
Ogni anno, circa 1.700 persone in Italia ricevono una diagnosi devastante: mesotelioma, una forma aggressiva di tumore quasi sempre legata all’esposizione all’amianto. Dietro a questi numeri ci sono vite, storie, famiglie sconvolte. C’è anche una possibilità concreta di contributo economico, spesso ignorata o sconosciuta dal Fondo per le Vittime dell’Amianto, spesso ignorata o peggio ancora sconosciuta.
Un fondo esiste, ma non molti lo sanno
«Dal 2008 lo Stato italiano ha istituito un fondo pubblico per le vittime dell’amianto -spiega Fabrizio Protti, presidente dello Sportello Amianto Nazionale – . Il fondo prevede una prestazione economica una tantum di 15.000 euro per i malati di mesotelioma e, in caso di decesso, per i loro familiari. È un aiuto simbolico, ma importante, pensato per chi ha contratto la malattia a causa di esposizione ambientale o familiare e non solo lavorativa. Un aiuto concreto, dunque, se pur di importo simbolico, eppure in molti lo ignorano. Come è possibile? «Il problema è che molti cittadini non ne sono informati – fa notare Protti -. E così, ogni anno, centinaia di malati e familiari non presentano domanda, pur avendone pieno diritto».
A chi spetta il contributo?
Il diritto al contributo è autonomo e non dipende dal riconoscimento della malattia professionale da parte dell’INAIL. Può essere richiesto:
- da chi ha contratto il mesotelioma per esposizione ambientale (es. vivere vicino a fabbriche con amianto o in zone contaminate);
- da chi si è ammalato per convivenza familiare (es. un familiare lavorava a contatto con amianto e portava a casa le fibre sui vestiti);
- dagli eredi del malato, anche se la persona è deceduta e la malattia non è stata riconosciuta come professionale.
«L’importante è presentare la domanda entro tre anni dalla diagnosi», sottolinea Protti.
Come presentare la domanda?
Per presentare la domanda occorre scaricare e compilare il modulo INAIL 190 o 190E (per gli eredi). «I moduli sono disponibili sul sito ufficiale dell’INAIL (www.inail.it), nella sezione Atti e documenti, Moduli e modelli, quindi Prestazioni e di queste Prestazioni economiche», spiega il presidente dello sportello amianto nazionale.
I documenti da allegare
Alla domanda vanno allegati:
- la documentazione medica che attesta la diagnosi;
- la prova di residenza o di convivenza con un familiare esposto;
- in caso di eredi, la scheda ISTAT di morte, documento di identità e delega;
- ogni altro documento che attesti l’esposizione ambientale o familiare.
«La domanda va inviata alla sede INAIL competente tramite PEC o raccomandata con ricevuta di ritorno», sottolinea Protti.
Attenzione: il contributo è gratuito
«Il contributo è gratuito – fa notare il vertice di Sportello Amianto -. Nessuno che sia patronato, CAF, associazione o singolo ha diritto di chiedere denaro o percentuali sui 15.000 euro. Se qualcuno lo fa, si tratta di un abuso e va segnalato alle autorità competenti».
Medici, assistenti sociali, operatori: aiutateci a diffondere l’informazione
«Un appello importante va rivolto a chi lavora nel mondo della salute e dell’assistenza: medici di base, oncologi, infermieri, psicologi, assistenti sociali, ma anche sindaci, funzionari comunali, volontari e associazioni – precisa Fabrizio Protti -. Se incontrate un paziente colpito da mesotelioma, parlatene. Spiegategli che esiste un diritto, un aiuto, e che è possibile ottenerlo. Per molti può sembrare solo un dettaglio. In una vita sconvolta dalla malattia o dalla perdita, una parola, una guida, un’informazione giusta possono fare la differenza. Il diritto c’è. Ma serve conoscerlo per farlo valere. Informare è il primo passo per proteggere chi è già stato colpito una volta. Aiutiamoli a non perdere anche questa opportunità», conclude il Presidente di Sportello Amianto Nazionale.