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L’importanza della visita urologica nei ragazzi

Il 40% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni sviluppano patologie organiche, riproduttive e sessuali non diagnosticate se non in fase avanzata perché non sono mai stati dall'urologo. Il progetto di informazione e screening del Prof. Maggioni, accolto in Regione Lombardia, prevede incontri nelle scuole e visite gratuite

Prof. Matteo Maggioni
Prof. Matteo Maggioni direttore del Reparto di Urologia dell’Ospedale di Magenta (Mi)

Negli ultimi anni, in Italia, si è osservato un fenomeno preoccupante: il ritardo nella diagnosi delle patologie uro-andrologiche tra i giovani maschi perché non si sottopongono più alla visita urologica. La conseguenza di questa mancanza di prevenzione è che sempre più uomini scoprono di avere una patologia urologica solo dopo molto tempo. A lanciare il grido d’allarme è il Dottor Matteo Maggioni, direttore del Reparto di Urologia dell’Ospedale di Magenta (Mi) che ha recentemente presentato un progetto in Regione Lombardia per portare l’urologo a scuola.

Perché oggi esiste una lacuna sulla salute maschile giovanile?

«Questo problema è emerso principalmente dopo che il servizio militare obbligatorio è stato abolito, nel 2005. Fino a quel momento oltre 400 mila ragazzi ogni anno venivano sottoposti a tre giorni di esami e controlli durante i quali si faceva anche la visita urologica. Eliminando quell’appuntamento,  è stata cancellata l’unica occasione per far incontrare l’urologo con i ragazzi».

Cosa prevede il suo progetto di prevenzione nelle scuole?

«La formazione nelle scuole è  uno strumento cruciale. Infatti, educare i giovani è essenziale per affrontare temi sociali come la prevenzione e i corretti stili di vita. Superare il tabù che circonda la salute maschile è fondamentale, considerando che otto italiani su dieci non si sono mai recati da un urologo-andrologo e alcuni non conoscono nemmeno la sua esistenza o il suo ruolo. Costruire un rapporto di fiducia con l’urologo fin dall’adolescenza è cruciale per supportare i ragazzi durante lo sviluppo sessuale e fornire loro le basi della prevenzione».

Come si può fare della prevenzione l’arma vincente?

«La prevenzione si conferma come l’arma più efficace contro molte patologie. Con i ragazzi coinvolti nell’iniziativa, che prevede incontri a scuola tra l’urologo e i ragazzi delle scuole superiori, si affronteranno diversi argomenti, dai rischi del fumo e dell’abuso di sostanze alle malattie sessualmente trasmissibili, fino alle patologie che possono influenzare in modo significativo la salute sessuale e riproduttiva maschile».

Il suo progetto prevede anche uno screening di massa con la visita urologica?

«Dopo l’incontro con i ragazzi nelle scuole superiori, dove vorrei portare anche un ginecologo, prevedo di fare alcuni sabati di screening.  I ragazzi, accompagnati dai genitori, verranno a fare una visita veloce di pochi minuti. Durante queste visite, verrà spiegato ai ragazzi cos’è l’autopalpazione del testicolo, una pratica fondamentale per la diagnosi precoce del tumore al testicolo».

Quali sono i rischi che corrono oggi i giovani se disattendono queste sue indicazioni?

«Le patologie organiche riproduttive e sessuali sono particolarmente comuni tra i giovani maschi di età compresa tra i 14 e i 19 anni, con una prevalenza del 30-40%. Queste condizioni possono essere facilmente risolte se diagnosticate precocemente, ma la mancanza di visite urologiche regolari ha portato a un aumento dei casi non diagnosticati che si traducono in una infertilità in età adulta. Non solo, anche il tumore al testicolo è un pericolo. Si tratta di un carcinoma che può essere molto aggressivo perché  metastatizza velocemente. Se preso in tempo, in particolare il seminoma permette una guarigione al 100%. Più complessa la situazione quando si tratta di un tumore non seminoma. In quel caso sono necessarie delle terapie come la linfoadenectomia e la chemioterapia, ma la percentuale di guarigione è comunque molto alta, fino ad arrivare al 95% dei casi».

Quindi il suo appello è rivolto ai ragazzi, ma anche alla politica affinché istituzionalizzi lo screening?

« La visita urologica nei ragazzi è una pratica che deve essere ripristinata e istituzionalizzata.  Per questo dopo Regione Lombardia che ha accolto il mio progetto, attendo una chiamata a livello nazionale».

Federica Bosco
Federica Bosco
Direttore Responsabile di QuotidianodellaSalute.it. Giornalista professionista, con una lunga esperienza nella comunicazione scientifica, sanitaria e nel sociale. “Parlare è un bisogno, ascoltare un’arte” diceva Goethe e forte di questo pensiero a poco più di 20 anni durante gli studi universitari ho iniziato a maturare esperienza in alcune trasmissioni televisive per raccontare lo sport, andando a cercare storie di promesse e futuri campioni. Completati gli studi al master di giornalismo e pubbliche relazioni di Torino, ho iniziato a collaborare con il quotidiano “Stampa Sera”, per diventare qualche anno più tardi inviata per la testata giornalistica Video News, del gruppo Fininvest. Dal 1998 mi occupo di giornalismo di inchiesta. Tra il 2013 ed il 2015 ho condotto una trasmissione televisiva per Media system dedicata al terzo settore per poi virare nella comunicazione sanitaria e scientifica. Amo le sfide e per questo in trent’anni di carriera non mi sono mai fermata. Ho cercato sempre nuove avventure: televisive, radiofoniche, su carta stampata e, negli ultimi dieci anni sul digitale. Nel frattempo, ho pubblicato tre libri inchiesta: La Bambina di Bogotà (2015) tradotto anche in inglese, Sbirri Maledetti eroi (2019) tradotto in francese, tedesco e inglese e RaccontaMI (2021). Apprezzo la gentilezza e la sensibilità, valori che provo a trasmettere anche nel mio lavoro. Professionalità, precisione e rigore sono caratteristiche che mi contraddistinguono. Ho scritto un romanzo su una storia di adozione internazionale perché credo che l’amore non abbia confini... e i bambini siano il bene più prezioso della vita. Amo i miei figli. Adoro viaggiare e scoprire volti e storie da raccontare. Ho fatto atletica per dieci anni a livello agonistico, amo lo sprint, la competizione e il gioco di squadra tre valori che mi ha trasmesso lo sport e che ho fatto miei. Vorrei riuscire a guidare una squadra vincente in grado di scalare una montagna e una volta arrivata in cima capace di pensare di essere solo a metà del percorso.
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