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Obesità, i dati sono allarmanti

A cura di Erika Spaggiari, nutrizionista e biologa

Il 4 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Obesità e come ogni anno il report dei dati epidemiologici, mondiali e italiani, mostra una situazione sempre più preoccupante. L’obesità è a tutti gli effetti una patologia e la diagnosi è semplicemente fatta attraverso il calcolo del BMI (Body Mass Index, o Indice di Massa Corporea), che è il rapporto tra il peso in kg e il quadrato dell’altezza in metri. Se il valore del BMI supera i 30 kg/m² si parla già di obesità di primo grado, fino ad arrivare a BMI oltre i 40-45 kg/m² dove si entra in un ambito decisamente più preoccupante.

Tessuto adiposo lavora come un organo

Di norma, l’eccesso di peso di un soggetto obeso è dato da alti valori di tessuto adiposo che da tempo non è più considerato un tessuto inerte da un punto di vista metabolico, ma anzi un tessuto molto attivo. Esso lavora, infatti, come un vero e proprio organo che, se è nelle giuste quantità, svolge importanti funzioni ormonali e recettoriali positive, ma se risulta invece essere in eccesso invia segnali sbagliati a tutto l’organismo: dalla regolazione della sazietà all’infiammazione sistemica di basso grado.

Uno stimolo pro-infiammatorio pericoloso

Questo stimolo pro-infiammatorio costante può essere predisponente e facilitare l’insorgenza di patologie gravi, come tumori (13 diversi tipi diversi: del seno dopo la menopausa, del colon retto, dell’utero, dell’esofago, della cistifellea, di reni, fegato, ovaie, pancreas, stomaco e tiroide, il meningioma e mieloma multiplo), diabete tipo2, malattie a carico del sistema cardiovascolare. Un eccesso di peso può poi diventare invalidante nel corso degli anni riguardo al movimento, anche nei gesti quotidiani più semplici; e non è nemmeno da sottovalutare, soprattutto nei più giovani, anche l’aspetto psicologico legato alla percezione di sé.

La dottoressa Erika Spaggiari
Erika Spaggiari, biologa e nutrizionista

I numeri dell’obesità

I dati epidemiologici riguardanti l’obesità sono infatti preoccupanti sia nei soggetti adulti, ma sempre di più anche nei bambini e adolescenti. I dati della sorveglianza PASSI, coordinata dall’ISS, sulla popolazione adulta tra 18 e 69 anni, aggiornati al 2022-2023, mostrano che 4 adulti su 10 sono in eccesso ponderale: 3 in sovrappeso e 1 obeso.

Okkio alla Salute

È un sistema di sorveglianza nutrizionale per l’infanzia attivo dal 2007, si evidenzia che i bambini in sovrappeso sono il 19% e gli obesi il 9,8%, inclusi i bambini con obesità grave che rappresentano il 2,6% (secondo i valori soglia dell’International Obesity Task Force – IOTF).

Il nutrizionista figura importante

Per un problema così grave, la figura del nutrizionista deve essere un riferimento costante per un cambio radicale delle abitudini alimentari, ma serve soprattutto un approccio multidisciplinare che vada a modificare in generale lo stile di vita. Al nutrizionista spetta il compito di rieducare il paziente verso regole alimentari che prendano in considerazione in primis l’aspetto salutistico del cibo e non solo quello strettamente calorico, che nel lungo termine potrebbe anche risultare controproducente.

Ordine nell’orario dei pasti

Un riassetto anche in termini calorici della dieta deve ovviamente essere considerato, ma non deve diventare un conteggio maniacale di calorie perché purtroppo tanti cibi cosiddetti “dietetici” hanno composizioni bromatologiche e qualitative non salutari (ad esempio snack dolci tipo barrette ai cereali, gallette di mais, budini proteici…). Importante è anche avere un ordine nell’orario dei pasti della giornata, nella suddivisione dei macronutrienti e fondamentale è anche, per quanto possibile, cercare di personalizzare il più possibile il piano alimentare.

Attività fisica, esiste anche il disegno di legge

Parallelamente al percorso dietetico, è essenziale affiancare l’attività fisica, sia per velocizzare il metabolismo, sia per ottimizzare il dimagrimento, che deve appunto essere mirato a una diminuzione della massa grassa, ma al contempo al mantenimento e tonificazione della massa muscolare. Per incentivare l’attività fisica come strumento di prevenzione e promozione della salute, esiste un Disegno di legge che ha come obiettivo quello di rendere l’esercizio fisico prescrivibile in ricetta, proprio come un farmaco, e per questo detraibile fiscalmente. Questo servizio è già attivo per alcune patologie metaboliche (soprattutto per il trattamento del diabete) in alcune regioni e province italiane.

Sì al supporto psicologico

È poi importante che nel lungo percorso di riequilibrio alimentare e perdita di peso, il soggetto obeso sia anche supportato da un punto di vista psicologico perché il cambio di abitudini alimentari e i cambiamenti fisici e fisiologici devono essere gestiti anche mentalmente.

Un aiuto dal semaglutide

Quando oltre all’obesità è già presente una situazione di diabete, un aiuto può arrivare anche dalla semaglutide, un farmaco di cui oggi tanto si parla per i suoi effetti miracolosi sulla perdita di peso. Nel nostro Paese è disponibile in medicinali per uso parenterale (soluzione iniettabile in penna preriempita) e per uso orale (compresse) e aventi nome commerciale Ozempic®, Rybelsus® e Wegovy®.

Sì all’utilizzo in caso di patologia

Il suo utilizzo può essere ampiamente giustificato proprio in una situazione patologica quale la concomitanza di diabete e obesità, ma diventa quasi dannoso o comunque non utile nel lungo periodo quando i kg da perdere sono pochi. Gli effetti indesiderati della semaglutide possono infatti essere di diverso tipo (vomito, nausea, diarrea, problemi di stomaco….) e il suo utilizzo per brevi periodi di tempo solo allo scopo di perdere pochi kg può poi portare a un effetto rebound importante nel momento in cui lo si smette (come farmaco di fascia A è prescrivibile solo per patologie conclamate e non a scopi estetici).

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