mercoledì, Luglio 9, 2025
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Melanoma in aumento: prevenzione e nuove tecnologie possono salvare la vita

Entro la fine del 2025 in Italia si prevedono oltre 17.000 nuovi casi di melanoma Diagnosi precoce e tecnologia sono le chiavi per ridurre mortalità e costi sanitari. Esperti a confronto

Ogni anno i numeri crescono. Nel 2020 erano 14.900 i nuovi casi di melanoma in Italia. Entro la fine del 2025, secondo le stime, supereranno quota 17.000. Un aumento del 5% annuo che mette in allarme medici e istituzioni. Il melanoma è uno dei tumori della pelle più aggressivi e può colpire a qualsiasi età. Ma c’è una buona notizia: se diagnosticato precocemente, nell’80% dei casi può essere trattato con successo attraverso un semplice intervento chirurgico.

La prevenzione è la prima arma contro il melanoma

L’estate, con la sua seduzione solare, è il momento più rischioso. L’esposizione prolungata ai raggi UV, soprattutto senza protezione adeguata, aumenta sensibilmente il rischio di sviluppare tumori cutanei. «La prevenzione primaria deve iniziare già dall’infanzia», ricorda il professor Giovanni Pellacani, presidente della SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia), «perché due scottature in età adolescenziale possono raddoppiare il rischio di melanoma da adulti».

Ma prevenzione significa anche formazione, sensibilizzazione e comportamenti corretti: evitare lampade abbronzanti, usare creme solari di qualità, coprirsi con indumenti adeguati e imparare a riconoscere eventuali lesioni sospette.

Il ruolo chiave della diagnosi precoce

Il tempo è un fattore determinante. Più il melanoma viene scoperto tardi, più diventa aggressivo e difficile da trattare. Tuttavia, le liste d’attesa per le visite dermatologiche sono spesso troppo lunghe. Come ha denunciato il professor Marco Ardigò dell’Humanitas University, «molte richieste di visita sono immotivate, frutto di allarmismi o autodiagnosi errate, che bloccano il sistema e ritardano le cure per chi ne ha realmente bisogno».

Per questo è fondamentale il ruolo del medico di medicina generale, come primo filtro, e il potenziamento della sua formazione, anche tramite strumenti come il dermatoscopio, che permette una prima valutazione rapida e affidabile.

Tecnologia e innovazione: strumenti che possono fare la differenza

La medicina ha già oggi a disposizione tecnologie salvavita in grado di migliorare drasticamente la diagnosi precoce. Alcune di queste, come la Video dermatoscopia digitale, la Total Body Photography digitalizzata e la Microscopia Confocale in vivo, permettono di mappare e monitorare i nei con precisione millimetrica, confrontando i dati nel tempo e individuando rapidamente eventuali trasformazioni sospette.

Nuove tecnologie per diagnosi del melanoma da riconoscere nei LEA

Tuttavia, queste tecnologie non sono ancora accessibili a tutti. I relatori del recente convegno “Tumori della pelle, c’è neo e neo”, tenutosi a Roma, hanno avanzato una proposta concreta: riconoscere queste prestazioni diagnostiche tra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), affinché siano garantite gratuitamente a chi ne ha bisogno.

Le campagne di sensibilizzazione: educare per proteggere

Progetti come “Save Your Skin”, promossi dalla SIDeMaST in collaborazione con La Roche-Posay, offrono screening gratuiti e informazione diffusa in tutta Italia. Ma secondo la dottoressa Monica Forchetta, presidente dell’Associazione Pazienti Italia Melanoma, «serve molto di più. Occorrono campagne come quelle per il tumore al seno: strutturate, continue, visibili. La scuola, suggerisce, potrebbe essere il primo luogo dove insegnare la cultura della prevenzione cutanea, proprio come si fa con l’educazione alimentare o la sicurezza stradale».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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