mercoledì, Luglio 9, 2025
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Malattia Oculare Tiroidea: occhi e tiroide, un legame da non trascurare

La Malattia Oculare Tiroidea è una condizione seria, ma spesso trascurata. Riconoscere i primi sintomi, informare i pazienti a rischio (soprattutto con disturbi tiroidei) e promuovere una rete multidisciplinare sono le chiavi per migliorare la qualità di vita delle persone colpite

Si chiama TED, acronimo di Thyroid Eye Disease,  ed è la malattia oculare tiroidea. Una malattia autoimmune che colpisce i tessuti attorno agli occhi. In Italia ne soffrono circa 53.000 persone, con una prevalenza di 8,9 casi ogni 10.000 abitanti. Colpisce soprattutto le donne, ma resta una patologia ancora poco conosciuta, spesso diagnosticata tardi, quando i sintomi sono già evidenti e invalidanti. Le pazienti o i pazienti con un grado moderato-severo sono circa il 33%, secondo i dati di letteratura, mentre il 2% ha un grado talmente severo da essere a rischio di perdita della vista.

Esperti a confronto per la gestione della patologia nel Lazio

Ne hanno parlato a Roma nei giorni scorsi in un evento realizzato da Motore Sanità a Palazzo Baldissimi. Diversi esperti si sono confrontati in particolare sulla gestione della patologia nel Lazio. Tra i presenti: la presidente dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti (AIMO), dottoressa Alessandra Balestrazzi, il dott. Francesco Quaranta Leoni, responsabile scientifico di AIMO per la Chirurgia Oftalmoplastica, e il professor Gustavo Savino, direttore del dipartimento UO Oncologia Oculare e Ambulatorio di Oftalmopatia Tiroidea del Policlinico Gemelli di Roma.

Cos’è la TED e perché è importante parlarne

La Malattia Oculare Tiroidea si manifesta per un’alterazione del sistema immunitario, che attacca per errore i tessuti dell’orbita oculare. Può comparire in persone con ipertiroidismo, come nel morbo di Basedow, ma non è raro che si presenti in assenza di disturbi tiroidei evidenti.

I sintomi, che possono esordire gradualmente, sono causati da infiammazione e gonfiore dei muscoli e del grasso orbitario, e comprendono:

  • Occhi sporgenti (proptosi)
  • Visione doppia (diplopia)
  • Dolore oculare, arrossamento, lacrimazione
  • Difficoltà a chiudere le palpebre
  • Retrusione palpebrale

Nei casi più gravi, la TED può portare a danni corneali, compressione del nervo ottico e perdita della vista.

Negli ultimi cinque anni la ricerca in ambito sanitario, in generale, ha avuto un’accelerazione in termini di innovazione e anche la TED, secondo gli esperti, è destinata a subire una “significativa implementazione” nel prossimo futuro.

I campanelli d’allarme da non trascurare

I sintomi iniziali della TED possono essere sfumati o scambiati per disturbi oculari comuni. Ci sono però segnali a cui prestare attenzione, soprattutto in chi ha o ha avuto problemi alla tiroide:

  • Sensazione di occhio tirato o spinto in avanti
  • Fastidio alla luce (fotofobia)
  • Perdita della mobilità oculare
  • Cambiamento improvviso dell’aspetto degli occhi

Se compaiono questi sintomi, è fondamentale non sottovalutarli e rivolgersi al medico curante, che potrà inviare il paziente da uno specialista oculista e da un endocrinologo.

Prevenzione e diagnosi: serve più informazione

Uno dei problemi principali della TED è la diagnosi tardiva. La malattia, infatti, richiede l’intervento coordinato di più specialisti: oculisti, endocrinologi, chirurghi oftalmoplastici, ma non sempre questi professionisti operano in modo integrato. Inoltre, manca un registro nazionale che permetta di monitorare correttamente i casi e pianificare una rete di centri specializzati. Secondo il professor Gustavo Savino, esperto di oncologia oculare del Policlinico Gemelli di Roma, la TED è una patologia «meno rara di quanto si pensi, ma spesso ignorata perché poco nota anche a livello medico».

Le nuove terapie: una svolta in arrivo

Negli ultimi anni, la ricerca ha compiuto importanti progressi. Negli Stati Uniti, dal 2020 sono disponibili nuovi farmaci mirati che hanno rivoluzionato l’approccio terapeutico. Anche in Italia si attende l’approvazione di queste molecole, che potrebbero offrire una valida alternativa alla chirurgia, oggi ancora necessaria nei casi gravi per decomprimere l’orbita o correggere la diplopia.

L’obiettivo è trattare la TED nella sua fase attiva, quando la malattia è infiammatoria e risponde meglio ai farmaci, evitando così complicanze irreversibili.

Il futuro: centri dedicati e approccio multidisciplinare

Per migliorare la diagnosi e la cura della TED, gli esperti chiedono la creazione di centri altamente specializzati, capaci di offrire una presa in carico completa del paziente. Un modello già attivo a livello europeo è il network EUGOGO, che unisce specialisti e strutture dedicate alla patologia orbitaria autoimmune.

Come sottolineato dal dottor Francesco Quaranta Leoni dell’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO) «solo un approccio integrato permette di affrontare la TED in modo efficace, riducendo i tempi di diagnosi e garantendo cure più appropriate».

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