Una procedura innovativa di radiologia interventistica ha salvato la vita ad un bambino di 4 anni affetto da una rara malattia del fegato insorta dopo la nascita, ma non trattabile chirurgicamente. Un risultato che apre nuove opportunità terapeutiche.
Due équipe di radiologi interventisti salvano bambino con malattia del fegato
A realizzare l’intervento gli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove era ricoverato il piccolo, che oggi sta bene, e dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il bambino soffriva di ipertensione portale severa causata da una trombosi della vena porta insorta in epoca neonatale. Una condizione che gli aveva causato un cavernoma.. Proprio l’ospedale lombardo tre anni fa, per la prima volta, aveva sperimentato questa procedura con successo su piccoli pazienti non sottoposti a trapianto di fegato.
Cos’è il cavernoma, malattia del fegato rara
Il cavernoma portale è, dopo la cirrosi, la seconda causa più comune di ipertensione portale, condizione nota fra gli specialisti come EHPVO (Extrahepatic portal vein obstruction). In Italia si stima che gli eventi trombotici interessino 1 bambino su 200.000, ma l’incidenza aumenta in relazione a malattie ereditarie che alterano la coagulazione del sangue. Questa condizione può provocare gravi emorragie digestive, con il rischio di complicanze e un forte impatto sulla qualità di vita. Questi pazienti perciò necessitano di essere seguiti e curati in modalità multidisciplinare da specialisti epatologi, chirurghi epatobiliari e radiologi, così da ricevere le migliori cure possibili in base alle loro condizioni. I primi studi pubblicati dimostrano che circa il 45% dei bambini non trattabili chirurgicamente potrebbe essere sottoposto con efficacia a questa tecnica. Ma i ricercatori stimano percentuali maggiori.
Cosa hanno fatto i radiologi interventisti
Le due équipe di radiologi, nel corso di un intervento durato diverse ore, hanno effettuato una ricanalizzazione portale percutanea, una tecnica innovativa e mini-invasiva che consente di riaprire la vena ostruita che porta il sangue dalla milza e dall’intestino al fegato. A realizzare l’intervento è stato Gian Luigi Natali, Direttore dell’Unità di Radiologia Diagnostica e Interventistica, affiancato dal collaboratore Guglielmo Paolantonio. «La procedura di ricanalizzazione portale percutanea, tecnica radiologica innovativa, offre una chance terapeutica importante a bambini non operabili chirurgicamente – ha spiegato Gian Luigi Natali -. Gli interventi mini-invasivi endovascolari e/o percutanei, in continua evoluzione, rappresentano ormai una realtà per la radiologia interventistica anche in campo pediatrico. Grazie alla collaborazione preziosa e professionale del Dr. Paolo Marra e della ASST Papa Giovanni XXIII il nostro Ospedale è in grado di offrire ai piccoli pazienti con cavernoma portale una possibilità di cura in più».
Una procedura già sperimentata all’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, centro di riferimento in Europa
Questa tecnica è comunemente utilizzata nei bambini per gestire le complicanze insorte dopo il trapianto di fegato in età pediatrica. Tre anni fa è stata avviata a Bergamo la sua applicazione anche per la cura di bambini non sottoposti a trapianto. Per questo motivo faceva parte dell’équipe che ha realizzato l’intervento anche Paolo Marra, responsabile della sezione di Radiologia interventistica dell’Unità di Radiologia diagnostica per immagini 1 – radiologia e interventistica dell’ASST Papa Giovanni XXIII: «Va premesso che questa tecnica radiologica, utilizzata nei bambini sottoposti a trapianto, può essere applicata su fegati ‘nativi’ solo in casi selezionati – ha precisato Marra – In alcuni studi preliminari abbiamo dimostrato l’efficacia, la sicurezza e la durevolezza di questa tecnica. A Bergamo abbiamo già eseguito dieci casi con successo, riuscendo a ripristinare, in pazienti non operabili chirurgicamente, il fisiologico flusso nella vena porta in modo meno invasivo e altrettanto efficace della chirurgia».
Ospedale Bambino Gesù e ASST Papa Giovanni XXIII insieme per altri casi italiani di malattia del fegato rara
La collaborazione tra l’ASST Papa Giovanni XXIII e l’Ospedale Bambino Gesù di Roma non è nuova, infatti un caso analogo era già stato trattato dalle due équipe insieme con successo lo scorso mese di dicembre su una bambina di 8 anni. L’obiettivo degli specialisti di due tra gli ospedali più attivi in Italia sui trapianti di fegato in età pediatrica è di estendere, in futuro, questa opportunità a bambini residenti in altre aree del Paese.
Il futuro della radiologia interventistica
L’esperienza accumulata dai radiologi italiani permetterà di individuare, con sempre maggiore precisione, quali tipologie di pazienti possano trarre effettivo beneficio dal nuovo approccio non chirurgico. La possibilità di realizzare altri studi permetterà di misurare l’impatto di questa tecnica sulla qualità della vita dei bambini e di stimare la riduzione dei costi per il sistema sanitario.