mercoledì, Gennaio 15, 2025
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«NO a OSS di serie A e B» Snalv Confsal chiedono più tutela del lavoratore

Mamone, segretario generale Snalv Confsal: «Necessari stipendi uguali tra pubblico e privato, numero minimo garantito di personale e programmazione preventiva del fabbisogno, tenendo conto del crescente numero di anziani e fragili»

Stipendi uguali tra pubblico e privato, garanzia di un numero minimo di personale adeguato proporzionale al numero di utenti e programmazione preventiva del fabbisogno di personale con un monitoraggio costante dell’utenza anziana e di persone fragili che necessitano di essere assistiti.  Sono questi i punti essenziali  definiti da Snalv Confsal per una riforma capace di garantire una maggiore tutela del lavoratore OSS di RSA e Case di cura private. Una richiesta che Maria Mamone, segretario generale di Snalv Confsal intende portare a istituzioni e datori di lavoro per un tavolo di confronto.

Maria Mamone Segretario generale Snalv Confsal

Cosa chiedete per la tutela del lavoratore di RSA?

«Da diversi mesi lavoriamo per superare la disparità di trattamento in un settore come quello delle RSA che anche se oggi è ancora in ombra, un domani avrà un ruolo importante nella società. La popolazione sta invecchiando e dunque sarà un settore nevralgico per cui dobbiamo lavorare oggi per arrivare pronti al domani».

Voi parlate di disparità tra lavoratori di pubblico e privato di RSA e Case di Cura, in che termini?

«Non è possibile che oggi ci siano OSS o infermieri di serie A e di serie B. Non diciamo che nel pubblico non ci siano problemi, ma se andiamo a vedere le tabelle retributive tra privato e pubblico ci sono quasi 300 euro di differenza».

Che ripercussioni ci sono nella tutela del lavoratore OSS?

«Siamo contenti che per la prima volta anche degli imprenditori si rendano conto che questa è una situazione insostenibile perché è sempre più alto il rischio di rimanere senza personale qualificato. Prima si riteneva che fosse una emergenza circoscritta al Covid; invece, si tratta di una crisi che è diventata sistemica e devono essere presi dei provvedimenti. Anche perché i contratti collettivi sono diversi nel pubblico e nel privato. Non solo, le RSA sono spesso convenzionate con le Regioni che le gestiscono in autonomia. Questo ha due conseguenze: ritardi nei pagamenti e trattamenti disomogenei. Elementi che ricadono a cascata sull’anello più debole che è rappresentato proprio dai lavoratori».

 Fino ad oggi qual è stata la risposta delle istituzioni?

«Dopo un incontro con la viceministro del lavoro e delle politiche sociali Teresa Bellucci qualcosa è stato fatto, ma serve un passo più lungo».

Gli interventi più urgenti da fare per la tutela del lavoratore, quali sono?

«La retribuzione è un elemento prioritario, ma non l’unico. C’è anche la condizione di lavoro  da tutelare perché stiamo parlando di personale che deve occuparsi di pazienti fragili: anziani, disabili e persone con malattie degenerative. Quindi è fondamentale garantire una condizione di benessere dei lavoratori. Noi chiediamo che venga rispettato il lavoratore, tenendo conto che ci deve essere una equiparazione nella retribuzione e nelle mansioni tra pubblico e privato.  È altresì necessario che venga data una giusta dignità al lavoratore, tenendo conto della particolarità del lavoro che svolge».

 

 

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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