La morte di Helen Comin operata lo scorso 5 settembre in una clinica privata di Castelfranco Veneto per la sostituzione delle protesi al seno, ha destato sconcerto e portato molti a chiedersi se è possibile morire per un intervento di chirurgia estetica.
Quotidiano della salute ha rivolto la domanda ad un esperto: il Dott. Silvio Abatangelo, specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Chirurgia Plastica Ricostruttiva presso l’ASST Nord Milanese, Ospedale Città di Sesto San Giovanni.(Milano).
Dottore, cosa può essere andato storto in un intervento di sostituzione di protesi al seno, al punto da causare la morte della paziente?
«Occorre ricordare che ogni volta che si fa un intervento chirurgico c’è un rischio. Purtroppo, a volte passa un messaggio fuorviante, ovvero che si tratti di un intervento mininvasivo. Nel caso specifico di questa paziente poi si è trattato di una revisione della mastoplastica additiva, ovvero le protesi avevano già creato una capsula ed è stato necessario fare una capsulectomia per cambiarle. Quindi era comunque un intervento più invasivo rispetto ad una mastoplastica vergine».
Questo è un dettaglio da non sottovalutare, mi sembra di capire…
«Non credo si sia trattato di un errore del chirurgo, ma di un evento avverso da capire se correlabile o meno alle procedure anestesiologiche che purtroppo rappresentano il principale rischio durante gli interventi di chirurgia estetica. Un arresto cardiaco può succedere sia durante un intervento di chirurgia plastica estetica sia in qualunque altro tipo di intervento, da capire è se era prevedibile oppure, come a volte accade, non preventivabile».
Quali esami devono essere fatti prima di un intervento di questo tipo per eventualmente riconoscere patologie pregresse?
«Prima di tutti una visita anestesiologica in modo da valutare i rischi di una persona. La figura dell’anestesista è fondamentale anche nel monitoraggio post-operatorio. Nel caso specifico questa donna ha avuto una problematica cardiaca acuta durante la fase peri operatoria. È stata rianimata dall’anestesista e dal chirurgo poi è stata portata in una struttura maggiore, in una terapia intensiva, però dopo qualche giorno è morta».
Si sarebbero dovuti fare esami più approfonditi a monte?
«Forse, sempre tenendo ben presente però che esiste un margine di fatalità che non si può prevedere. Ad esempio, quando un embolo parte da una trombosi venosa profonda degli arti inferiori, può generare un’embolia polmonare che può causare il decesso della persona. In quel caso non è prevedibile perché l’ecodoppler agli arti inferiori non rientra nel protocollo da seguire prima di una mastoplastica additiva. Allo stesso modo la visione dell’elettrocardiogramma può non evidenziare la predisposizione ad un arresto cardiaco».
Se fosse stata operata in un ospedale pubblico, anziché in una clinica privata, avrebbe avuto qualche chance in più di salvarsi?
«Esistono anche delle patologie cardiache congenite misconosciute. Una persona non sa di avere una predisposizione congenita ad un arresto cardiaco e quando il fatto purtroppo accade, si scatena un vespaio perché l’ episodio non era prevedibile. Certo, l’ospedale pubblico dovrebbe teoricamente essere garanzia di più personale medico e di anestesisti, di maggior monitoraggio che permette di non perdere minuti e secondi preziosi. Ciò non significa che in Italia non esistano cliniche private di altissimo livello con standard di qualità eccellenti. Però, nel caso specifico, credo siano state fatte tutte le manovre rianimatorie necessarie e il golden minute non è stato perso».
Quindi nella scelta della clinica e del medico per un intervento di chirurgia estetica quali sono i criteri da adottare?
- Sicuramente sono fondamentali gli esami preoperatori
- Una valutazione in tempo degli esami preoperatori, perché alla luce dei risultati qualora fossero necessari esami di secondo livello, ci sarebbe tempo per farli.
- Esami del sangue specifici, elettrocardiogramma, RX che si fa sempre dopo i 50 anni e prima quando il paziente è un forte fumatore.
- Se l’anestesista avrà poi dei dubbi chiederà una consulenza di uno specialista
- La casistica degli interventi è fondamentale. Numeri alti di interventi sono sinonimo di esperienza, intesa non solo come esecuzione tecnica, ma anche nella gestione post-operatoria…
La specializzazione in chirurgia estetica è elemento discriminante ed essenziale immagino…
«È chiaro che la specializzazione in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica dovrebbe essere sinonimo di garanzia di esperienza ed affidabilità. Purtroppo, la legge italiana non vieta agli altri chirurghi di eseguire interventi di questo tipo. E questo è un problema non da poco. È una stortura che dovrebbe essere corretta. Il secondo elemento da considerare è la provenienza del chirurgo plastico perché un trascorso nel settore pubblico è sinonimo di esperienza, di maggior numero di interventi e quindi di più sicurezza».