mercoledì, Luglio 9, 2025
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Il fondo vittime amianto aiuta malati e familiari, ma pochi lo sanno

Ogni anno in Italia si registrano 1.700 nuovi casi. Un fondo statale offre un contributo economico di 15.000 euro ai malati e alle famiglie, ma l’informazione non arriva a tutti. Sportello Amianto Nazionale con il Presidente Fabrizio Protti diffonde il messaggio

Fabrizio Protti Presidente Sportello Amianto Nazionale
Fabrizio Protti, Presidente Sportello Amianto Nazionale

Ogni anno, circa 1.700 persone in Italia ricevono una diagnosi devastante: mesotelioma, una forma aggressiva di tumore quasi sempre legata all’esposizione all’amianto. Dietro a questi numeri ci sono vite, storie, famiglie sconvolte. C’è anche una possibilità concreta di contributo economico, spesso ignorata o sconosciuta dal Fondo per le Vittime dell’Amianto, spesso ignorata o peggio ancora sconosciuta.

Un fondo esiste, ma non molti lo sanno

«Dal 2008 lo Stato italiano ha istituito un fondo pubblico per le vittime dell’amianto -spiega Fabrizio Protti, presidente dello Sportello Amianto Nazionale – . Il fondo prevede una prestazione economica una tantum di 15.000 euro per i malati di mesotelioma e, in caso di decesso, per i loro familiari. È un aiuto simbolico, ma importante, pensato per chi ha contratto la malattia a causa di esposizione ambientale o familiare e non solo lavorativa. Un aiuto concreto, dunque, se pur di importo simbolico, eppure in molti lo ignorano. Come è possibile? «Il problema è che molti cittadini non ne sono informati – fa notare Protti -. E così, ogni anno, centinaia di malati e familiari non presentano domanda, pur avendone pieno diritto».

 A chi spetta il contributo?

Il diritto al contributo è autonomo e non dipende dal riconoscimento della malattia professionale da parte dell’INAIL. Può essere richiesto:

  • da chi ha contratto il mesotelioma per esposizione ambientale (es. vivere vicino a fabbriche con amianto o in zone contaminate);
  • da chi si è ammalato per convivenza familiare (es. un familiare lavorava a contatto con amianto e portava a casa le fibre sui vestiti);
  • dagli eredi del malato, anche se la persona è deceduta e la malattia non è stata riconosciuta come professionale.

«L’importante è presentare la domanda entro tre anni dalla diagnosi», sottolinea Protti.

Come presentare la domanda?

Per presentare la domanda occorre scaricare e compilare il modulo INAIL 190 o 190E (per gli eredi). «I moduli sono disponibili sul sito ufficiale dell’INAIL (www.inail.it), nella sezione  Atti e documenti, Moduli e modelli, quindi Prestazioni e di queste Prestazioni economiche», spiega il presidente dello sportello amianto nazionale.

I documenti da allegare

Alla domanda vanno allegati:

  • la documentazione medica che attesta la diagnosi;
  • la prova di residenza o di convivenza con un familiare esposto;
  • in caso di eredi, la scheda ISTAT di morte, documento di identità e delega;
  • ogni altro documento che attesti l’esposizione ambientale o familiare.

«La domanda va inviata alla sede INAIL competente tramite PEC o raccomandata con ricevuta di ritorno», sottolinea Protti.

Attenzione: il contributo è gratuito

«Il contributo è gratuito – fa notare il vertice di Sportello Amianto  -. Nessuno che sia patronato, CAF, associazione o singolo ha diritto di chiedere denaro o percentuali sui 15.000 euro. Se qualcuno lo fa, si tratta di un abuso e va segnalato alle autorità competenti».

Medici, assistenti sociali, operatori: aiutateci a diffondere l’informazione

«Un appello importante va rivolto a chi lavora nel mondo della salute e dell’assistenza: medici di base, oncologi, infermieri, psicologi, assistenti sociali, ma anche sindaci, funzionari comunali, volontari e associazioni – precisa Fabrizio Protti -. Se incontrate un paziente colpito da mesotelioma, parlatene. Spiegategli che esiste un diritto, un aiuto, e che è possibile ottenerlo. Per molti può sembrare solo un dettaglio. In una vita sconvolta dalla malattia o dalla perdita, una parola, una guida, un’informazione giusta possono fare la differenza. Il diritto c’è. Ma serve conoscerlo per farlo valere. Informare è il primo passo per proteggere chi è già stato colpito una volta. Aiutiamoli a non perdere anche questa opportunità», conclude il Presidente di Sportello Amianto Nazionale.

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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