lunedì, Gennaio 13, 2025
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Mobbing sul luogo di lavoro, i segnali da non sottovalutare e come difendersi

Secondo le stime di INAIL in Italia sono un milione e mezzo i lavoratori vittime di mobbing. Come difendersi? Gabriella Scrimieri analizza il fenomeno

Nel momento in cui ho scelto di affiancare al lavoro di infermiera il ruolo di editore di Quotidiano della salute, sono diventata un punto di riferimento per molti  operatori sanitari che hanno qualcosa da dire o da testimoniare situazioni di difficoltà e criticità nel loro settore. In molti mi scrivono: infermieri, coordinatori, ma anche OSS. Nella maggior parte dei casi si tratta di missive che raccontano di situazioni di disagio sul luogo di lavoro. Molto spesso si tratta di mobbing. Realtà che diversi degli scriventi hanno vissuto in prima persona, con effetti devastanti sulla salute.

I numeri del mobbing

Secondo l’INAIL sono circa un milione e mezzo i lavoratori italiani vittime del mobbing su circa 21 milioni di occupati, mentre il numero di persone in qualche modo coinvolte nel fenomeno, come spettatori o amici e familiari delle vittime sono oltre 5 milioni.

Cos’è il mobbing

Il mobbing è un fenomeno subdolo e silenzioso che si manifesta nell’ambito di un gruppo sociale. Quando alcuni membri del gruppo assumono dei comportamenti vessatori e persecutori nei confronti di uno dei membri che lo compongono si può parlare di mobbing. Tale fenomeno si verifica in diversi gruppi sociali: molto di frequente nei luoghi di lavoro. I membri del gruppo che pongono in essere comportamenti mobbizzanti sono di solito il datore di lavoro nei confronti di un dipendente.

Le conseguenze psico-fisiche del mobbing

Il mobbing è un fenomeno studiato dalla scienza, in quanto può dare origine ad alcune patologie psico-fisiche. In quanto tale il mobbing può in alcuni casi anche integrare una condotta sanzionata penalmente. La Corte di cassazione, con due recenti sentenze, ha ritenuto che alcuni casi di mobbing possano integrare i reati di lesioni personali colpose ex articolo 582 del codice penale ovvero il reato di atti persecutori ex articolo 612-bis del codice penale.

Mobbing sul lavoro

Il mobbing sul lavoro, ovvero le condotte vessatorie da parte del datore sul dipendente, possono costituire utile base per condurre a una condanna per lesioni personali. Tale reato è previsto all’articolo 582 del codice penale secondo cui “Chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”( Avv. Filippo Martini – diritto penale).

Anita vittima di mobbing

Tra le tante testimonianze ricevute, mi ha colpito Anita, coordinatrice infermieristica in un ospedale piemontese da oltre 30 anni. Da circa due anni è cambiata la dirigenza e il datore di lavoro mostra nei suoi confronti atteggiamenti autoritari. Un giorno, durante una riunione di reparto, Anita decide di esprimere la sua opinione, alzando il tono voce perché non le era consentito parlare e veniva ripetutamente messo in dubbio il suo lavoro. Da quel momento iniziano le persecuzioni vere e proprie.

Vessazioni e controlli

Dopo quell’episodio sono iniziate nei confronti di Anita atteggiamenti persecutori. Vessazioni, continui controlli nel posto di lavoro, sopralluoghi in sua assenza. Un giorno Anita arriva nel suo studio e trova  all’interno il suo datore di lavoro, in violazione di qualsiasi principio di privacy. Inoltre, il direttore non si ferma qui. Chiede ai suoi superiori di proporre ad Anita un trasferimento, che la coordinatrice infermieristica non accetta. Questo crea ulteriore malumore nel direttore che esacerba i suoi comportamenti vessatori e persecutori. Anita deve giustificare ogni suo movimento, uscita, entrata in servizio, piuttosto che e-mail operative. Ogni cosa è messa continuamente in discussione. Anita si accorge che il direttore prende nota di tutti i suoi comportamenti in un registro.

La scelta di Anita

Anita a questo punto ha due strade da percorrere e ne deve scegliere una. Andare via, oppure difendersi. Sceglie di restare e di affrontare la situazione anche se questo genera in lei problemi di salute: ansia, insonnia, malumore, tono dell’umore basso. Dopo aver osservato altri casi, Anita capisce di essere la vittima del momento, in uno schema che probabilmente si ripeterà nel tempo, anche dopo di lei. Sceglie di difendersi e di dare una lezione ad altre future potenziali vittime.

Perché è importante denunciare: la mia riflessione

Anita invita tutti a denunciare affinché coloro che danneggiano i colleghi per poter emergere e imporre la propria autorità, vengano fermati. Il lavoratore ha tutto il diritto di vivere il momento lavorativo in serenità e per fortuna esiste una legittimità in materia di mobbing e di tutela penale del lavoratore dipendente. Non dimentichiamo che il datore di lavoro può essere condannato per reato di atti persecutori ex articolo 612-bis del Codice penale. Il lavoro è un diritto, non una concessione da parte di soggetti terzi che scambiano il ruolo per una proprietà personale! Per questo va difeso e tutelato, sempre.

A cura di Gabriella Scrimieri,                                                                                         Infermiera e Editore

Gabriella Scrimieri
Gabriella Scrimieri
Direttore Editoriale del Giornale Online Quotidiano della Salute.Una passione nata per caso, affrontando, vivendo e osservando realtà che valeva la pena raccontare. Attraversando corridoi di ospedali da nord a sud del paese, case popolari, quartieri di lusso, interfacciandomi con diverse etnie e con le loro storie di vita, nasce l’ispirazione e il confronto. La sanità italiana e il grande cambiamento in atto. Il sociale che incontra i bisogni di salute dei cittadini, il disagio socio-economico, le cure mancate. Le patologie rare che vogliono farsi conoscere. I familiari o caregiver di persone spesso lasciate sole con la propria malattia. Le istituzioni con le novità legislative, le associazioni leva portante e aiuto costante dei cittadini. A tal proposito ho scritto un libro autobiografico “Sono solo Un’infermiera”, in cui attraverso la mia esperienza di vita e professionale racconto il valore della professione infermieristica e le fatiche a emergere come “professionisti dell’assistenza in Italia”.Editrice, Scrittrice, Infermiera e Manager Sanitaria.Amante della storia e della politica italiana e internazionale. Da più di 23 anni mi occupo di Management sanitario a diversi livelli. Ho conseguito la Laurea Specialistica in Scienze Infermieristiche. Successivamente un Master universitario di II livello in “Health Service Management” presso l’Università degli studi di Siena. Oggi studio Scienze Politiche, con l’obiettivo di approfondire tematiche di mio interesse personale, ma anche “per puro amore della cultura”.Il mio motto: “Non lasciare il mondo come lo hai trovato!”
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