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Mal di schiena: da FNOFI al via la campagna per la prevenzione

Mal di schiena al via la campagna per la prevenzione per fronteggiare una disabilità che interessa il 47% di italiani. Per FNOFI è necessario rendere il sistema salute più sostenibile e migliorare l'accesso alle cure

Si è svolta ieri (8 settembre ndr), la Giornata Mondiale della Fisioterapia e la FNOFI ha lanciato la campagna sul mal di schiena per aver più consapevolezza e fare più prevenzione per “Un Movimento che non si ferma”

Cos’è il low back pain

È tra le prime otto cause di disabilità e infermità, il “low back pain”, quello che comunemente chiamiamo il “mal di schiena”, che nel 2050 purtroppo conquisterà dall’ottavo il settimo posto, arrivando persino a precedere una patologia invalidante come l’Alzheimer. Il mal di schiena diventerà, quindi, una delle cause invalidanti più importanti e diffuse tra la popolazione mondiale. A rivelarlo è uno studio di forecasting condotto su 204 paesi e pubblicato su Lancet (la rivista scientifica inglese di ambito medico ndr), nel maggio scorso (Vol. 403, 2024): “Burden of disease scenarios for 204 countries and territories 2022-2050”. Un’analisi sugli scenari futuri, utile non solo per l’aspetto sanitario ma anche sociale ed economico.

Perché bisogna curare il mal di schiena

Sappiamo che il mal di schiena è uno dei disturbi più trascurati dalle persone, anche se costringe a stare a casa 1 italiano su 3 ogni anno, in termini di assenza dal lavoro: quindi indubbiamente un disturbo dall’impatto sociale e personale. E se il rapporto Censis-FNOMCeO del luglio 2024 ci ricorda che sono almeno 4,5 milioni gli italiani che rinunciano a curarsi, oltre questi occorre considerare anche coloro che necessitano di interventi fisioterapici e riabilitativi ma che vi rinunciano per molteplici ragioni. Secondo ISTAT infatti sono 8,6 milioni le persone che in Italia hanno difficoltà motorie, di cui 3,4 milioni con difficoltà gravi, e 5,5 milioni le persone che ricorrono al fisioterapista. In maggioranza (circa il 57%) sono le donne a ricorrere ai trattamenti fisioterapici.

Cosa dice l’OMS

LOrganizzazione Mondiale della Sanità, a fine 2022, segnalava come il 40% della popolazione europea e, addirittura, il 47% della popolazione italiana avesse necessità di ricevere un intervento riabilitativo, di cui la stragrande maggioranza di tipo fisioterapico (e parliamo di circa 27 milioni di nostri connazionali). Le linee guida dell’OMS raccomandano anche le azioni da non fare o da fare con cautela nell’ambito di interventi di cure routinarie: trazioni, ultrasuoni, la stimolazione elettrica transcutanea nervosa (TENs); l’utilizzo di medicinali analgesici a base di oppioidi, antidepressivi, anticonvulsivi; la perdita di peso farmacologica.

Lancet cosa riporta

L’analisi riportata su Lancet, tuttavia, conferma ancora di più quanto il mal di schiena, nello specifico, sia già una patologia invalidante. Non solo, fornisce una prospettiva su cui urge fare prevenzione. Da qui al 2050, l’Italia rientrerà in quella categoria di Paesi con la probabilità di veder crescere, tra il 46% e il 53%, patologie e disturbi come il mal di schiena. Numeri che impongono di agire, a partire da un utile vademecum e una campagna per raggiungere i cittadini e lavorare sui dati, anche sommersi, delle persone che necessitano di un intervento mirato.

Il ruolo di FNOFI

«Come FNOFI, lo avevamo promesso ed abbiamo iniziato ad agire da subito – ha dichiarato il Presidente della Federazione Piero Ferrante durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata lo scorso 5 settembre-.  Imperativo e categorico: per lavorare sulla prevenzione del ‘low back pain’ (mal di schiena), è raggiungere i cittadini. Come? Anche attraverso i nostri nuovi canali social quali Instagram e Facebook.  Dobbiamo spiegare come affrontare al meglio la tematica del mal di schiena e le condizioni di cronicità, se sussistono, unite all’opportunità di un intervento fisioterapico».

Migliorare l’accessibilità alle cure

«Come Federazione ci impegniamo ad intervenire sul mal di schiena che, per sua natura, ha generalmente un esito favorevole. Vogliamo migliorare l’accessibilità delle cure per i cittadini; far sì che il fattore economico non sia una barriera per affrontarlo nel migliore dei modi, rendendo in questo modo il sistema salute più sostenibile, favorendo anche l’apporto di valore che i liberi professionisti fisioterapisti possono dare al SSN. Il panorama anagrafico ed epidemiologico è radicalmente cambiato – ha proseguito Ferrante – i cittadini hanno mutate esigenze ed vogliono, legittimamente, risposte appropriate».

Riorganizzare il Sistema Salute

«Il ‘Sistema Salute’, di conseguenza, sta vivendo situazioni di necessaria riorganizzazione, rispetto non solo alle nuove esigenze della popolazione, ma anche in rapporto al momento di crisi profonda che il nostro SSN sta attraversando. E, come sempre, i Fisioterapisti ci sono e ci saranno, con le loro competenze, acclarate da percorsi universitari, Master, Dottorati di ricerca, carriere sempre più apicali ed impegni sempre più costanti e coerenti con lo sviluppo, ormai inarrestabile, della Scienza della Fisioterapia», ha concluso il Presidente FNOFI.

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