domenica, Febbraio 9, 2025
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Melanoma: i pazienti chiedono più attenzione

Con il progetto Sunrise facciamo luce sul melanoma le associazioni di pazienti lamentano poca prevenzione, mancanza di supporto psicologico e liste d’attesa troppo lunghe. Alle istituzioni chiedono più permessi lavorativi, formazione e una equipe multidisciplinare

Un neo che cambia dimensione o colore è il primo campanello d’allarme di un melanoma. Quindi se dopo l’estate hai notato qualche “hugly duck” brutto anatroccolo, ovvero qualcosa di diverso sulla pelle che prima non c’era,  è meglio non aspettare. Rivolgiti subito ad uno specialista per una mappatura dei nei in grado di riconoscere in anticipo un tumore maligno cutaneo.

Il melanoma tumore più diffuso negli uomini e nelle donne sotto i 50 anni

Oggi in Italia il melanoma è il terzo tumore più frequente sia negli uomini che nelle donne al di sotto dei 50 anni e, rispetto ad altre neoplasie, il melanoma è in forte crescita. Negli ultimi anni si sono registrati in media 12.700 nuovi casi che corrispondono a 21 nuovi casi ogni 100 mila abitanti con una incidenza in aumento soprattutto nella popolazione più giovane.

La prevenzione del melanoma inizia con una mappatura annuale

Dopo l’estate, dunque, è d’obbligo la prevenzione attraverso una mappatura dei nei. Le associazioni di pazienti che hanno preso parte al progetto “Sunrise, facciamo luce sul melanoma” appena concluso, hanno cercato di alzare l’asticella dell’attenzione sulla corretta comunicazione. Protagonisti 60 pazienti con melanoma aderenti a 8 associazioni (Associazione italiana lotta al  melanoma Amici di Gabriella Pomposelli AILMAG, A.I.Ma.Me, Associazione Melanoma Day, APaIM, Carolina Zani Melanoma Foundation, Comitato Emme Rouge Onlus, Insieme con il sole dentro e Melanoma Italia Onlus) che hanno evidenziato l’importanza di essere informati sui fattori di rischio e sulla prevenzione primaria, secondaria e terziaria del melanoma attraverso campagne istituzionali di comunicazione, come accade contro il tabacco.

I vantaggi della mappatura 3D con intelligenza artificiale

Ad aiutare i pazienti nella prevenzione oggi c’è però la tecnologia. Infatti, in diversi centri specializzati è possibile effettuare la consueta mappatura annuale dei nei con video dermatoscopia in 3D. «Questa tecnica, non ancora molto diffusa, ma estremamente efficace, permette innanzitutto di fare una mappatura dei nei computerizzata  – spiega Marco Marconi, dermatologo, direttore della Clinica Aristotele a Milano -. Il neo scannerizzato, a questo punto, viene posizionato sulla parte sinistra del monitor dove, una riproduzione in 3D  del corpo umano del paziente, permette di ruotarlo e di dare la collocazione esatta al neo. In questo modo avremo la possibilità di studiare, attraverso l’intelligenza artificiale, l’evoluzione che avrà nel tempo il neo».

un range di colori classifica il neo

Una manopola simile a quella della play station permette al medico di ruotare il corpo, ingrandire il neo e analizzarlo in ogni dettaglio. «Dopo aver misurato il neo per ampiezza e profondità, si consulta l’intelligenza artificiale per conoscere il suo valore di pericolosità.  Il range è fissato da 0 a 5 con il colore giallo, da 5 a 7 con il colore arancione, oltre con il colore rosso. Se rientra nella fascia gialla non è pericoloso, se nella fascia arancione deve essere sottoposto a periodici controlli, se è nella fascia rossa deve essere asportato al più presto e sottoposto ad esame istologico».

I bisogni dei pazienti

Stabilito che la mappatura annuale è la prima forma di prevenzione, meglio se con il supporto della tecnologia e dell’intelligenza artificiale per monitorare il grado di rischio, il passo successivo è garantire ai pazienti una qualità di cure e di vita ottimale. La survey qualitativa realizzata nell’ambito del progetto ha visto protagonisti pazienti con melanoma, uomini e donne dai 50 ai 64 anni. il 57% lamenta il reale bisogno di una corrette informazione su fattori di rischio e il 30% evidenzia difficoltà durante il percorso di cura nel ricevere informazioni e comunicare con i medici.

Supporto psicologico

I pazienti segnalano difficoltà anche nel supporto psicologico per migliorare la qualità di vita. Da rivedere e migliorare anche i tempi di attesa: dalla diagnosi all’asportazione del neo malato. Un paziente su cinque ha aspettato fino a tre mesi. Tra le necessità dei pazienti, il 32% vorrebbe avere più giorni di permesso retribuito al mese per visite, trattamenti e follow up, il 25% strade semplificate per la richiesta di invalidità civile e/o 104/92, mentre il 76% lamenta l’assenza di un team multidisciplinare.

 Le richieste alle istituzioni

Il progetto “Sunrise faccio luce sul melanoma” è stato l’occasione per rilanciare alle istituzioni i desiderata  delle associazioni di pazienti raccolte in dieci punti:

  • Una campagna di comunicazione mirata per prevenire il melanoma, come accade già contro il tabacco per prevenire il tumore al polmone
  • Prevedere screening dermatologici periodici su tutto il territorio nazionale per soggetti con familiarità al melanoma.
  • Qualità e tempistica delle prestazioni per rendere più omogeneo il servizio nelle diverse regioni italiane.
  • Individuazione e messa in rete di centri specializzati per il melanoma
  • Presenza di equipe multidisciplinari con supporto psicologico per il trattamento del paziente
  • Percorsi diagnostici snelli e veloci per dare risposte rapide alle persone con sospetto melanoma
  • Formazione ad hoc su melanoma nei percorsi di studio universitari e formazione adeguata ai caregiver
  • Esenzione e detrazione fiscale per acquisto di creme solari da parte di persone con diagnosi di melanoma nella storia clinica
  • Etichettatura dei lettini abbronzanti come cancerogeni al pari delle sigarette, obbligando i centri solari alla richiesta di consenso informato
  • Prevedere tavoli istituzionali con la partecipazione delle associazioni di pazienti e pazienti esperti nel momento in cui si disegna uno studio clinico.
Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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