venerdì, Giugno 20, 2025
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Ospedale del futuro: a Brescia parte la rivoluzione della cura

Riorganizzazione del percorso di cura, sostenibilità, innovazione e umanizzazione degli spazi, l'ASST Spedali Civili di Brescia si appresta a diventare l’ospedale del futuro. Le novità nelle parole del Direttore Generale, Luigi Cajazzo

Luigi Cajazzo, Direttore Generale ASST Spedali Civili di Brescia
Luigi Cajazzo, Direttore Generale ASST Spedali Civili di Brescia

Digitalizzazione, sostenibilità ambientale e una riorganizzazione radicale dei percorsi di cura. Così  sarà l’ospedale del futuro. Il modello che candida l’ASST Spedali Civili di Brescia a diventare modello ispiratore a livello europeo. Ne abbiamo parlato con il Dott. Luigi Cajazzo, Direttore Generale dell’ASST Spedali Civili di Brescia, che guida con determinazione questo grande cambiamento: «Sarà la più imponente opera di ammodernamento mai realizzata nella storia del Civile. Non solo ristrutturazione, ma una vera riorganizzazione funzionale dell’intera offerta sanitaria».

Un progetto futuristico per rispondere alla sanità di domani

Il piano di ristrutturazione della struttura si articola in due fasi: la prima, già finanziata con oltre 300 milioni di euro, prevede la costruzione del Main hospital con circa 600 posti letto,  il nuovo ospedale pediatrico e il nuovo dipartimento di emergenza-urgenza. Il tutto nella zona nord dell’attuale presidio. Il concorso internazionale di progettazione dell’ospedale del futuro, preparato con il supporto della Fondazione Politecnico di Milano, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea del 22 aprile scorso: a gennaio 2026 conosceremo il vincitore.

L’ospedale del futuro: due fasi, ma una visione integrata

La seconda fase riguarderà la riqualificazione dei padiglioni esistenti secondo una logica di miglioramento dei percorsi e dell’accoglienza dei pazienti e dei loro familiari, con una attenzione forte alle attività di ricerca che connotano lo storico rapporto tra l’Ospedale e l’Università degli Studi di Brescia. «Il progetto complessivo prevede una riallocazione di tutte le aree assistenziali per superarne l’attuale frammentazione, partendo dall’alta intensità di cura a nord e con un decremento del carico assistenziale man mano che si procede verso sud, fino al cosiddetto “ospedale di giorno” per le attività a bassa intensità» fa notare il DG.

Ambiente e benessere: luoghi di cura, non solo di ricovero

Una delle parole chiave del progetto è umanizzazione: ambienti verdi, aree relax, luce naturale. «Il paziente non è solo un corpo da curare, ma una persona da accogliere – prosegue Cajazzo -. Stiamo progettando spazi che offrano sollievo dallo stress, contribuendo al processo di guarigione, secondo un concetto olistico di cura».

Ricerca, sostenibilità ed innovazione nell’ospedale del futuro

Uno degli assi portanti di questo progetto è la collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia. «Ogni anno approviamo circa 350 studi clinici, quasi uno al giorno – sottolinea il Direttore Generale della ASST Spedali Civili di Brescia -. Il nostro obiettivo è creare spazi adeguati anche per la ricerca e per il Cancer Center, oggi in fase di accreditamento con l’OECI, l’Organizzazione Europea degli Istituti del Cancro». La progettazione è stata supportata da sistemi di simulazione dinamica per stimare i bisogni di salute futuri, in un contesto di crescente cronicità e calo della natalità.

Una simulazione dinamica per stabilire l’attrattività del polo ospedaliero

«Con il supporto della ATS di Brescia abbiamo studiato l’impatto della domanda di salute, partendo da elementi base: da un lato una importante denatalità e dall’altro un aumento della popolazione cronica. Mettendo insieme questi elementi e sommando l’attrattività del polo ospedaliero di Brescia, alla fine, facendo la sintesi, attraverso un sistema di simulazione dinamica, siamo arrivati alla soluzione. L’ospedale non avrà una diminuzione di posti letto. È vero nascono meno bambini, ma le persone vivono di più; quindi, si cronicizzano e, dunque, è necessario implementare i servizi a loro dedicati.  In vari ambiti specialistici e anche dal punto di vista pediatrico Brescia è una eccellenza che attira pazienti da fuori regione e dall’estero».

Nuova organizzazione per vincere le criticità del passato

La nuova organizzazione dell’Ospedale del futuro dovrà però fare i conti con le criticità del passato e del presente, su tutte la carenza di personale medico e infermieristico. «La vera emergenza oggi in Italia è la carenza di infermieri – ammette Cajazzo. Noi stiamo lavorando con strumenti di welfare per rendere attrattiva la nostra realtà. Sul fronte medico, invece, avvertiamo meno il problema perché Brescia continua a essere un hub forte, e siamo capofila per la selezione condivisa di personale con le aziende limitrofe, in particolare per la ASST Franciacorta, la ASST del Garda, la ASST di Cremona, la ASST di Mantova e la ASST della Valcamonica».

Un cantiere che non si ferma mai

Oltre alla “grande opera” in fase di definizione, gli Spedali Civili sono attualmente un cantiere in movimento: si lavora alla ristrutturazione del pronto soccorso adulti e pediatrico, al reparto trapianti di midollo per bambini di cui Brescia è leader in Italia e alla costruzione delle case di comunità e degli ospedali di comunità.

Il sostegno del mondo associativo

«Nel reparto trapianti di midollo sono stati trattati 750 bambini con tassi di sopravvivenza al 95%», puntualizza Cajazzo che mette in luce il grande cuore di Brescia. «La città risponde con solidarietà sorprendente – racconta ancora il DG – Associazioni, fondazioni, cittadini… Tutti partecipano. Questo progetto riguarda il futuro, ma c’è anche un presente molto impegnativo da sostenere perché noi non ci fermiamo e continuiamo a curare i pazienti». Il futuro, dunque, della sanità italiana passa da Brescia perché l’ospedale del futuro sarà innovativo non solo nella struttura, nella sostenibilità, ma anche nel modo di pensare la cura.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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