappresentava il 20,7% degli accessi alle Pma nel 2005 ed è salito al 33,9% nel 2022.

Prof. Ermanno Greco, Presidente S.I.d.R.

Le criticità in Regione Lazio

«La Regione Lazio ha deliberato i criteri per accreditare i Centri privati per erogare le prestazioni di Pma in regime di convenzione, ma questi criteri sembrano un po’ irrazionali, privi di un reale riscontro scientifico e soprattutto non andare incontro alle esigenze del territorio, per eliminare, ad esempio, le tanto temute liste d’attesa ed evitare un pellegrinaggio procreativo interregionale come invece finora accaduto», così Ermanno Greco, Presidente della Società Italiana della Riproduzione (S.I.d.R.)

Centri con almeno 250 prestazioni erogate

«La delibera della Regione Lazio -aggiunge- prevede che i Centri che si potranno accreditare saranno solo quelli che avranno erogato almeno 250 prestazioni di secondo e terzo livello, mentre non vengono tenute in considerazione le prestazioni di primo livello, ovvero inseminazione intrauterina o IUI, effettuate. Il Centro, inoltre, dovrà possedere un laboratorio interno di diagnostica biochimica con tecnologia avanzata, contrariamente a quanto disposto dalla normativa regionale per l’autorizzazione alla Pma, che lo prevedeva anche in collegamento funzionale».

Pochi centri potranno erogare

Questo criterio di selezione, osserva Greco, fa sì che «nella Regione Lazio potranno essere convenzionati al massimo 4 o 5 Centri, un numero sicuramente insufficiente per erogare più di 8.000 prestazioni. Non si riesce a capire perché anche un Centro che ha effettuato un numero minore di prestazioni non debba essere convenzionato. Ricordo che il CNT ogni due anni svolge ispezioni specifiche sui Centri Pma, ispezioni il cui esito viene regolarmente trasmesso alla Regione».

Il privato continuerà ad avere numeri elevati

«E’ chiaro che con questi criteri selettivi i pazienti affluiranno nei Centri che già svolgono un numero elevatissimo di prestazioni e tutte in regime privato. Ciò a scapito delle liste d’attesa, che per il trattamento in regime convenzionato saranno più lunghe e con conseguenze negative anche sulla qualità dei risultati, perché il sovraffollamento dei cicli porta inevitabilmente a un abbassamento del successo, come molteplici studi scientifici internazionali evidenziano. Infatti, il Centro Pma deve possedere un numero adeguato non solo di biologi e ginecologi, ma anche di apparecchiature. Tutto questo, però – conclude il Presidente della S.I.d.R. – nella delibera della Regione Lazio non è stato finora considerato».

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