domenica, Febbraio 9, 2025
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Motoraduno Dosso Verde Pavia: « Facciamo rumore per parlare di disabilità»

Motociclisti vicini all'istituto Dosso Verde di Pavia per raccogliere fondi per i piccoli ospiti e per lanciare un appello alla Regione «Servono fondi»

Con la settima edizione del motoraduno,  il Dosso Verde di Pavia, istituto di riabilitazione per bambini e ragazzi con disturbi del neurosviluppo, dello  spettro autistico e con disabilità intellettive, ha voluto “fare rumore”  per sensibilizzare la cittadinanza e superare tanti pregiudizi. «L’obiettivo è stimolare il territorio, creare un legame con la città e la provincia  – spiega Silvia Spairani, direttrice sanitaria dell’Istituto -. Questo è  un punto di partenza per crescere, perché la richiesta è tanta e spesso arriva da persone che hanno problemi economici».

Appello alla Regione: servono più fondi per la disabilità

Detto in cifre il motoraduno serve a  raccogliere fondi  per acquistare una automobile necessaria per il trasporto dei ragazzi residenziali. Ma in prospettiva  vuole essere una cassa di risonanza per far arrivare alla Regione un appello forte e chiaro:  «Servono maggiori risorse per ampliare l’ospitalità del Dosso Verde La domanda è tanta e le liste d’attesa sono lunghissime – lamenta la direttrice -. Qui i ragazzi usufruiscono dei servizi attraverso il sistema sanitario nazionale e per poter rispondere alla richiesta del territorio sarebbe necessario ampliare la struttura e implementare il numero di specialisti, educatori e volontari per permettere ai ragazzi, al termine del loro percorso al Dosso Verde di ottenere il massimo delle loro potenzialità e di compensare le fragilità».

Un percorso di riabilitazione personalizzato per compensare la disabilità

Per fare questo l’Istituto, nato nel 1962 offre ai 35 ospiti programmi di riabilitazione personalizzati: «Lavoriamo in forma ambulatoriale, ovvero con terapie riabilitative in stanza, individuali, sia in forma residenziale e semiresidenziale. Alcuni dei ragazzi vivono con noi dalla domenica sera al sabato mattina, oppure frequentano giornalmente l’istituto dal mattino a metà pomeriggio per fare riabilitazione intensiva per le loro fragilità».

Gettare le basi per un ruolo in società

Per ogni ragazzo del Dosso Verde educatori, specialisti e volontari studiano un programma di riabilitazione personalizzato con l’obiettivo di potenziarne le risorse e compensare le fragilità. «Per questo l’approccio da parte del personale è finalizzato  alla relazione e alla riabilitazione  – fa notare Spairani -, al fine di acquisire nuove abilità e sfruttare al massimo le potenzialità».

Perché il motoraduno serve per parlare di disabilità

Il connubio tra mondo dei motori e sociale nasce nel 2012 quando l’associazione Genitori Dosso Verde pensa che anche i papà debbano avere un ruolo attivo  nella gestione del bambino disabile. «Troppe volte il caregiver è la mamma, mentre i papà vivono la disabilità del figlio come qualcosa di lontano.– racconta Katia Verzica, Presidente dell’Associazione Genitori Dosso Verde-. Con il motoraduno abbiamo voluto accorciare questa distanza. E devo dire che ha funzionato perché, anche quest’anno, lo stimolo per dare vita al motoraduno è arrivato proprio da un papà».

Un motoraduno in tempo record

Due mesi sono stati sufficienti per questo gruppo di volenterosi genitori per portare sabato 14 settembre nel parco dell’Istituto Dosso Verde di Pavia un centinaio di motociclisti provenienti da ogni parte della provincia per visitare l’istituto e “fare rumore”. Un rombo di motori che è arrivato al cuore dei cittadini, degli assessori e dei consiglieri di opposizione. Per una volta il terzo settore e tutta la politica hanno vinto, facendo squadra, insieme.

 

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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