domenica, Dicembre 8, 2024
HomeMedicinaLinee guida PMA, al Tar del Lazio si discute il ricorso

Linee guida PMA, al Tar del Lazio si discute il ricorso

Martedì 12 novembre, si svolgerà a Roma la Camera di Consiglio fissata dal TAR del Lazio per discutere del ricorso contro le recenti Linee Guida Ministeriali sulla Procreazione Medicalmente Assistita, emanate dal Ministro della Salute il 20/3/2024 e pubblicate in Gazzetta Ufficiale il 9/05/2024, ai sensi dell’art. 7 della L. 40/2004.

Linee guida PMA, al Tar del Lazio si discute il ricorso. Presentato, il 6 settembre scorso, dalle quattro Società Scientifiche che si occupano di problematiche della riproduzione UMANA. Composta da: SIRU – Società Italiana di Riproduzione Umana, SIU – Società Italiana di Urologia, SIA- Società Italiana di Andrologia e Urop – Urologi Ospedalità Gestione Privata e dall’Associazione dei Centri Autorizzati CECOS

Linee guida attuali non rigorose

Il ricorso è stato fatto perché queste linee guida ministeriali non garantiscono il rigore scientifico e l’aggiornamento delle indicazioni terapeutiche. Anche con la carenza di conflitti di interesse nei soggetti che hanno concorso alla loro stesura, con il rischio di produrre pregiudizi alla salute e false aspettative per i cittadini e un ingiustificato aggravio di costi.

Trattamenti non validati dalla scienza

Nello specifico, il ricorso ha evidenziato l’inserimento di trattamenti non validati sul piano scientifico e considerati aggiuntivi ai percorsi terapeutici di riproduzione assistita come la PGT-A, caratterizzati dall’alto costo completamente a carico dei pazienti, oppure la divisione della competenza andrologica in due diverse figure professionali con una limitazione della figura dell’urologo alla sola competenza chirurgica che non trova nessuna giustificazione nella cura del paziente e nei percorsi di riproduzione assistita.

PMA, la situazione a vent’anni dalla Legge 40/2004

Secondo i dati raccolti dal Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita, istituito dalla legge 40/2004 presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in 20 anni i trattamenti e i tassi di gravidanza sono raddoppiati, oltre 217.000 bambini sono infatti nati grazie alla procreazione medicalmente assistita (PMA). Il Registro dedica parte della propria attività alla realizzazione di progetti di ricerca sulle diverse cause dell’infertilità, nonché alle tecniche di crioconservazione dei gameti e di preservazione della fertilità in pazienti oncologiche o a rischio di perdita della funzionalità riproduttiva.

I dati in Italia

Dai dati relativi al periodo 2005-2022 e resi noti in vista del ventesimo anniversario (19 febbraio) della pubblicazione della legge in Gazzetta Ufficiale emerge che. L’attività della PMA è aumentata di quasi 2 volte e la percentuale di bambini nati vivi sulla popolazione generale nel 2022 è arrivata al 4,25%. Le procedure della PMA che prevedono l’utilizzo di embrioni crioconservati sono aumentate da 1.338 nel 2005 a 29.890 nel 2022. Il tasso di gravidanza ogni 100 trasferimenti eseguiti è passato dal 16,3% del 2005 al 33% del 2022.

Le criticità peculiari dell’Italia

In questi 20 anni l’età media delle donne che si sottopongono a cicli di PMA è passata da 34 anni nel 2005 a 37 anni nel 2022 e la quota di donne sopra i 40 anni è passata dal 20,7% del 2005 al 34% del 2022. Senz’altro positiva è la diminuzione del numero medio di embrioni trasferiti in utero è passato da 2,3 nel 2005 a 1,3 nel 2022 e di conseguenza la percentuale di parti multipli, che è uno dei rischi maggiori collegati all’utilizzo delle tecniche, è scesa dal 23,2% del 2005 al 5,9% del 2022

Seguire la Legge n. 24/2017

Inoltre, il Ministero ha imposto pratiche vincolanti e non ha tenuto conto delle innovazioni introdotte dalla Legge n. 24/2017 cd Gelli-Bianco che prevede di inserire, nelle linee guida, raccomandazioni che non obbligano il medico ma lasciano allo stesso la possibilità di decidere come “curare il paziente” sulle basi delle caratteristiche del singolo caso.

Cosa dice la Legge n. 24/2017 – Sicurezza delle cure in sanità-

  1. La sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività.
  2. La sicurezza delle cure si realizza anche mediante l’insieme di tutte le attività finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso all’erogazione di prestazioni sanitarie e l’utilizzo appropriato delle risorse strutturali, tecnologiche e organizzative.
  3. Alle attività di prevenzione del rischio messe in atto dalle strutture sanitarie e sociosanitarie, pubbliche e private, è tenuto a concorrere tutto il personale, compresi i liberi professionisti che vi operano in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale.

Società scientifiche non coinvolte

Infine, per la stesura delle linee guida non sono state coinvolte le società scientifiche di riferimento, procedura, invece, prevista sempre dalla Legge n. 24/2017, funzionale a garantirne l’appropriatezza nell’interesse dei cittadini, sia in termini di salute che di riduzione e controllo della spesa, oltre che degli stessi operatori.

ARTICOLI CORRELATI

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

Più popolare

Commenti recenti