Nel momento in cui ho scelto di affiancare al lavoro di infermiera il ruolo di editore di Quotidiano della salute, sono diventata un punto di riferimento per molti operatori sanitari che hanno qualcosa da dire o da testimoniare situazioni di difficoltà e criticità nel loro settore. In molti mi scrivono: infermieri, coordinatori, ma anche OSS. Nella maggior parte dei casi si tratta di missive che raccontano di situazioni di disagio sul luogo di lavoro. Molto spesso si tratta di mobbing. Realtà che diversi degli scriventi hanno vissuto in prima persona, con effetti devastanti sulla salute.
I numeri del mobbing
Secondo l’INAIL sono circa un milione e mezzo i lavoratori italiani vittime del mobbing su circa 21 milioni di occupati, mentre il numero di persone in qualche modo coinvolte nel fenomeno, come spettatori o amici e familiari delle vittime sono oltre 5 milioni.
Cos’è il mobbing
Il mobbing è un fenomeno subdolo e silenzioso che si manifesta nell’ambito di un gruppo sociale. Quando alcuni membri del gruppo assumono dei comportamenti vessatori e persecutori nei confronti di uno dei membri che lo compongono si può parlare di mobbing. Tale fenomeno si verifica in diversi gruppi sociali: molto di frequente nei luoghi di lavoro. I membri del gruppo che pongono in essere comportamenti mobbizzanti sono di solito il datore di lavoro nei confronti di un dipendente.
Le conseguenze psico-fisiche del mobbing
Il mobbing è un fenomeno studiato dalla scienza, in quanto può dare origine ad alcune patologie psico-fisiche. In quanto tale il mobbing può in alcuni casi anche integrare una condotta sanzionata penalmente. La Corte di cassazione, con due recenti sentenze, ha ritenuto che alcuni casi di mobbing possano integrare i reati di lesioni personali colpose ex articolo 582 del codice penale ovvero il reato di atti persecutori ex articolo 612-bis del codice penale.
Mobbing sul lavoro
Il mobbing sul lavoro, ovvero le condotte vessatorie da parte del datore sul dipendente, possono costituire utile base per condurre a una condanna per lesioni personali. Tale reato è previsto all’articolo 582 del codice penale secondo cui “Chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni”( Avv. Filippo Martini – diritto penale).
Anita vittima di mobbing
Tra le tante testimonianze ricevute, mi ha colpito Anita, coordinatrice infermieristica in un ospedale piemontese da oltre 30 anni. Da circa due anni è cambiata la dirigenza e il datore di lavoro mostra nei suoi confronti atteggiamenti autoritari. Un giorno, durante una riunione di reparto, Anita decide di esprimere la sua opinione, alzando il tono voce perché non le era consentito parlare e veniva ripetutamente messo in dubbio il suo lavoro. Da quel momento iniziano le persecuzioni vere e proprie.
Vessazioni e controlli
Dopo quell’episodio sono iniziate nei confronti di Anita atteggiamenti persecutori. Vessazioni, continui controlli nel posto di lavoro, sopralluoghi in sua assenza. Un giorno Anita arriva nel suo studio e trova all’interno il suo datore di lavoro, in violazione di qualsiasi principio di privacy. Inoltre, il direttore non si ferma qui. Chiede ai suoi superiori di proporre ad Anita un trasferimento, che la coordinatrice infermieristica non accetta. Questo crea ulteriore malumore nel direttore che esacerba i suoi comportamenti vessatori e persecutori. Anita deve giustificare ogni suo movimento, uscita, entrata in servizio, piuttosto che e-mail operative. Ogni cosa è messa continuamente in discussione. Anita si accorge che il direttore prende nota di tutti i suoi comportamenti in un registro.
La scelta di Anita
Anita a questo punto ha due strade da percorrere e ne deve scegliere una. Andare via, oppure difendersi. Sceglie di restare e di affrontare la situazione anche se questo genera in lei problemi di salute: ansia, insonnia, malumore, tono dell’umore basso. Dopo aver osservato altri casi, Anita capisce di essere la vittima del momento, in uno schema che probabilmente si ripeterà nel tempo, anche dopo di lei. Sceglie di difendersi e di dare una lezione ad altre future potenziali vittime.
Perché è importante denunciare: la mia riflessione
Anita invita tutti a denunciare affinché coloro che danneggiano i colleghi per poter emergere e imporre la propria autorità, vengano fermati. Il lavoratore ha tutto il diritto di vivere il momento lavorativo in serenità e per fortuna esiste una legittimità in materia di mobbing e di tutela penale del lavoratore dipendente. Non dimentichiamo che il datore di lavoro può essere condannato per reato di atti persecutori ex articolo 612-bis del Codice penale. Il lavoro è un diritto, non una concessione da parte di soggetti terzi che scambiano il ruolo per una proprietà personale! Per questo va difeso e tutelato, sempre.
A cura di Gabriella Scrimieri, Infermiera e Editore