Mentre nelle aule del tribunale di Venezia questa mattina ha preso il via il processo a Filippo Turetta, il ragazzo che dieci mesi fa ha ucciso con 75 coltellate la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin perché incapace di accettare la fine della relazione, cerchiamo di analizzare cosa sono le relazioni sbagliate e in particolare cos’è il lovebombing, letteralmente bombardamento d’amore. Una strategia manipolatoria che lo stesso Filippo Turetta ha messo in atto per mesi nei confronti dell’allora fidanzata Giulia Cecchettin fino a trasformare quel sentimento malato in rabbia cieca che l’ha portato ad uccidere.
Lovebombing: quando l’amore diventa ossessione
Quante persone sognano il principe azzurro o la principessa delle fiabe al punto da confondere l’ossessione in un corteggiamento e finiscono vittime di un lovebombing? Questa parola inglese entrata nel gergo italiano significa letteralmente bombardamento d’amore e per questo soggetta a fraintendimenti.
Ne parliamo con Elisa Vianello (nella foto) psicologa e psicoterapeuta, umanistico Rogersiana, specializzata in EMDR II livello . «È una strategia di manipolazione emotiva messa in atto da una persona verso un’altra con gesti romantici, attenzioni eccessive, soprattutto questo succede all’inizio di una relazione dando l’impressione di raggiungere subito una grande intimità e di avere un sentimento molto intenso».
Perché troppa attenzione diventa un segnale di allarme
Alzi la mano chi non ha mai pensato che comportamenti, atteggiamenti, gesti e parole lusinghiere possano essere l’espressione di un grande amore. Purtroppo, però non sempre è così, anzi troppe volte quello che al primo incontro sembra l’uomo (o la donna) perfetta, capace di inondarci di parole d’amore, sorprese romantiche e ci riempie d’attenzione in realtà poi col tempo si rivela un incubo. Come riconoscerlo? «Una volta che una persona si sente coinvolta e il manipolatore crede di averla conquistata, cambia allora atteggiamento. E riduce l’attenzione per sviluppare un potere di controllo e manipola la relazione», dice Vianello.
Chi è il manipolatore e chi la vittima del lovebombing
In media frasi come “non ho mai conosciuto nessuno come te”, “sei speciale”, “senza di te non potrei vivere” durano il tempo della conquista e già uno o due mesi dopo, quando il manipolatore ha compreso di aver raggiunto l’obiettivo, cambia improvvisamente strategia, l’incantesimo si spezza e il manipolatore cambia strategia e inizia a svalutare, criticare e controllare la sua vittima nel tentativo di allontanarla dalla sua sfera sociale. «Chi esercita questa manipolazione è tendenzialmente una persona narcisista – fa notare la psicologa e psicoterapeuta -. La sua preda preferita è una ragazza, o un ragazzo che ha avuto in un passato recente una rottura dolorosa, o ancora un lutto. Perciò tutta l’attenzione del manipolatore va a riempire un vuoto. Il vero e proprio incontro esplosivo accade tra un narcisista e una empatica».
I campanelli di allarme e come uscirne
«Il primo segnale a cui prestare attenzione – suggerisce Vianello – è il rapido ed eccessivo coinvolgimento che si manifesta con ripetute e continue telefonate e messaggi, attenzioni, gesti eclatanti, romanticismo accentuato, dichiarazioni d’amore. Questo deve mettere in dubbio il sentimento». Prima regola dunque tenere occhi ben aperti, anche se riconoscere i segnali del lovebombing non è facile. «Ancor più difficile è riuscire ad uscire dalla relazione senza conseguenze – ammette la psicoterapeuta – Ma si può fare. Come? Siccome chi entra in questa relazione è una persona bisognosa di affetto, deve lavorare molto su sé stessa, facendosi aiutare per rendersene conto soprattutto quando il manipolatore non si fa trovare e fa ghosting. Il rischio di uscirne con le ossa rotte è molto alto».
Cosa può fare lo psicologo
«Quando una vittima si rivolge allo psicologo significa che sta prendendo consapevolezza di qualcosa che non funziona nella relazione e dunque è sulla buona strada per salvarsi – sottolinea la psicoterapeuta -. A chiedere aiuto è sempre l’empatico o vittima, e deve fare un grande percorso per riuscire a liberarsi del narcisista manipolatore. Ci vuole tempo perché questa matrice arriva dall’infanzia. Le ferite sono talmente profonde che anche da adulto sanguinano». Il percorso è lungo, ma con il supporto di uno specialista è possibile riacquistare autostima e porre fine alla relazione tossica.