venerdì, Aprile 18, 2025
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Ortopedia: il futuro è già qui grazie all’intelligenza artificiale

Dalla prima radiografia alla medicina rigenerativa, l'intelligenza artificiale ha messo il turbo all'ortopedia. A cura del Professor Giacomo Placella dell'IRCCS San Raffaele

Giacomo Placella ortopedico
Prof. Giacomo Placella Ortopedico presso l’unità di Ortopedia e Traumatologia all’IRCCS San Raffaele di Milano, Professore Associato dell’università Vita – Salute San Raffaele di Milano

Era il 1895 quando Wilhelm Röntgen scattò la prima radiografia della storia. L’immagine, che mostrava la mano di sua moglie con tanto di fede nuziale, avrebbe cambiato per sempre il modo di vedere dentro il corpo umano. Si dice che la signora Röntgen, vedendo le proprie ossa, esclamò inorridita: «Ho visto la mia morte!». Oggi, quasi 130 anni dopo, i pazienti non solo vedono le proprie ossa, ma possono persino farci un selfie in 3D, grazie all’intelligenza artificiale che sta rivoluzionando l’ortopedia.

Intelligenza Artificiale assistente perfetto del chirurgo

Chi l’avrebbe mai detto che quelle macchine che fino a ieri ci battevano solo a scacchi avrebbero finito per diventare assistenti chirurghi? Eppure l’AI ha introdotto capacità diagnostiche che farebbero impallidire persino il Dr. House. Gli algoritmi possono analizzare una radiografia in pochi secondi, scovando anche la più piccola anomalia con la precisione di un investigatore privato con la lente d’ingrandimento. E non si fermano mai a bere caffè o a fare pause pranzo.

Intelligenza artificiale in sala operatoria

In sala operatoria, la tecnologia ha trasformato i chirurghi in una sorta di supereroi dotati di vista a raggi X. I sistemi di realtà aumentata sovrappongono immagini tridimensionali alla vista del campo operatorio, permettendo di vedere attraverso i tessuti come se fossero trasparenti. Un po’ come Superman, ma con il camice verde e senza mantello.

Grazie all’Intelligenza Artificiale protesi su misura

Le protesi? Dimenticate i tempi in cui erano disponibili solo in taglie standard, come i vestiti del fast fashion. Oggi, grazie all’AI e alla stampa 3D, ogni protesi è un capo d’alta sartoria, progettata su misura come un abito di Armani. Gli algoritmi analizzano tutto: dalla biomeccanica alla densità ossea, fino alle abitudini di vita del paziente. Non stupiamoci se presto chiederanno anche il segno zodiacale per un matching perfetto.

La riabilitazione è un videogioco grazie all’Intelligenza Artificiale

La riabilitazione è diventata un videogioco interattivo ad alta tecnologia. Sensori indossabili e AI monitorano ogni movimento come personal trainer digitali impossibili da ingannare. Niente più scuse del tipo “ho fatto tutti gli esercizi a casa, dottore” quando in realtà l’unico movimento è stato dal divano al frigorifero.

Con i big data i problemi ortopedici si vedono in anticipo

Ma è nel campo della prevenzione che l’AI sta davvero facendo miracoli. L’analisi dei big data permette di prevedere problemi ortopedici con anni di anticipo. È come avere una palla di cristallo high-tech che invece di prevedere il futuro sentimentale, ti dice quando dovrai cambiare l’anca. Decisamente più utile, anche se meno romantico.

In futuro protesi intelligenti

E il futuro? Qui le cose si fanno davvero interessanti. Nel 2035, potremmo vedere sale operatorie che sembrano uscite da Star Trek, dove robot chirurghi guidati dall’AI eseguono interventi di routine mentre i chirurghi umani supervisionano comodamente seduti in poltrona, magari sorseggiando un caffè. Le protesi diventeranno “intelligenti”, capaci di adattarsi ai cambiamenti del corpo nel tempo, come vestiti che si allargano o si stringono da soli dopo le vacanze di Natale.

Esoscheletri controllati dall’Intelligenza artificiale per la riabilitazione

I pazienti indosseranno esoscheletri controllati dall’AI per la riabilitazione, trasformandosi temporaneamente in Iron Man versione ortopedica. Gli algoritmi predittivi diventeranno così precisi da poter dire a un bambino di 5 anni non solo se avrà problemi alle ginocchia da grande, ma persino quale squadra di calcio gli causerà più dolore da tifoso. Le cartelle cliniche saranno gestite da assistenti virtuali con più personalità di alcuni burocrati. «Mi spiace, ma secondo i miei calcoli la sua lombalgia è incompatibile con quella scusa che ha dato al capo per non andare al lavoro», potrebbe dire l’AI con un tocco di ironia.

Medicina rigenerativa con l’intelligenza artificiale

Ma la vera rivoluzione sarà nella medicina rigenerativa. Entro il 2040, l’AI potrebbe guidare la crescita di nuovo tessuto osseo e cartilagineo in laboratorio, creando ricambi biologici su misura. Addio protesi artificiali, benvenuti pezzi di ricambio “home-grown”. Come coltivare pomodori nell’orto, ma molto più sofisticato e decisamente più utile per le ginocchia.

Al centro sempre il medico

Naturalmente, in questo futuro ad alta tecnologia, il ruolo del medico rimarrà centrale. L’AI potrà analizzare milioni di dati in un secondo, ma non saprà mai raccontare una barzelletta per stemperare la tensione prima di un intervento o trovare le parole giuste per rassicurare un paziente ansioso. La tecnologia potenzia le capacità umane, non le sostituisce. È come avere un super-potere: fantastico da usare, ma è l’eroe che decide come utilizzarlo.

 A quando la prossima rivoluzione?

Da quella prima radiografia della signora Röntgen (che probabilmente oggi avrebbe un account Instagram dedicato alle sue ossa) al futuro degli esoscheletri controllati dall’AI, l’ortopedia ha fatto passi da gigante. E se qualcuno nel 1895 avesse detto che un giorno avremmo avuto protesi stampate in 3D e robot chirurghi, probabilmente sarebbe stato internato. Oggi, invece, la domanda non è “se” ma “quando” vedremo la prossima rivoluzione. Nel frattempo, possiamo solo immaginare cosa direbbe la signora Röntgen vedendo un chirurgo operare con un visore di realtà aumentata. Probabilmente qualcosa tipo: «Wilhelm, cosa gli hai fatto bere?».

A cura del Prof. Giacomo Placella                                                                                Medico ortopedico presso l’Unità di Ortopedia e Traumatologia all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, Professore Associato dell‘università Vita – Salute San Raffaele di Milano

 

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