In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione del Tumore della Cervice Uterina, prevista il 17 novembre, Regione Lombardia ha deciso di sensibilizzare tra i più giovani l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce del tumore della cervice uterina. L’iniziativa, promossa in collaborazione con le ATS e gli atenei lombardi, prevede la realizzazione di open day vaccinali presso alcune università offrendo alle ragazze e ai ragazzi fino a 26 anni la possibilità di ricevere il vaccino anti Papilloma Virus fino al prossimo 22 novembre.
Il tumore alla cervice uterina primo tumore interamente riconducibile a un’infezione virale
Il tumore della cervice uterina, riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come il primo tumore interamente riconducibile a un’infezione, rappresenta la quarta neoplasia più comune tra le donne, specialmente in età giovanile. L’infezione da HPV (Papilloma Virus Umano), trasmissibile sessualmente, è la causa principale della patologia.
L’importanza della prevenzione: il vaccino anti-HPV
La prevenzione è fondamentale perché riduce drasticamente l’incidenza di questa neoplasia, identificando e trattando le lesioni precancerose. La prevenzione può essere di due tipi: primaria attraverso la vaccinazione e secondaria con lo screening. Ne parliamo con Davide Dalu, direttore dell’oncologia ad indirizzo infettivologico dell’ASST Fatebenefratelli Sacco di Milano. «Il papilloma virus è responsabile di una alta percentuale dei tumori del tratto ano genitale – spiega Davide Dalu–: più del 90% del carcinoma della cervice uterina e del carcinoma spino cellulare dell’ano. Non solo, è associato al carcinoma orofaringeo, della vulva, della vagina e del pene nell’uomo».
I numeri del Papilloma Virus
La stragrande maggioranza della popolazione è entrata, almeno una volta, in contatto con il virus dell’HPV, ovvero del papilloma virus. «Non è detto che tutti l’abbiano sviluppato – puntualizza l’esperto -, in molti casi può essere rimasto latente».
La prevalenza dei sierotipi ad alto rischio di HPV nella popolazione generale è l’8% ed è da considerare che circa il 5% delle nuove diagnosi tumorali sono riferibili al virus HPV. «L’impatto non è indifferente – riprende Dalu -. Un altro dato interessante è la prevalenza e l’incidenza del papilloma virus nei soggetti ad alto rischio, ovvero associati ad un possibile sviluppo di tumori ovvero MSM (uomini che fanno sesso con uomini) omossessuali, che hanno una incidenza da infezione che arriva al 40%, la popolazione transgender che va oltre il 50% e poi ci sono le sex worker che arrivano anche all’80%».
Prevenzione primaria nella vaccinazione Italia meglio di altri paesi europei
La copertura vaccinale per HPV anche se non raggiunge ancora il 95% come da obiettivo del OMS, arriva tra i dodicenni ad un 60% nelle femmine che hanno completato il piano vaccinale con due dosi e ad un 40% nei maschi. «Numeri che ci collocano prima di molti altri Paesi Europei – ammette l’oncologo infettivologo -. Anche se possiamo fare ancora meglio».
Chi può fare il vaccino contro il Papilloma Virus gratuitamente
Un incentivo arriva proprio da Regione Lombardia con questa campagna che offre il vaccino anti-HPV gratuitamente a ragazze e ragazzi fino ai 26 anni di età. «Non solo, in Lombardia è gratuita a qualsiasi età per la popolazione ad alto rischio comprese le donne che hanno avuto dei carcinomi intraepiteliali, mentre è fortemente consigliata, ma non gratuita, nelle donne fino a 45 anni di età. Il vaccino oggi copre nove sierotipi su circa 400 ma una parte ad alto rischio ovvero il 16 e il 18. l’Hpv 16 è responsabile del 70/80 percento dei tumori alla cervice uterina mentre ci sono altri sottotipi che sono responsabili più comunemente dei condilomi».
Prevenzione secondaria: protezione e screening contro il Papilloma Virus
La prevenzione secondaria prevede la possibilità per le donne dai 25 ai 64 anni di fare controlli periodici come il Pap test e il test HPV-DNA. Questi sono fondamentali per individuare e trattare precocemente eventuali lesioni precancerose. «Nella prevenzione secondaria bisogna agire sui fattori di rischio correlati all’infezione da HPV – aggiunge Dalu -. Sensibilizzando sull’uso dei preservativi e incentivando gli screening.
Cosa verifica il test HPV-DNA
Da un anno circa è stato introdotto oltre al pap test già di uso comune, anche il test HPV-DNA. Si tratta di un test che va a cercare se ci sono infezioni da HPV ad alto rischio. La raccolta del campione avviene nello stesso modo del Pap test e serve a verificare se il virus si sta replicando e dalle cellule basali ha raggiunto le cellule apicali dell’epitelio. In caso di positività al test verranno fatti esami di secondo livello oppure verrà data indicazione di ripetere l’esame a distanza di qualche mese a seconda del tipo di papilloma virus presente».