mercoledì, Luglio 16, 2025
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Orologio antiaggressione per medici e infermieri all’ASST Papa Giovanni XXIII

A Bergamo 130 operatori impegnati nell'ASST Papa Giovanni XXIII e sul territorio sono stati formati per attivare l'orologio antiaggressione al bisogno

Un orologio antiaggressione per prevenire episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari; è questa l’ultima iniziativa adottata dall’ASST Papa Giovanni Paolo XXIII di Bergamo per fermare l’onda violenta che si sta abbattendo sugli operatori sanitari.

Come funziona l’orologio antiaggressione

Questo dispositivo, indossabile come un orologio, permette di segnalare tempestivamente situazioni di potenziale pericolo durante il turno di lavoro. Il dispositivo è collegato a una centrale operativa attiva 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. In caso di pericolo, l’operatore può attivare diverse modalità di allarme con un semplice tocco, raggiungendo la centrale operativa in maniera significativamente più rapida rispetto all’uso di un telefono cellulare. Grazie a un accordo con AREU, il personale della centrale è specificamente formato per valutare le segnalazioni in tempo reale e inoltrarle al numero unico di emergenza 112, garantendo una risposta rapida e adeguata.

un medico dotato di orologio antiaggressione in reparto all'ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo
un medico dotato di orologio antiaggressione in reparto all’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo

Chi è dotato di orologio antiaggressione

Dopo un’intensa attività formativa, il personale sanitario ha ricevuto uno smartwatch in dotazione. Questi operatori, spesso impegnati in contesti di maggiore vulnerabilità, possono ora contare su un presidio di salvaguardia a 360 gradi, attivabile non solo in caso di aggressione, ma anche di malessere improvviso o incidente stradale.

Formazione per 130 operatori

Il processo di formazione degli operatori sanitari dell’ASST Papa Giovanni XXIII è stato intenso e mirato a garantire la massima efficacia nell’uso degli smartwatch antiaggressione. Sono oltre 130 gli operatori destinatari degli orologi antiaggressione che hanno partecipato a sessioni formative nell’ambito delle quali sono state fornite informazioni su:

  • Utilizzo del dispositivo: Gli operatori hanno imparato a utilizzare lo smartwatch, attivare le diverse modalità di allarme e comunicare con la centrale operativa.
  • Gestione delle emergenze: la formazione degli operatori prevede la conoscenza delle situazioni di pericolo e l’attivazione dell’allarme in modo tempestivo e appropriato.
  • Collaborazione con AREU: Il personale della centrale operativa ha ricevuto una formazione specifica per valutare le segnalazioni in tempo reale e inoltrarle al numero unico di emergenza 112.

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    Un operatore sanitario dotato di orologio antiaggressione sul territorio

«La sicurezza degli operatori è una priorità assoluta per la ASST Papa Giovanni XXIII – ha dichiarato Francesco Locati, Direttore generale della ASST -. L’introduzione degli smartwatch antiaggressione rappresenta un passo importante in un più ampio piano di prevenzione della violenza a danno degli operatori sanitari e dei medici».

Dati statistici sull’efficacia degli smartwatch

I dati statistici sull’efficacia degli smartwatch dicono che sono in grado di ridurre almeno del 40% le violenze e del 50% il tempo di risposta alle emergenze. Ad oggi questi orologi sono stati distribuiti anche al personale sanitario della ASST impegnato sul territorio come infermieri di famiglia e di comunità,  medici di continuità assistenziale, operatori delle case di comunità, dell’Hospice e del Serd, impegnati nei servizi domiciliari, non solo negli orari notturni.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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